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Oms: “Mezzo milione di infezioni resistono agli antibiotici”.

Nel 2025 i morti saliranno a un milione l’anno solo in Europa

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Dalla e.coli allo stafilococco aureo, è boom di persone colpite da infezioni resistenti agli antibiotici: nel mondo se ne contano almeno mezzo milione. Il nuovo dato arriva dal primo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla sorveglianza dell’antibioticoresistenza ma la stima è molto inferiore ai dati reali. Ad oggi, infatti, sono disponibili solo i dati relativi a 22 Paesi. Inoltre nel computo non rientrano i casi di resistenza a infezione da tubercolosi, dal momento che l’Oms la monitora dal 1994 e fornisce aggiornamenti annuali nel rapporto sulla tubercolosi globale.  

Potrebbero essere un milione i decessi all’anno in Europa già nel 2025 per malattie infettive non più curabili, mentre il 2050 viene indicato da studi commissionati dal governo britannico come data limite, con quasi 10 milioni di persone nel mondo che potrebbero morire ogni anno per lo stesso problema. Servono quindi «urgenti politiche di ricerca e di investimento per rendere disponibili nuovi farmaci efficienti, economici e soprattutto a disposizione di tutti». A lanciare l’allarme è l’Associazione Dossetti, in occasione del convegno «Superbugs 2050 il countdown è iniziato. Piano Nazionale di contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza: dichiarazione di intenti o impegno concreto?» in Senato. Secondo i dati diffusi in Europa le infezioni sono 4 milioni, con oltre 37 mila decessi l’anno, comportano un significativo incremento della spesa non solo sanitaria stimato in circa 1,5 miliardi di euro l’anno. In Italia la resistenza agli antibiotici è tra le più elevate in Europa. Ogni anno dal 7 al 10 per cento dei pazienti va incontro a un’infezione batterica multiresistente. Le infezioni correlate all’assistenza colpiscono circa 284.100 pazienti. Le maggiori infezioni sono quelle da e.coli, staffilocco aureo, Klebsiella pneumoniae, Streptococcus pneumoniae e Salmonella. Tra i pazienti con sospetta infezione - spiega l’Oms - la percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati variava enormemente tra i diversi paesi, da zero all’82%. La resistenza alla penicillina, usata per decenni in tutto il mondo per trattare la polmonite, variava da zero al 51% tra i paesi segnalanti. E tra l’8% e il 65% di E. coli associato a infezioni del tratto urinario ha presentato resistenza alla ciprofloxacina, un antibiotico comunemente usato per trattare questa condizione.  

«Il rapporto conferma la grave situazione di resistenza agli antibiotici in tutto il mondo», ha affermato Marc Sprenger, direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell’Oms. «Alcune delle infezioni più comuni del mondo e potenzialmente più pericolose, si stanno dimostrando resistenti ai farmaci», ha aggiunto Sprenger. «I patogeni non rispettano i confini nazionali. Ecco perché l’Oms sta incoraggiando tutti i paesi a istituire buoni sistemi di sorveglianza per rilevare la resistenza ai farmaci in grado di fornire dati a questo sistema globale». Ad oggi, 52 paesi (25 ad alto reddito, 20 a medio reddito e 7 a basso reddito) sono iscritti al Sistema di sorveglianza antimicrobica globale dell’Oms.  

Per il primo rapporto, 40 paesi hanno fornito informazioni sui loro sistemi di sorveglianza nazionali e 22 paesi hanno anche fornito dati sui livelli di resistenza agli antibiotici. «Il rapporto è un primo passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell’entità della resistenza antimicrobica. La sorveglianza è agli inizi, ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare e affrontare una delle più grandi minacce alla salute pubblica globale», ha affermato Carmem Pessoa-Silva, che coordina il nuovo sistema di sorveglianza. 

La Stampa
© Riproduzione riservata
29/01/2018 14:41:58


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