Opinionisti Giorgio Ciofini

Il moccolo votivo...

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Se pole acendere quando va via la luce, oppure in chiesa a Gesù, Maria e Ognissanti e anche reggere, se non hai l'età e ti mandano a controllare la sorella più grande col su' citto, ma a 'Rezzo i moccoli sono anche d'altro tipo e più fitti de le candele 'n domo per la Madonna del Conforto. Al contrario di quello che può sembrare, tuttavia, dimostrano che l'aretino è 'n popolo religioso fino dentro la coradella. Non per niente s'è fatto la Cappella della Madonna del Conforto e il Viva Maria nel secolo dei lumi che, invece che co' le parti intime, ragionano col cervello e guardano anch'Iddio da l'alto in basso, con la puzza della ragione sotto 'l naso. L'aretini no. Loro s'incazzano sempre col Signore, la Madonna, San Giuseppe e tutt'i Santi, perché ci credono. In pratica il moccolo sta alla religiosità nostrale, come quelle medaglie e monete divise a metà, che davano alle mamme dei gettatelli, cioè degli infanti abbandonati all'ospedale di Santa Maria Sopra i Ponti, per riconoscerli in caso tornassero a riprenderli. Almeno, una volta, non li buttavano nei cassonetti della spazzatura. Certo il moccolo, quando non è il culo d'una candela consumata e non lo reggi è un vizio assurdo, ma fa parte della nostra tradizione come i santini. In pratica è l'altra faccia della medaglia necessaria per ritrovare il bambino, è un grido di dolore, la rimostranza d'un tradimento subito, un'incazzatura con Chi tutto può e non fa niente, lo sfogo di chi si sente abbandonato sulla croce come Gesù Cristo e prende di petto il Primo Responsabile delle sue disgrazie. Oggi il moccolo è in disuso perché non si ha più la fede d'una volta, ma forse Dio era più contento prima. Del resto era prerogativa maschile compensata dalle donne le quali, a sentire dai loro omini certe bestialità, si facevano tre volte il segno della croce ripetendo sia lodato Gesù Cristo e sgranavano corone a tutto spiano anche mentre adempivano al loro dovere coniugale. Avranno fatto pari e patta agli occhi del Signore? Comunque il destinatario di preghiere e stralocchi era un Dio in carne e ossa, che stava nei cieli sopra casa e da lì mandava la grandine e la siccità, la manna e la pestilenza e bastava salire nel tetto, per toccallo. Perciò l'antenati smoccolavano a tutta canna, perché sentisse. Urlavano la protesta di chi deve portare la croce, ma ogni tanto non ci sta e non gliele manda a dire. Per questo il Padre Nostro, che sa vedere anche quello che l'omini hanno dentro la coradella li perdonava e anche oggi, il giorno della Madonna del Conforto, ogni candela accesa 'n domo è un moccolo votivo. E' la preghiera della comunità aretina alla Vergine madre di Dio che salvò la città dal terremoto, l'altra metà della medaglietta dei gettatelli, il miserere nobis, il rosario della sera, l'ultimo gesto che si faceva al termine d'una dura giornata di lavoro nei campi, prima di soffiare sul moccolo del comodino e dare la bona notte anche a Dio.

Redazione
© Riproduzione riservata
23/11/2017 11:40:05

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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