Opinionisti Alessandro Ruzzi

Memorie (forse di una nazione)

Episodi che divengono ricordi indelebili

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Io sono nato nel 1961, ricordo la suspense con cui l'intera mia famiglia seguì, nel 1969, l'allunaggio. Inciso, per me l'uomo è andato sulla luna! Mi svegliarono presto per essere davanti alla tv -elettrodomestico presente allora in molte famiglie- e quella emozione me la porto dietro ancora.

Due episodi di cronaca sono rimasti molto impressi nella memoria di mia moglie: Lavorini e Sutter.

La scomparsa di Ermanno (1969) e Milena (1971) rappresentavano la fine di un mondo idilliaco dove i bambini giocavano da soli fuori, senza paure.

Le illazioni sul mondo degli omosessuali rappresentano una imperitura vergogna di investigatori e media, furono condannati pel sequestro e omicidio Lavorini alcuni delinquenti politicizzati.

Diverso il caso della povera Milena per cui fu condannato su base indiziaria (ma credo a ragione) un uomo che anche in seguito commise reati simili.

Nel mezzo si colloca la semifinale dei mondiali del 1970, quel Italia-Germania col suo storico 4 a 3, avvenimento calcistico in diretta che riguardò una intera nazione appiccicata alla tv, senza la tradizionale distinzione fra uomini e donne.

La bomba di Piazza Fontana la ricordo confusamente, proprio per come veniva dipinta dai media; la strage fedayn alle olimpiadi di Monaco 1972 poi il chiaro ricordo della bomba di Brescia nel 1974.

Numerosi i tristi episodi del decennio legati agli attentati terroristici: mi vergogno di dire che tanti di quei morti (persone normali, altro che nemici del popolo) non mi sovvengono, pur se la tv e la stampa davano ampio risalto a quell'infame stillicidio. Anni di piombo che ebbero un violento impatto col rapimento di Aldo Moro e l'uccisione della intera scorta, una mattina del marzo 1978 cui seguirono 50 giorni vissuti attenti alle notizie e cogli occhi ai militari lungo la ferrovia.

Poi, ricordo la mattina della bomba alla stazione di Bologna, il due agosto 1980, una svolta nella insicurezza collettiva oltre all'angoscia per decine di vittime particolarmente estranee alla lotta a chi facesse più male nella gara fra assassini che punteggiava la penisola.

La promozione dell'Arezzo in B, il mondiale del 1982, la sparatoria fedayn dentro l'aeroporto di Fiumicino nel 1985, l'invasione del Kuwait e Desert Storm, i missili su Bagdad e quella vergogna nazionale di Cocciolone.

Nell'estate del 1992 il dolore degli attentati a Falcone e Borsellino con tanti morti, mi ricordo bene come appresi le notizie: mi telefonò mia moglie, ero ad una fiera negli USA.

L'ultimo episodio che è impresso nella mente è la notizia dell'incidente alle torri gemelle di New York: a VicenzaOro, un collega viaggiatore mi fermò e mi dette i primi particolari, pareva un aereo da turismo fosse andato a sbatterci. Magari fosse stato un incidente.

Per motivi di lavoro mi ricordo molti attentati o disastri aerei: dal PanAm sparpagliato nel 1988 a Lockerbie (compagnia del mio primo volo transoceanico), al TWA800 esploso nel 1996 appena fuori il JFK (aerolinea, velivolo e tratta che usavo di più) al Concorde divenuto una palla di fuoco a Parigi nel 2000 (a causa di detriti persi dall'aereo decollato precedentemente).

Ma una domanda mi resta.

La attuale gioventù vive episodi simili con la mia stessa partecipazione di allora oppure, come credo, è divenuta fredda e disinteressata? Videogiochi e film l'hanno resa tale?

La fantasia ha smesso di essere superata dalla realtà?

Anche io adesso mi coinvolgo meno: ne ho viste assai, quasi anestetizzato, o sono divenuto cinico?

Alessandro Ruzzi
© Riproduzione riservata
14/07/2018 17:10:06

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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