Notizie Locali Politica

Unione Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana: al via l’era di Alessandro Polcri

Urbanistica, turismo e sociale i cardini di una realtà che dovrà prediligere l’ottica del territorio

Print Friendly and PDF

È il dicembre del 2011 quando la Comunità Montana Valtiberina Toscana, già in regime di commissariamento, conclude la sua parentesi istituzionale lasciando il posto alla neonata Unione Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana. L’organismo non ha lo stesso assetto sul piano politico: non vi sono cioè maggioranze da formare o un presidente da eleggere, ma un’assemblea (o un consiglio) formata dai rappresentanti di tutti i Comuni, eccezion fatta per quello di Pieve Santo Stefano, che decide di non aderire fin dal primo giorno. Presidente iniziale dell’Unione è Marcello Minozzi, in una sorta di ideale passaggio del testimone: lui, infatti, è l’ultimo presidente della Comunità Montana, lui è il commissario nella fase di passaggio e lui dà il via all’attività della nuova realtà. Poi, l’assegnazione della carica di presidente – con durata biennale - viene disciplinata in base a quanto previsto nello statuto e secondo il preciso ordine: sindaco del Comune più popoloso, sindaco del Comune meno popoloso, sindaco del secondo Comune più popoloso, sindaco del secondo Comune meno popoloso e così via. Nel maggio del 2014, è allora Daniela Frullani di Sansepolcro ad assumere la presidenza, poi a luglio 2016 subentra Alberto Santucci di Badia Tedalda e a fine agosto 2018 è il turno di Alessandro Polcri di Anghiari, che ricoprirà questo ruolo fino al 2020. A lui, il compito chiave di mettere in pratica ciò che l’Unione dei Comuni dovrebbe essere: una conferenza di sindaci e consiglieri comunali che affrontano, discutono e risolvono tutti assieme i problemi della vallata. Questa la scommessa che Polcri intende vincere, facendo leva su argomenti di importanza strategica per il comprensorio.

Il 24 ottobre scorso, prima seduta con Lei presidente dopo il giuramento. In che modo è iniziata questa esperienza, presidente?       

“Direi molto bene: c’è stata l’unanimità sul programma amministrativo e questo mi fa piacere, oltre alla condivisione sulla mia nomina alla presidenza, perché lo statuto è chiaro nei dettami, ma il passaggio non avviene in forma automatica. Il programma amministrativo è uno dei punti qualificanti del mio mandato biennale”.

Ok unanime, quindi, su un documento che poggia su cardini importanti: il primo si chiama piano strutturale di vallata. Per la prima volta, l’urbanistica va in rete. Un’operazione fondamentale?

“E un motivo di orgoglio mio personale, perchè su questo ci ho creduto fin dall’inizio. Combinazione ha voluto che l’inizio del mio mandato coincidesse con quello dell’avvio del procedimento: lo abbiamo iniziato in ottobre e nel giro di un paio di anni ci porterà ad avere un piano strutturale di vallata. Ciò significa che non vi sarà soltanto il fondovalle, cioè i Comuni principali di Sansepolcro e di Anghiari, ma ad esso si uniranno i Comuni di Monterchi e di Caprese Michelangelo. Il dato forte è che, così facendo, il territorio non costituisce più una mera questione amministrativa, ma anche geografica e riguarda la nostra comunità, i nostri bisogni e le situazioni di criticità esistenti”.

Cosa significa tutto ciò: eliminazione dei doppioni e creazione di economie anche per l’abbattimento dei costi?

“Si creano innanzitutto economie, perché viene ad essere razionalizzata la spesa: questo piano prevede un cofinanziamento da parte della Regione Toscana di 100mila euro. I Comuni traggono un beneficio: è noto infatti che la spesa del piano strutturale sia sempre un impegno per ogni singola municipalità. Ma c’è anche un secondo aspetto importante: la conoscenza più approfondita del territorio, che va oltre il confine territoriale in materie quali ad esempio trasporti e mobilità. I temi vengono valutati in modo più ampio e in sinergia fra i Comuni”.

Qual è l’altra grande novità in proposito?

“Attraverso una delibera di giunta, abbiamo introdotto un ufficio “ad hoc” e previsto il distacco di un dipendente di ogni Comune interessato, che ha messo a disposizione un suo professionista. I quattro tecnici lavoreranno pertanto nell’ufficio dell’Unione dei Comuni, che fungerà da supporto a quello che sarà il bando al quale potranno accedere associazioni e professionisti, che avranno poi in mano la situazione del nostro territorio. La parte pubblica, con gli uffici, istruirà le pratiche: sull’altro versante, vi saranno le società di professionisti che andranno a tradurre in pratica le indicazioni politiche”.

