Voleva avvelenare le condotte dell’acqua, arrestato affiliato dell’Isis nel Nuorese
Operazione dei Nocs a Macomer. Fermato un palestinese di 38 anni
L’idea non era quella di compiere una strage con il solito copione dell’attentato terroristico. Niente armi o per lo meno niente esplosivi: perché il veleno si può davvero considerare un’arma ugualmente pericolosa. Il piano che la polizia ha stroncato in Sardegna prevedeva proprio una specie di grande contaminazione: metodo subdolo ma potenzialmente devastante. La matrice del progetto era la solita, quella di un lupo solitario fedele all’Isis che dalla tranquilla cittadina di Macomer pensava di compiere un atto di eroismo. L’aspirante attentatore, 38 anni con passaporto palestinese, era stato poco tempo fa in Libano e lì aveva partecipato alla progettazione di un attentato, che prevedeva la contaminazione della cisterna dell’acqua di una caserma. Il piano era saltato e dalla confessione di un arrestato (il cugino del giovane finito in manette oggi) la polizia libanese ha scoperto che lo stesso piano si sarebbe dovuto ripetere in Italia. Il palestinese da qualche tempo era residente nella cittadina del Nuorese: vita tranquilla, quasi sempre chiuso in casa, sposato con una ragazza marocchina, padre di tre figli, al di sopra di ogni sospetto. Abitava in pieno centro e la compagna (conosciuta casualmente sui social) secondo la Digos non aveva mai sospettato di avere in casa un potenziale terrorista. Non uno che si sarebbe immolato, ma che stava studiando un modo semplice per avvelenare le condotte idriche. Dove e come ancora non è chiaro, perché la Direzione antimafia di Cagliari ha deciso di intervenire prima, con un mandato di arresto (firmato dal Gip) che aveva l’obiettivo di fermare il progetto prima che fosse troppo tardi.
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