Dove la burocrazia regna indisturbata...
L'Italia di oggi si trova in una posizione paradossale. Un paese dove la politica e' ormai impotente di fronte alla burocrazia. L'ultima dimostrazione di questa realta' e' stata il fallimento del tentativo di riforma della Pubblica Amministrazione, la riforma Madia voluta dal governo Renzi. Una riforma che voleva colpire l'inamovibilità dei dirigenti introducendo addirittura la possibilità di licenziamento. Quella riforma e' stata pero' bloccata sul nascere coinvolgendo la cordata dei capi di gabinetto, del consiglio di stato e della corte costituzionale. Perché, in Italia, la burocrazia non si fa riformare da nessuno. Perche' il paese e' finito in mano ad una burocrazia irriformabile e inefficiente? Lo spiega molto bene un interessante saggio dal titolo "I signori del tempo perso" di Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri, edito recentemente da Longanesi. Secondo i due autori sarebbe la conseguenza di alcune tare storiche. Tra queste: l'assenza di concorrenza in settori chiave dell'economia. Poi c'e' la lentezza e l'inefficienza della giustizia civile che rendendo troppo oneroso per le parti i contenziosi ridurrebbe lo spazio dei contratti privati determinando l'ipertrofia della regolazione burocratica. I vizi della PA italiana sono antichi ma negli ultimi decenni la situazione secondo il libro si sarebbe addirittura aggravata con l'apertura di grandi spazi per la corruzione. Gli autori de "i signori del tempo perso"
propongono di giocare d'astuzia ossia comportandosi con la burocrazia come fece l'imperatore del Giappone nel secondo ottocento quando volendo modernizzare il paese si trovò di fronte alla potente casta dei samurai. L'imperatore anziché piegarli con la forza scelse invece di compensarli dando loro i mezzi necessari per riciclarsi come imprenditori. Analogamente si potrebbe fare con la burocrazia italiana, dando incentivi e vantaggi ai funzionari che accettino di cambiare i propri comportamenti. Giavazzi e Barbieri prospettano tre possibilità. Primo, dare vita ad uno stato leggero che si limiti a regolare lo stretto necessario. Secondo, incentivare frequenti passaggi dei dirigenti dall'amministrazione pubblica alle aziende private. Anche questa come la prima proposta e' difficile da realizzare. Terzo, che si ritorni ad almeno 30 anni fa quando la politica era piu' forte dell'amministrazione e la teneva in pugno. Ma oggi ne' l'amministrazione ne' la magistratura vogliono questo. E quando compare un qualche politico che minaccia di restituire il primato alla politica togliendolo alla burocrazia amministrativa e giudiziaria si unisce e lo combatte riuscendo anche a Convincere un largo strato dell'opinione pubblica che la difesa della burocrazia e' difesa della democrazia. Un altro paradosso tutto italiano.
Monia Mariani
Appassionata di scrittura e narrativa e, da sempre, interessata a tematiche sociali. Ha finora pubblicato tre romanzi biografici. Il Maestro (2008), ispirato alla vita del biturgense Gino Tarducci, La Leggenda di Zillone (2010) autobiografia dell’ex pugile professionista Pietro Besi, e La Tortuga (2013) ispirato alla vita del fiorentino Giacomo Papini, cercatore di diamanti in Venezuela. Sta lavorando ad altre storie da raccontare.
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