Secondo cardine del suo programma: il turismo. Subito dopo la nomina a presidente, era stato chiaro: bisogna mettere da parte i campanilismi del Comune di appartenenza e lavorare per un turismo di vallata. È possibile arrivare a questo e creare pacchetti turistici nei quali si promuova il territorio della Valtiberina?

“Sono un fiero sostenitore dell’Unione dei Comuni e quindi porterò nella prossima riunione di giunta lo schema di convenzione con l’Unione come soggetto capofila. La Valtiberina è già otd (osservatorio turistico di destinazione n.d.a.), con la possibilità di sviluppare delle buone politiche sul turismo: abbiamo soltanto bisogno di un accordo formale fra i Comuni e l’Unione, dopodichè potremo intraprendere un percorso nuovo, fatto con la Regione Toscana e con i privati e arrivare a un contratto con Toscana Promozione. Ciò ci potrà permettere di “vendere” la Valtiberina come tale e non più come Sansepolcro, Anghiari e una sommatoria dei vari Comuni. È un accordo di rete in un’ottica più ampia, che è quella della Regione Toscana. E Toscana Promozione è la vetrina per eccellenza, che può permettere di farci conoscere in Italia e nel mondo, come ha fatto di recente Cortona. Nei prossimi mesi, anche noi seguiremo la stessa strada: un obiettivo concreto che ci siamo dati come sindaci e che verrà accolto favorevolmente anche dai consiglieri”.

Eventi e tipicità: l’Unione dei Comuni può dire la sua su questi versanti, correlati con il turismo?

“Non solo può: deve dire la sua. È l’ente di secondo livello che deve fare da “ombrello” a queste situazioni. Ad Anghiari, il Comune che amministro come sindaco, siamo fortunati: veniamo da stagioni di buona politica che ci hanno portato ad avere tantissimi eventi di qualità e che costituiscono il nostro fiore all’occhiello. Il passaggio successivo è ora quello di trasferire le buone pratiche e di metterle a regime in un contesto più ampio, anche perché lo stesso calendario degli eventi della Valtiberina dovrebbe essere condiviso e concordato con tutti i Comuni, dal momento che oggi il bacino di utenza di alcuni eventi è ristretto. Se creiamo situazioni di concorrenza in casa nostra, il risultato che poi esce fuori è quello di produrre situazioni di disagio anche fra i singoli eventi, che non portano benefici ad alcuno. Credo che tutti i sindaci della Valtiberina avranno la possibilità di ragionare su questo aspetto: dobbiamo però coinvolgere il mondo dell’associazionismo più in generale, perchè molte di queste iniziative nascono dal volontariato. C’è poi bisogno della società civile nel suo complesso e occorre indire un’assemblea con le associazioni per capire anche da loro in che modo possiamo fare rete, come possiamo aiutarci e come definire un calendario di eventi che sia sostenibile. Si rende necessaria una promozione di qualità e professionale per tutti gli eventi della Valtiberina, altrimenti rischiamo di sprecare solo risorse umane ed economiche”.

Il capitolo del sociale nel comprensorio con il più alto tasso di anzianità: questa maggiore longevità, che è senza dubbio positiva, si porta appresso anche maggiori costi?

“Il sociale è nel dna dell’Unione e lo era in quello della Comunità Montana. Una tematica di assoluto interesse, che si avvicina al sociosanitario; anzi, è molto difficile separare ciò che è sociale da ciò che è sociosanitario e in questo abbiamo una concorrenza forte, proveniente dalla nuova visione dei distretti e in particolare del “distrettone” Arezzo-Casentino-Valtiberina: questo è un ulteriore elemento di difficoltà, perché allunga i passaggi e non li riduce. È anche vero, però, che in questo periodo si sta valutando in Regione la possibilità di riportare ad Arezzo la situazione ai distretti originali. È una battaglia che con i sindaci della Valtiberina, ma anche con quelli del Casentino, stiamo combattendo da mesi insieme: l’obiettivo è lo stesso. Vediamo quindi se riusciamo a portare a casa questo importante risultato, ovvero un distretto indipendente della Valtiberina che sia forte sul piano sociale e che rimanga all’interno dell’Unione e ad appannaggio della politica”.

Polizia municipale: se ne potrà occupare un domani l’Unione dei Comuni?

“Credo che i tempi siano oramai maturi. Ero tempo fa a Roma, a Palazzo Chigi, con il ministro Barbara Lezzi e ho visto tantissimi altri presidenti di Unioni di Comuni che hanno la polizia municipale unica. Questo perché? Perché la polizia municipale non è solo un ufficio ma un corpo, che ha bisogno di unità e che ha bisogno di una struttura particolare e di competenze aggiuntive. Credo che da questo punto di vista il salto di qualità potrebbe essere una polizia di vallata. Capisco che le questioni formali non siano passaggi semplici”.

