“I controlli sul Morandi truccati prima della strage”. Cinque indagati, svolta decisiva
Accusa di falso a tecnici di Spea (Autostrade), dalle intercettazioni l’ombra di ordini superiori
È l’accusa più grave mossa dal 14 agosto scorso, quando il crollo del Ponte Morandi a Genova provocò 43 vittime: aver truccato i controlli sul viadotto «prima» della strage, facendo dolosamente risultare un quadro più rassicurante della realtà e depistando chi avrebbe potuto evitare il massacro in extremis, magari stoppando il traffico. La Procura contesta quest’addebito a 5 ingegneri legati a Spea Engineering, società controllata in toto da Autostrade per l’Italia e delegata a monitoraggi e manutenzioni.
«Come pubblici ufficiali»
Per focalizzare la svolta è necessario fissare alcuni paletti. Per il disastro sono stati finora iscritti sul registro degli indagati i nomi di 74 persone, appartenenti ad Autostrade/Spea o al ministero delle Infrastrutture, e settantuno rispondono di omicidio colposo plurimo e stradale e attentato alla sicurezza dei trasporti. Tutti reati colposi che certificano, agli occhi di chi indaga, una «sottovalutazione» del rischio per «negligenza». Altri tre sono nel mirino solo per favoreggiamento: secondo i magistrati hanno quindi sviato i rilievi «dopo» il crollo, ma non sono stati protagonisti di comportamenti che in qualche modo lo hanno cagionato.
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