Anghiari: presidio dei lavoratori Tecnicart a sostegno dei titolari dell'azienda
Solo una piccola infrazione, ma nessun caso di inquinamento: riapertura oramai imminente
Lavoratori in presidio davanti ai cancelli dell’azienda, ma stavolta a sostegno del titolare e per chiedere quanto prima la ripresa dell’attività, anche se sono in arrivo buone notizie per la Tecnicart di San Leo di Anghiari, l’azienda cartotecnica ancora sotto sequestro su disposizione della Procura di Arezzo per irregolarità di natura ambientale. Sono state infatti eseguite le opere di messa in sicurezza, certificate proprio venerdì dal sostituto del perito nominato dalla Procura stessa e con l’inizio della settimana tutto dovrebbe ricominciare a pieno regime. “Il Comune ha emesso un’ordinanza sindacale per la bonifica dell’area, con assieme la richiesta del dissequestro. Si tratta di una realtà che opera in piena correttezza e onestà, ne’ si è verificato alcun caso di inquinamento”, ha detto il sindaco Alessandro Polcri, presente ieri mattina al presidio. Intanto, la famiglia Zampieri di Sansepolcro – titolare di questa realtà imprenditoriale creata nel 1954 e da quasi 20 anni insediata ad Anghiari – tiene a precisare particolari importanti su quanto avvenuto: l’infrazione commessa è di tipo sanzionatorio, come informa anche il suo legale e la decisione del sequestro da parte della Procura non è commisurata alla situazione rilevata durante i sopralluoghi svolti. Durante i controlli effettuati, gli enti preposti - per verificare il percorso al fosso incriminato - hanno aggiunto al refluo una sostanza chiamata fluoresceina che colora i liquidi di verde, acqua compresa. “La nostra azienda – dichiara la famiglia Zampieri - produce carta ondulata che va direttamente a contatto con gli alimenti e la colla autoprodotta contiene acqua al 70% e amido di mais al 30%. Sulla base di ciò, non riusciamo a comprendere l’accanimento subito da parte dell’Autorità Giudiziaria. In merito all’accusa del ritrovamento di rifiuti speciali in una parte dell’area esterna, si tratta di rifili di carta sparsi dal vento e di bancali di legno rotti - che preleva un’azienda preposta all’acquisto per essere ripristinati e rivenduti nel mercato - e di parte dei macchinari spostati all’esterno, a causa del rifacimento del tetto per la sostituzione di 20mila metri quadrati di amianto lavoro terminato poco prima dell’evento. L’odore definito “acre e nauseabondo” è stato attribuito dalle analisi effettuate sul refluo dalla presenza di materiale fecale derivante da scarichi fognari provenienti dalle zone limitrofe che confluiscono nel fosso”. Infine, l’accusa di azienda “fantasma” dal punto di vista ambientale è inesatta: se un’azienda gestisce i suoi rifiuti attraverso i formulari e non produce emissioni non è obbligata ad avere l’autorizzazione unica ambientale. “Il sequestro dell’attività – concludono i titolari - ha avuto come unico effetto di causare un danno morale di immagine ed economico, impedendo di risolvere velocemente il problema verificatosi".
Nella foto: il presidio di ieri mattina con i dipendenti assieme al sindaco di Anghiari, Alessandro Polcri e alla famiglia Zampieri
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