Assetto del territorio: un tasto dolente?

“Forse il più dolente. A mio avviso, la politica regionale non ha compiuto una grande operazione nel togliere la delega al territorio, che era di spettanza dell’Unione, per assegnarla a un consorzio, trattandosi di un soggetto privato che di fatto gestisce denaro pubblico e che utilizza il nostro organismo alla pari di una normale ditta appaltatrice privata: per legge, siamo una ditta che esegue lavori su committenza del consorzio. Credo che sia un abominio dal punto di vista politico e spero che nei prossimi anni vi possa essere un capovolgimento delle intenzioni nella politica regionale”.

Come si conciliano le esigenze della parte montana e della parte di fondovalle del comprensorio?

“Sono intanto diverse per le due parti. Da questo punto di vista, lo schema che abbiamo sempre utilizzato come Unione è il concetto della solidarietà. Chi vive in montagna ha dei disagi ulteriori, anche relativamente alla sola mobilità: c’è dunque spirito di condivisione verso i problemi della montagna. Ci siamo fatti carico di determinate situazioni e nel sociale e la cosa positiva è che il progetto delle aree interne (Valtiberina e Casentino sono fra le prime dieci in tutta Italia) sta andando avanti  e sta portando risultati importanti. Da una situazione di disagio per la montagna ne potrebbe scaturire una positiva”.

A quando le deleghe ai sindaci?

“Verranno distribuite presto. Io cercherò di mantenere la titolarità dell’assetto del territorio e di portare quella al turismo, che è aggiuntiva. Allo stesso tempo, mi preoccuperò di mantenere gli equilibri di questi due anni, grazie ai quali si è generato un bel clima a livello amministrativo. È giusto non cambiare la squadra, quando questa ha conseguito obiettivi importanti”.

Gli scenari potrebbero cambiare dopo le elezioni della prossima primavera in tre Comuni. Per Pieve Santo Stefano la porta rimane aperta?

“Noi, il tavolo di confronto lo abbiamo sempre aperto. Credo che Pieve abbia fatto una scelta di comunità e non so quanto un eventuale cambio verrebbe positivamente percepito dai suoi cittadini. I pievani hanno largamente condiviso la scelta del sindaco Albano Bragagni, fatta a suo tempo. Credo perciò che non vi saranno cambiamenti di opinione, indipendentemente da chi sarà il prossimo sindaco e dallo schieramento che rappresenterà”.

C’era una volta la Comunità Montana e ora non c’è più. Cosa dovrà essere in futuro il suo “erede”, ossia l’Unione dei Comuni?

“La Comunità Montana era un soggetto importante con un profilo politico e lo abbiamo perso perché è cambiata l’impostazione. L’Unione è una piccola Comunità Montana, con una stessa impostazione ma senza le risorse di quei tempi. La nostra pecca è stata quella di non aver fatto il salto di qualità. Ho avuto modo di parlare con tanti colleghi presidenti e loro hanno raggiunto l’obiettivo di dare una fisionomia alle Unioni, nate indipendentemente dalla comunità montana e si sono poste l’obiettivo di razionalizzare i servizi e gli uffici. In Emilia Romagna, funzionano strutture che sono ad appannaggio di tutti i Comuni: sono stati investiti risorse, tempo e denaro perché le Unioni diventassero il volano dei Comuni, in particolare di quelli più piccoli. Bisogna allora avere una concezione legata più alla compattezza e al fare squadra, lasciando indietro il vecchio retaggio legato alle singole municipalità e all’ottica del campanile”.

Notizia tratta dal periodico Eco del Tevere
© Riproduzione riservata
14/12/2018 09:02:59


Potrebbero anche interessarti:

Ultimi video:

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Bisogna essere registrati per lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account, è facile!


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui ora.


Accedi

0 commenti alla notizia

Commenta per primo.

Archivio Politica

Agricoltura di precisione, prorogata la scadenza del bando Pnrr per ammodernamento macchinari >>>

Arezzo: incontro con il primo cittadino della città gemellata di Burbank >>>

"San Giustino nel Cuore": ecco la lista che sostiene Corrado Belloni sindaco >>>

La scomparsa di Giuliano Vangi: il cordoglio del sindaco Ghinelli >>>

San Giustino, cinque anni da presidente del consiglio per Ginevra Comanducci >>>

Badia Tedalda, in due per la poltrona da sindaco: Barbieri e Santucci >>>

"La tela di Michelangelo Vestrucci è già stata oggetto di restauro conservativo" >>>

Toscana ancora ai vertici in Italia come meta scelta dagli stranieri per sposarsi >>>

Rinnovata la convenzione per l'attività anti incendio tra Comune e La Racchetta >>>

Aumento della raccolta differenziata nel Comune di Bibbiena >>>