Ucciso Lorenzo, l’italiano che sfidava l’Isis. Il testamento in una lettera: nessun rimpianto
Due anni fa si era arruolato con i curdi. Fatale un’imboscata a Baghuz
«Ciao, se state leggendo questo messaggio significa che non sono più in questo mondo. Non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo giusto, difendendo i più deboli». Così si apre il testamento morale di Lorenzo Orsetti, il «foreign fighter» italiano che combatteva in Siria dalla «parte giusta», contro lo Stato islamico tra le file dei militari curdo-arabo-cristiani delle Forze democratiche siriane. La lettera - una consuetudine per tutti i volontari come Tekosher, questo il suo nome di battaglia che vuol dire Lottatore - prosegue con il richiamo al sacrificio estremo. «Vi auguro - scrive - tutto il bene possibile e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo». Lorenzo è morto a 32 anni per mano dei tagliagole dello Stato islamico in un’imboscata a Baghuz Tahtany, il villaggio dove è in corso l’offensiva contro l’ultima sacca di resistenza del califfato. Secondo le ricostruzioni dei militari aveva appena partecipato a un’operazione in un’area avanzata della prima linea.
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