Opinionisti Giorgio Ciofini

Alberto Nocentini

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Me lo presentò il Carlino Francalanci per fare le pulci ai miei cani e è stata 'na mano Santa. E' un pozzo di scienza linguistica e, se t'afacci a la balaustra, lo vedi riflesso nel fondo come la luna quand'è piena. La mascella pronunciata come la U di omo, l'aria di quando non ne tira un filo, la voce tonante e l'occhi che paiono 'n incrocio tra un bulldog e un can vulpino, è prezioso com'il tondo Doni e, se ti guarda di sotto 'n su, gli porteresti anche un osso. Più che uno della Crusca, a prima vista pare uno che la staccia, però la farina viene così fina e bianca che un ciarmane manco 'na rugia. Da quando cominciò a stacciare il vocabolario del Redi, che viene da redire cioè artornare, ha pubblicato un centinaio d'opere sviscerando, una a una, tutte le parole della storia da 'Damo in poi. E' n'autorità nel suo campo, uno scienziato e 'n barone, ma per me il Nocentini è armasto un bambinone, che si diverte a giocare con le parole come quando, da citto, giocava al pallone al campino dietro via Rismondo, 'n do' ciànno fatto l'asilo i frati di Saione. Siccome era un amante del rugby, quando entrava faceva certi spagli com'a tuffasse 'n Arno dalla cascata di Giovi e la palla diventava ovale per lo spostamento d'aria. Avete visto la Cristofoletti come si divertiva a girare nello spazio senza la gravità? Il Nocentini, tondo com'è, non può fare l'astronauta e si diverte 'n altro modo, con le parole, che non hanno peso e stanno per aria senza bisogno d'un satellite, ma sono anche radicate come querce millenarie e si nutrono del sale della terra. Anche s'è migrato a Firenze da una vita, è stato impastato mezzo con gli sciaveri e mezzo col su' vernacolo e questi sono fatti, non parole. Basta guardallo caminare un momentino, con quei due piedi a spazzolone che strusciano come le donne a dare 'l cencio, divaricati 'n un triangolo isoscele col vertice nei talloni, cià i cateti e l'ipotenusa e anche il teorema di Pitagora dimostra ch'è uno di noialtri. Per me, se invece ch'alla linguistica si dava alla matematica, ora a'Rezzo ci s'aveva un altro Archimede Pitagorico e il Nocentini al posto di Guido Monaco in piazza Padella. Quando sarà, speriamo tardi, la statua gliela faranno un po' più decentrata, dalle parti del Tortaia. Pare un posapiano, ma basta che pigli la fisarmonica col su' gruppo di Lucignano e va di Migliavacca, cavalca le Valchirie e le speranze perdute 'n gioventù, che il maestro Casadei gli fa scarafolo. Scienziato e mugnaio, barone e popolano quanto noi, oramai si gode la pensione per meriti acquisiti alla zecca delle parole. Praticamente gli da l'imprimatur al posto del Papa. Tutte quel'altre sono messe a l'indice e arse sul rogo com'i libri eretici. Fu allievo di Giacomo Devoto, è socio onorario della Crusca e il Vangelo del vernacolo aretino che, sia ben chiaro, non è una parlata invernale. Ma, per sapere tutte le stagioni e l'etimi dovete leggere tutt'i cento libri del Nocentini, ch'è onnisciente e pignolo quanto il Carlino Francalanci da Stia e non da Pratovecchio che me lo presentò, perché solo Iddio è senza difetti. Ma andrebbe verificato.
Redazione
© Riproduzione riservata
17/07/2017 11:35:55

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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