Opinionisti Giorgio Ciofini

Attilio Brilli e la sua bazza...

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Cià 'na bazza che pare il naso di Dante disegnato da Gustavo Dorè. L'altro giorno ero a sedere 'n una panchina del Pionta e m'è passato davanti, come Goethe al Grand Tour, quando la meglio gioventù d'Europa faceva il viaggio 'n Italia e, qualcuno, passava anche da'Rezzo. Prima i turisti manco esistevano e c'erano solo pellegrini com'Egeria, o mercanti tipo Marco Polo. La Bazza è transitata guasi cinque minuti prima del Brilli e lipperlì ho pensato: vuoi vedere che quand'ariva mi chiede: "Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?" Invece m'ha accennato un saluto e è passato oltre, col su'passo da can bassotto, che m'ha ricordato Svetonio e il suo festina lente. Insomma, per quanto s'affrettasse, il Brilli era sempre lì, come la tartaruga di Zenone eleatico, tra la primavera in pectore, i miei pensieri, l'olivi, il canto de l'ucelli in fregola e le rovine del domo vecchio, 'n un contrasto di vita e storia, di presente e passato, di terra e cielo, che c'è solo al Pionta. Filtrava appena uno spicchio di sole tra nuvole basse dagli alti pini del cucuzzolo e mi so' detto: che s'affretti lentamente, perché ha paura che piova e unn'ha l'ombrello? Comunque, quando mi so' voltato, era già sparito coi su'piedi a spazzola tra i cipressi verso il centro anziani 'n do', al Pionta, l'età inclina dolcemente com'i declivi di questo ameno colle, ricco di natura e di storia nostra. Allora, sarà perché era febbraio e ciavevo ancora qualche pezzettino di cenere nel capo, fatto sta mi so' visto a quel Grand Tour che comincia appena di là dal centro anziani, che solo Dante è riuscito a raccontare e m'è venuto da pensare, che non ci sarà chiavetta o hard disk capace di conservare la memoria, che è una cosa viva e non viaggia sulla logica e, tantomeno, sul silicio di quella binaria. La vita passa pedinando come il Brilli al Pionta, ma restano l'opere e i giorni e resta la Godiola che, come dice la parola stessa se la gode, visto ch'è piena di giovani studenti e studentesse americane e San Fabiano, per me, è meglio del giardino d'Epicuro. Così accade alla cultura. Si può fare l'amore co'na bella donna in carne e ossa, oppure immaginarlo, ma non è la stessa cosa. Se non è vita e passione, diventa sogno, vano esercizio, piagnisteo, conventicola, finzione, prosopopea, assenza, merce, moda, gioco di prestigio, accademia astratta più dei quadri di Picasso che, del resto, i più li fece per campare da nababbo ricoperto di gloria e di pesetas quando, gran maestro dal mondo osannato, non disegnò di sottoporre l'arte alla legge nascente del mercato. Ma il Brilli no. Lui rinverdisce in casa di Mecenate fasti antichi e, come dice il nome stesso, brilla nel buio di questa provincia oramai abbandonata anche dai turisti. Basta salire a San Fabiano 'n una notte stellata, per vedello splendere come Sirio al Grand Tuor dell'Universo, che prima o poi faremo tutti. S'arconosce da quella luminescenza protuberante, che un po'deborda come l'anelli di Saturno e ch'altro non è che la sua bazza, la quale sopravviverà anch'al giorno delle ceneri, come quella del Pievan Landi e la cultura vera.

Redazione
© Riproduzione riservata
01/09/2017 10:07:50

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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