Opinionisti Giacomo Moretti

Sovrani…ma non troppo!

Liste bloccate e collegi disegnati ad hoc sono solo alcune delle assurdità previste

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E fu così che il Presidente della Repubblica, onorevole Sergio Mattarella, ha leggermente posticipato il regalo di natale a tutti noi italiani, firmando il decreto di scioglimento delle camere il 28 dicembre 2017. Finisce così la XVII legislatura.

In questi cinque anni abbiamo avuto il "piacere" di assistere a quello che si potrebbe definire "un di tutto e di più".

Nel 2013, infatti, il popolo italiano fu chiamato a decidere con il proprio voto chi avrebbe dovuto sedere a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi, Pierluigi Bersani e Beppe Grillo. All'epoca, infatti, si votava con la legge elettorale che imponeva alle coalizioni di individuare il proprio "capo", una legge che poneva una forte ipoteca sui potere attribuiti al Presidente della Repubblica dalla Costituzione in merito al suo potere di conferire l'incarico al Presidente del Consiglio.

Com'è andata a finire lo sappiamo tutti. Come dice il vecchio detto: "Tra tre litiganti il terzo gode", ed infatti a Palazzo Chigi ci andò Letta. Tutto ciò, ovviamente, a seguito del risultato elettorale che per poche decine di migliaia di voti fece scattare il premio di maggioranza alla coalizione guidata da Bersani (Italia bene comune) alla sola Camera dei Deputati. L'indicazione di Letta non fu né breve né indolore. Abbiamo visto streaming, giaguari non completamente smacchiati, lo sfaldamento della coalizione vincente solo dopo pochi giorni dall'elezione del Presidente della Camera Onorevole Laura Boldrini. Infatti, fu proprio dopo le elezioni del Presidente (o Presidenta) della Camera che sinistra ecologia e libertà uscì dalla maggioranza, che proprio grazie ai voti di SEL ha potuto godere del premio di maggioranza previsto dalla legge elettorale.

Rievocare tutti gli episodi di questa legislatura è praticamente impossibile. Vi sono stati sicuramente, come del resto in tutte le vicende umane, aspetti positivi, cito tra tutto il varo della legge sul biotestamento. Ma penso che è impossibile non spendere due righe sul come si è passati dai tre candidati iniziali a chiudere la legislatura sotto la guida di Gentiloni.

Gentiloni sale a Palazzo Chigi dopo le dimissioni di Renzi, a seguito della clamorosa sconfitta del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Una batosta che il "Premier" di Rignano pare ancora non aver digerito. Dunque, la sovranità che "appartiene" al popolo ha fatto si che, tra coloro che si contendevano Palazzo Chigi alle elezioni del 2013, nessuno assumesse l'incarico di governo.

Letta, Renzi e Gentiloni non erano nemmeno nella mente degli italiani che si recarono al voto nel Febbraio di cinque anni fa. Letta sale a Palazzo Chigi a seguito di un accordo tra partito democratico e forza italia. Renzi, in seguito a primarie di partito vinte e in nome del famoso "LETTA STAI SERENO", strappò il campanellino dalle mani di chi forse faceva meglio a stare meno "sereno".

Dopo si è pensato di passare dal "Letta stai sereno" al "se perdo il referendum, lascio la politica". A domanda specifica: "Ma lei se perde il referendum, lascia Palazzo Chigi o la politica?", Renzi perentoriamente: "Lascio la politica, è una questione di serietà!".

La realtà è sotto gli occhi di tutti. Come già detto, dopo Renzi la guida del governo è ricaduta su Paolo Gentiloni. Lo stesso che nel 2013 concorse alle primarie a sindaco di Roma, dove prese il 15% a fronte di un oltre 50% di Marino. Anche qui la sovranità popolare si è infranta davanti alla scrivania di un notaio dove il Sindaco di Roma Marino fu  mandato a casa dopo essere stato eletto democraticamente a sindaco. Tra l'altro, il Sindaco Marino fu brutalmente mandato a casa per una vicenda che lo ha visto essere assolto.

Ora siamo chiamati a votare il 4 marzo. Lo faremo con una legge elettorale completamente nuova che non prevede più l'indicazione del "capo".

Liste bloccate e collegi disegnati ad hoc sono solo alcune delle assurdità previste.

Elencarle tutte è probabilmente un esercizio impossibile, oltreché inutile. Però ve ne è una che è degna di nota.

Troveremo, infatti, una scheda dove da una parte ci sarà il candidato al Collegio Uninominale e dall'altra l'elenco dei partiti che lo sostengono con le relative  liste bloccate di candidati.

Il candidato al collegio uninominale che verrà eletto è chi, in un dato collegio, prenderà anche un solo voto in più rispetto agli altri. Ma il voto dato al candidato dell'uninominale si trasferisce al partito o ai partiti che lo appoggiano, il tutto condito dall'impossibilità di esprimere un voto disgiunto. Dunque, l'elettore che in buona fede apporrà la propria croce su quel candidato, con molta probabilità, non farà eleggere lui o lei, ma contribuirà all'elezione di coloro che si trovano nel listino bloccato.

In pratica capiterà quanto previsto in una nota pubblicità di un altrettanto noto supermercato che per motivi di pubblicità occulta non posso citare, ma lo slogan è: "Voto uno, eleggo due ... che non conosco".

Pertanto, il Presidente della Repubblica in piena conformità  ai dettami costituzionali ha decretato lo svolgimento delle elezioni per il 4 di marzo in applicazione di quell'enunciato costituzionale imprescindibile per ogni stato democratico.

"La sovranità appartiene al popolo", si ... ma non troppo.

Giacomo Moretti
© Riproduzione riservata
05/01/2018 17:08:06

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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