Opinionisti Giacomo Moretti

Perdonaci.

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E così venerdì il piccolo Charlie ci ha lasciati.
Una vicenda triste che parte principalmente dalla tragedia del doverci confrontare, ancora oggi nel tempo della modernità, con malattie e patologie rispetto alle quali la scienza ancora poco può fare.
Il piccolo Charlie è nato con una malattia rarissima, della quale non saprei nemmeno scrivere il nome, una malattia rarissima che interviene bloccando lo sviluppo di tutti i muscoli, una patologia, rara e orribile che purtroppo non lascia scampo.
Ma io non voglio scrivere della malattia fisica che ha colpito il piccolo.
Mi voglio soffermare sullo spettacolo osceno messo in opera sul palcoscenico mondiale, un palcoscenico non solo virtuale (leggi social network) dove ciascuno si sente in diritto di giudicare la vita, le scelte, le sofferenze altrui, passando sopra tutti e tutto, ma anche personale, e con ciò mi riferisco alla tragedia di una piccola creatura e della sua famiglia.
La mamma e il babbo di Charlie, contrariamente a ciò che sarebbe stato normale, non si sono trovati a scegliere tra due colori diversi di una tutina o quale giochino comprare a loro figlio.
Ma la vita li ha messi davanti a scelte che al sono pensiero vengono i brividi.
Eppure, c'è un eppure grande come un macigno. Tutti si sono sentiti in diritto di dire la propria davanti una tastiera. Magari, tra un like ed un altro, su post di foto al mare o selfie di amici che riprendevano il loro aperitivo quotidiano.
E così sulla vicenda sono intervenuti in prima istanza dei giudici, chiamati in causa dall'ospedale, chiamati ad esprimersi sulla prosecuzione di cure rispetto ad un malato senza prospettive di guarigione, prosecuzione di cure richiesta dai genitori, che in quanto tali hanno sempre il diritto di sperare.
Giudici che decidono che, non essendoci prospettive concrete di guarigione, le cure andavano interrotte, contrapponendosi alla volontà dei genitori.
E qui sorge la mia prima domanda: ma che principio è quello secondo il quale cure che verosimilmente non portano ad un esito positivo debbano essere interrotte?
Ma da dove nasce una simile aberrazione? Quante persone vengono giornalmente e giustamente curate nei nostri ospedali pur affette da malattie gravi che purtroppo la scienza ancora non ha saputo sconfiggere?
Io lo trovo un principio aberrante perché calpesta quel principio sovrano, presente in ogni Stato che possa definirsi tale, ovvero quello della inviolabilità e indisponibilità della vita.
Indisponibilità e sacralità della vita ben sanciti dalla nostra Carta Costituzionale.
Sì, la vita è e resta un bene supremo. Anche quella di Charlie lo era, anche se piccola, anche se debole, era una vita da tutelare e salvaguardare in ogni modo, anche preservandola dagli occhi indiscreti del mondo.
E poi, chi ha i titoli per decidere in merito ai trattamenti sanitari da porre in essere se non dei genitori nel caso di un bambino?
Magari qualcuno non la pensa come me.
Io penso che in questo caso erano solo i genitori titolati a decidere rispetto a chi non poteva esprimere la propria volontà.
Non un ospedale, che guarda caso chiedeva la possibilità di interrompere le cure, evidentemente costose. Non dei giudici, che peraltro con il loro rimpallo di provvedimenti si sono resi contraddittori oltre che ridicoli.
E poi sono venuti tutti gli altri.
Anche il Presidente degli Stati Uniti, che si è offerto di curare Charlie gratis negli USA nelle stesse ore in cui cercava di abrogare l'Obamacare togliendo la protezione sanitaria a 46 milioni di americani, bambini compresi.
Chissà in quale momento è maturata l'offerta di Trump, magari tra un ordine di un bombardamento ed un altro, dove bambini come Charlie diventano "effetti collaterali accettabili".
Quanta ipocrisia.
La politica, sì la politica, anche quella ai massimi livelli, si è gettata a pesce su una vicenda che in un mondo normale sarebbe rimasta nell'ambito di una tragedia familiare.
Una tragedia che si è voluta trasformare in una farsa mondiale dove tutti hanno detto la loro.
Una malattia rarissima, per la quale non esistono cure. Chissà cosa sarebbero stati disposti a fare i genitori di Charlie per avere una cura per il proprio piccolo.
Ed ecco che mentre si sviluppava il dibattito a livello mondiale, due genitori alle prese con scelte tremende, nelle stesse ore in Italia migliaia di genitori scendevano in piazza contro cure ormai consolidate e provate nel tempo.
Genitori "novax" a protestare contro la regina delle cure, il vaccino, che nemmeno ti fa ammalare ed impedisce addirittura di ammalarsi.
Cosa avrebbe fatto la mamma di Charlie per avere un vaccino efficace per la malattia del figlio?
No, qui da noi ormai non sono gli Edward Jenner, Robert Koch, Louis Pasteur o gli Emil Adolf von Behring ad essere punti di riferimento, ma i "Povia" che fanno milioni contatti rispetto a video pieni di scempiaggini.
Invece di limitarsi a cantare "i bambino fanno oooooh", ci si improvvisa scienziati non capendo che senza le scoperte degli scienziati veri milioni di bambini non sarebbero riusciti a fare un bel niente.
Me compreso e la mia generazione che ben possiamo comprendere il valore di quel segno nel braccio che hanno i nostri genitori, segno che ci ha consentito di essere bambini e di diventare adulti senza per esempio, lo spettro del vaiolo.
Viviamo momenti difficili, complicati. Gli scienziati, quelli veri, gridano oggi davanti alle scempiaggini che circolano un "eppur si muove" che speriamo venga presto ascoltato.
Sì, si è sentito tutto ed il contrario di tutto ma nessuno ha detto che solo con la ricerca si può ottenere la speranza di non avere altri "Charlie" e non dover assistere a tutto questo.
Tutti si sono sentiti in diritto di dire la loro, e forse lo sto facendo anche io, per questo spero di essere perdonato.
Redazione
© Riproduzione riservata
29/07/2017 16:51:56

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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