Opinionisti Giacomo Moretti

Compagni di S…Ventura!

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Ormai sono già passati alcuni giorni dalla sconfitta, anche se forse sarebbe più opportuno definirla disfatta, della nostra nazionale di calcio.

E così dopo 60 anni l'Italia del calcio viene estromessa da quella che ogni italiano considera casa sua, ovvero il campionato del mondo.

Un campionato dove non è solo il calcio a venire alla ribalta, dove il confronto tra nazioni non è solo con un pallone dentro uno stadio.

Durante quelle settimane estive, durante quelle nottate indimenticabili, ci sono interi sistemi paese che si confrontano.

Interi popoli che con la "scusa" del pallone hanno modo di confrontare le proprie ricchezze, i proprio punti di eccellenza.

Insomma non è solo una questione di "pallone" ma è un prestigio, una opportunità giocarsi il titolo mondiale tra le grandi.

Oltre a questo, la prossima estate perderemo tantissimo in termini di socialità.

Si dice, spesso a ragione, che gli italiani si sentono davvero tali, solo quando c'è il mondiale.

Ed allora sulle case di molti, a casa mia sempre ormai era tradizione, spuntano belle bandiere tricolori, sui balconi, sui tetti, ovunque.

Si comincia a calcolare la serata della partita, si organizzano cene tra amici, le immancabili corse al supermercato per rifornire casa di birra e cibarie varie, perché si sa una partita senza birra fresca e amici...che partita è.

Dunque case piene di italiani che si ritrovano, famiglie che riempiono divani che normalmente non sono mai completamente occupati.

Non solo in Italia ma anche mobilitazione totale dei nostri connazionali che vivono all'estero.

Insomma perderemo tanto, perderemo tutti.

Oltre al prestigio internazionale, oltre alla socialità, insomma oltra tutto questo perderemo anche soldi, una montagna di soldi.

Siamo riusciti, in un momento davvero difficile per il nostro Paese, a buttare a mare anche ciò che davamo per scontato, ciò che era nell'ordine naturale delle cose.

Il mondiale.

Certo, pensare che la partecipazione al mondiale avesse potuto risolvere i nostri problemi è ridicolo.

Però in un mondo sempre più competitivo, il prestigio, l'immagine che qualcosa funziona sarebbe stato un viatico fondamentale.

Il calcio in Italia è una industria, forse la prima.

Inoltre a gestire il sistema calcio sono i vari presidenti delle società calcistiche che sono ai vertici delle nostre industrie ed in genere del sistema finanziario e produttivo del Paese.

Quindi la nostra immagine nel mondo è stata la seguente, il calcio italiano è gestito dalle migliori menti industriali e produttive italiane, tutti questi soggetti insieme non sono riusciti a fare una cosa che l'Italia da 60 anni riesce a fare in automatico.

Quindi nel profondo, ed indirettamente è stato messi in ridicolo il nostro Paese, proprio nel punto più fragile e fondamentale.

I contratti internazionali si fanno anche sulla base di prestigio, professionalità ed obbiettivi raggiunti.

Prestigio, professionalità presi a calcio, peggio di un pallone, con un obbiettivo volato fuori dallo stadio.

Ora è troppo facile attribuire tutte le responsabilità a dei singoli.

Tanto per non fare nomi, Tavecchio, Ventura, ma chi li aveva nominati?

Chi li aveva posti in quei ruoli?

Peraltro la vicenda di questo due personaggi è stata imbarazzante fino alla fine, basti pensare alle dimissioni non rese, dimissioni che avrebbero dovuto protocollare contestualmente al terzo fischio dell'arbitro di Italia-Svezia.

Invece le loro dimissioni sono arrivate, a stento, dopo giorni di fischi di 60 milioni di italiani.

Ora il punto è che comunque la colpa non è solo di questi due soggetti.

Il danno è enorme, e ora bisogna che anche i compagni di S...Ventura prendano atto dei loro fallimenti e comincino a ragionare in termini diversi, perché l'Italia è in una condizione che di danni di questo tipo, non ne può proprio sopportare più.

Redazione
© Riproduzione riservata
29/11/2017 10:43:21

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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