I nazionalisti spingono Poroshenko. Kiev impone la legge marziale
Le limitazioni ai diritti civili e alla libertà di stampa favoriranno il presidente in marzo
Lo scontro al largo della Crimea tra le forze navali russe e quelle ucraine ha fatto riesplodere le tensioni tra Mosca e Kiev. E con esse le proteste dei nazionalisti ucraini e la loro rabbia contro il Cremlino «invasore» che si è annesso la penisola sul Mar Nero e appoggia militarmente i separatisti del Donbass. Una situazione che paradossalmente può essere ora sfruttata a proprio favore sia da Putin sia da Poroshenko. Il leader ucraino senza perdere tempo, e probabilmente con in mente le presidenziali ormai vicine, ha proposto e ottenuto l’introduzione per 30 giorni della legge marziale. Il provvedimento, che era stato evitato persino nei mesi più sanguinosi della guerra nel Sud-Est ucraino, entra in vigore domani ma sarà applicato solo nelle regioni «più vulnerabili a un attacco russo». Poroshenko - che ha già messo le sue truppe in stato di allerta - potrà così ergersi a paladino della lotta all’invasore russo. Ma il rischio è che siano limitati fortemente i diritti civili, comprese la libertà di stampa e quella di manifestazione, consegnando poteri straordinari al governo alla vigilia delle presidenziali del 31 marzo.
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