Il Parlamento Ue accusa la Romania: “Non difende i diritti e la libertà”
Deve "astenersi dal realizzare riforme che mettano a rischio il rispetto dello Stato di diritto"
La Romania non sta tenendo conto di libertà e diritti fondamentali. Non sta, quindi, difendendo i valori su cui si fonda l’Ue. Ne è convinto il Parlamento europeo, che approva la risoluzione con cui si chiede al governo di Bucarest un’inversione di marcia, e fare quindi in modo di «astenersi dal realizzare qualsiasi riforma che metta a rischio il rispetto dello Stato di diritto, compresa l’indipendenza della magistratura». Un messaggio politico forte per chi dall’1 gennaio avrà la presidenza di turno del Consiglio Ue, e sarà chiamato a gestire l’agenda dei lavori a dodici stelle. Proposte legislative giudiziarie e penali che aprono la strada alla «possibilità di compromettere in modo strutturale l’indipendenza del sistema giudiziario e la capacità di contrastare in modo efficace la corruzione in Romania», con il rischio di rischio che ciò «indebolisca lo Stato di diritto». Queste la «profonda preoccupazione» racchiusa nel testo che l’Aula ha approvato a larga maggioranza (473 «sì», 151 «no», 40 astenuti). Un testo che esprime anche «preoccupazione riguardo alle restrizioni politiche alla libertà dei media».
Nessuna sanzione, per ora
Polonia e Ungheria sono già stati censurati dall’Europa per la violazione dello Stato di diritto, con tanto di procedura. Contro entrambi è stata avviato il procedimento che potrebbe condurre alla sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio. Contro Varsavia l’iter è stato attivato dalla Commissione europea, contro Budapest invece dal Parlamento europeo. Per l’esecutivo di Bucarest siamo ancora ai richiami preliminari. «Il nostro gruppo è stato tra i promotori di questa risoluzione, ma non ci sono richieste di attivazione dell’articolo 7» del trattato sul funzionamento dell’Ue, quello che può portare alle sanzioni, sottolinea il capogruppo dei socialdemocratici (S&D), Udo Bullmann.
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