Istat: crescita e occupazione rallentano
Nel secondo trimestre 2018 il Pil segna +0,2%, occupati -49mila rispetto a maggio
La crescita rallenta. Le stime Istat dicono che tra aprile e giugno il prodotto interno lordo italiano è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2017. L’istituto di statistica sottolinea: si tratta di una frenata, l’incremento di due decimali - dice la nota che accompagna i numeri - è il più basso dal terzo trimestre 2016.
La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9%, sei decimali sotto la stima di crescita (+1,5%) contenuta nel documento di programmazione economica (il Def) presentato dall’Italia all’Unione europea a fine aprile e firmato dal governo Gentiloni perché il governo Conte non era ancora in carica. La distanza dalle stime presentate a Bruxelles può diventare un problema: la crescita è la funzione in base alla quale si valuta il debito (il famigerato rapporto debito/pil), se è più bassa del previsto significa che lo stock del debito ha un’incidenza maggiore.
Gli spazi d’azione del governo giallo-verde, insomma, si restringono. E se il ministro Giovanni Tria (nella foto) ha chiarito in più occasioni che flat-tax e reddito di cittadinanza si faranno ma soltanto in un «quadro coerente con i conti pubblici», ovvero tenendo fermi i saldi, perché il percorso di riduzione del debito non è in discussione, significa che il giorno in cui quei provvedimenti potranno vedere la luce si allontana.
Il panorama si complica ancora se alle stime sulla crescita si aggiungono i dati sul lavoro: dopo tre mesi di crescita, il numero di occupati scende dello 0,2% rispetto a maggio (49 mila posti di lavoro in meno). Il calo, spiega l’Ista, è concentrato tra gli uomini (-42 mila) e le persone di 35 anni o più (-56 mila), ovvero la fetta della popolazione italiana tradizionalmente più attiva e forte dal punto di vista economico.
Per trovare un numero senza il segno meno bisogna andare a cercare tra dipendenti assunti con contratto a termine (+16 mila unità). Così, se è vero che il numero complessivo degli occupati è cresciuto rispetto a un anno fa (+1,4%, +330 mila) è altrettanto vero che la fiducia delle imprese nelle prospettive economiche resta bassa: non azzardano assunzioni a tempo indeterminato.
Segnali positivi arrivano invece dalle stime sull’inflazione, che a luglio registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’1,5% su base annua (a giugno era +1,3%). L’aumento dei prezzi fa crescere il Pil nominale e quindi aiuta i conti pubblici.
L’Istat osserva che la durata dell’attuale fase di espansione dell’economia italiana prosegue ormai da sedici trimestri, con una crescita complessiva nell’arco del periodo pari al 4,5%. Eppure il livello del Pil resta dello 0,7% più basso rispetto all’ultimo picco (secondo trimestre 2011) e del 5,4% rispetto al massimo storico: primo trimestre del 2008, prima della grande crisi.
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