Il cardinale Pell rimane in carcere, l’appello a giugno
ntanto si dimette l’avvocato: “Sentenza malvagia”
Rimarrà almeno altri tre mesi in carcere, il cardinale australiano George Pell, in attesa che un tribunale di appello affronti il ricorso dell’alto prelato, ex “ministro dell’Economia” della Santa Sede, contro la sentenza di primo grado per abusi sessuali su minorenni. Le prossime udienze sono state fissate per il 5 e 6 giugno, come ha reso noto un portavoce della stessa Corte di appello. Intanto il prossimo 13 marzo il giudice Peter Kidd del tribunale di Victoria emetterà la sentenza di condanna di dicembre, ma resa pubblica lo scorso 26 febbraio, che riconosce il porporato colpevole di cinque reati per i quali rischia fino a cinquant’anni di galera. Si tratta di atti osceni compiuti con o davanti a minorenni e abusi sessuali su due ragazzi di 12 e 13 anni (uno dei quali morto per overdose). I fatti sarebbero avvenuti nel 1996 nella sagrestia della chiesa di St. Patrick a Melbourne, dove Pell si era allora da poco insediato come arcivescovo, dopo una messa domenicale. Circostanze ritenute poco credibili dal team di avvocati di Pell, del quale non fa più parte Robert Ritcher - travolto nei giorni scorsi dalle polemiche per la frase sul «vanilla sex» - che dice di lasciare dopo anni l’incarico prima dell’avvio dell’appello perché «in questa fase non ho sufficiente obiettività» per seguire il caso. «Sono molto arrabbiato per questa sentenza, che è malvagia. Penso che Pell sia innocente e invece è stato condannato. Non è un’esperienza comune», ha detto alla stampa australiana.
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