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Alzheimer: un nuovo caso ogni 3 secondi

Una malattia in crescita esponenziale

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Queste le cifre diffuse in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer dal Rapporto Mondiale Alzheimer 2018 intitolato «Lo stato dell’arte della ricerca sulla demenza» diffuso da ADI - Alzheimer’s Disease International, che «fotografa la situazione attuale, le cause della mancanza di progressi rilevanti negli ultimi 20 anni e gli ostacoli che impediscono di trovare soluzioni adeguate» ha spiegato Paola Barbarino, CEO di ADI.  

«Senza investimenti significativi nella ricerca non siamo in grado di superare nuove frontiere. È sorprendente in questo senso il rapporto tra demenza e cancro rispetto al numero di pubblicazioni: 1:12. Inoltre non ci sono abbastanza persone coinvolte nella ricerca sulla demenza: questo deve cambiare». 

Si stima che in Italia l’Alzheimer colpisca 1.241.000 persone che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e 2.272.000 nel 2050.  

«Un mondo in cui le persone con demenza e i loro familiari possano vivere bene e ottengano la cura e il sostegno necessari per mantenere dignità, rispetto, autonomia e uguaglianza. Questo è l’auspicio con cui l’OMS ha adottato lo scorso anno Il Piano Globale sulla Demenza – ha detto Gabriella Salvini Porro, presidente Federazione Alzheimer Italia - Noi della Federazione condividiamo lo stesso grande obiettivo. Per questo ci facciamo portavoce delle persone con demenza nel nostro Paese, sottolineando ancora una volta la necessità che il Piano Nazionale Demenze riceva gli adeguati finanziamenti mirati a promuovere interventi appropriati nella gestione integrata della demenza». 

LA MALATTIA  

Le principali forme di demenza possono avere un’origine neurodegenerativa, derivare da patologie acute o corniche dei vasi sanguigni cerebrali, le cosiddette vasculopatie cerebrali, o una combinazione delle due. All’origine dell’Alzheimer ci sono l’accumulo in placche di una proteina neurotossica, la beta-amiloide, e gli ammassi neurofibrillari di proteina tau, che determinano la neurodegenerazione.  

Inoltre, questi accumuli, causano una risposta immunitaria che determina un’infiammazione cerebrale cronica la quale, a sua volta, contribuisce ulteriormente al danno neurale. Con esami neuroradiologici e del liquor cerebro-spinale, oggi si può rilevare la presenza delle proteine neurotossiche; ciò fornisce un indizio del rischio di sviluppare la malattia, ancora prima della comparsa dei deficit cognitivi, ma non consente, tuttavia, di predire se essa si manifesterà e con quale severità. 

GLI STUDI  

Finora la ricerca di una cura risolutiva non ha avuto successo. Ma quello che la ricerca clinica e di base hanno mostrato è che l’Alzheimer è una malattia complessa e concentrarsi su una molecola non basta. I fattori ambientali, come lo sport, hanno un certo impatto sull’incidenza totale della malattia, ma ancora non è chiaro quali siano i meccanismi alla base.  

Per contrastare il decadimento cognitivo, andrebbero evitati i fattori di rischio per le patologie vascolari come ipertensione, diabete, obesità, fumo e sedentarietà. Bisognerebbe prestare attenzione alla salute del cervello e dei suoi vasi, perché è sempre più chiaro che il problema vascolare può contribuire allo sviluppo di demenze neurodegenerative. 

PIANO GLOBALE DEMENZE  

Il Rapporto Mondiale Alzheimer 2015 rileva che ci sono nel mondo 46,8 milioni di persone affette da una forma di demenza (nel 2010 se ne stimavano 35 milioni), cifra destinata quasi a raddoppiare ogni 20 anni. Le cifre sono in costante aumento anche a causa dell’invecchiamento della popolazione.  

Così, le continua crescita del numero di persone affette da questa malattia, cifra destinata a raddoppiare ogni 20 anni, ha portato l’Oms a parlare di epidemia e redigere un piano globale, il cosiddetto Piano Globale di Azione sulla Risposta di Salute Pubblica alla Demenza 2017-2025, adottato all’unanimità in occasione della sessantesima sessione dell’Assemblea mondiale della sanità, a Ginevra nel Maggio 2017. Esso illustra sette aree specifiche di intervento per l’avanzamento della coscienza della demenza, la riduzione dei rischi, la diagnosi, la cura e il trattamento, il sostegno ai caregiver e alla ricerca. Il 75% dei paesi Oms (146) dovrebbe adottare un piano nazionale entro il 2025 ma solo 27 ne hanno attualmente uno e 27 sono al lavoro. 

La Stampa
© Riproduzione riservata
24/09/2018 10:43:45


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