Rubrica Emilia Romagna

Santarcangelo di Romagna

L'abitato si sviluppa nell’area attorno alla pieve di S. Michele Arcangelo

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Santarcangelo di Romagna per la sua strategica posizione lungo la via Emilia – a 10 km da Rimini, a 20 km da Cesena e a 7 km dal mare – è facilmente raggiungibile da qualunque direzione si provenga.
Nato in epoca romana con il nome di "Pagus Acervolanus", fra il corso dei fiumi Uso e Marecchia, l’abitato si sviluppa nell’area attorno alla pieve di S. Michele Arcangelo, il monumento più antico della città. E proprio all’Arcangelo Michele il paese deve il nome attuale che, per distinguersi da altre località che portano la stessa denominazione, si scrive per intero.
Con le prime invasioni barbariche l’insediamento si sposta verso il  Monte Giove, l’altura su cui ancora oggi sorge la cittadina. Caratteristica peculiare del colle tufaceo sono le sue “grotte” sotterranee, alle quali sono state attribuite le più disparate identità: catacombe cristiane, sepolcreti etruschi, mitrei, depositi di derrate e munizioni, rifugi bellici… Varie, e spesso fantasiose, sono le ipotesi avanzate…
Nel corso dell’XI sec. il colle, soggetto al Vescovo di Rimini, viene fortificato con la costruzione di un castello, mura e steccati. Passato sotto il controllo del vicino Comune di Rimini, Santarcangelo entra nella sfera di influenza dei Malatesta: nel 1288 Gianciotto Malatesta occupa la rocca e proprio la sua presenza ha accreditato l’ipotesi che l’uccisione dei due celebri amanti Paolo e Francesca sia avvenuta nel castello di Santarcangelo…
Nel 1386 Carlo Malatesta fa erigere una nuova imponente rocca, annoverata all’epoca come l’ottava meraviglia del mondo per la sua altezza e grandiosità. Nel secolo successivo Sigismondo Pandolfo Malatesta apporterà varie modifiche alla costruzione, ampliando il perimetro delle mura castellane e realizzando le torri poligonali, rispondenti alle nuove esigenze belliche legate all’introduzione delle armi da fuoco.
Dopo la caduta in disgrazia di Sigismondo, la città viene per un breve periodo governata da Cesare Borgia, cui subentrano tra il 1503 e il 1505 i Veneziani. Nel periodo seguente il territorio è concesso in feudo dal papato a diversi signori, tra cui gli Zampeschi di Forlimpopoli.
Rimasta sotto il potere dello Stato della Chiesa fino all'annessione al Regno d'Italia del 1860 – con l’eccezione del periodo del governo napoleonico –  Santarcangelo è stata fregiata nel 1828 del titolo di Città, mentre dal 1984 vanta il titolo di Città d'Arte.
A Santarcangelo è nato nel 1705 Lorenzo Ganganelli, divenuto papa nel 1769 col nome di Clemente XIV, pontefice famoso per aver soppresso l’ordine dei Gesuiti. Il paese romagnolo ha inoltre dato i natali ad un autentico maestro della pittura: Guido Cagnacci (1601-1663), artista fosco e sensuale influenzato dalla pittura bolognese dei Carracci e Guido Reni e, in ambiente romano, dall’opera del Guercino.
Santarcangelo è anche un paese di grandi poeti e scrittori dialettali: ricordiamo Tonino Guerra, sceneggiatore di registi famosi – sua la sceneggiatura di Amarcord – , Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
 
COSA VEDERE
Tutta la parte alta della città, con la sua struttura caratterizzata dalle contrade di impianto medievale, la Rocca malatestiana (visitabile il primo sabato di ogni mese), la Piazzetta delle Monache e la adiacente Porta Cervese, inglobata nella seconda cerchia muraria fatta erigere nel Quattrocento da Sigismondo Malatesta, la Porta del Campanone Vecchio, la Celletta Zampeschi e l’ottocentesco Campanone.
Nel seicentesco Palazzo Cenci, su Piazza delle Monache, ha sede il Musas, Museo Storico Archeologico (ingresso a pagamento), che conserva un prezioso polittico trecentesco opera del veneto Jacobello di Bonomo.
Da vedere la Chiesa Collegiata, progettata nel XVIII sec. dall’architetto riminese Buonamici: all’interno dell’edificio importanti testimonianze dell’arte romagnola del Seicento ed un notevole crocifisso dipinto su tavola da un esponente della scuola pittorica riminese trecentesca.
Dietro l’abside della Collegiata si trova lo Sferisterio, utilizzato per il gioco del pallone col bracciale, ricavato nell’Ottocento dalla cortina muraria di Sigismondo che collega due torrioni poligonali.
Consigliata la visita delle grotte tufacee, misteriosi ipogei – scavati nell’argilla del Monte Giove – sulle cui origini e funzioni il dibattito è tuttora acceso (ingresso a pagamento)…
Scendendo dalla parte alta della città verso la zona “nuova” si può sostare in Piazza Ganganelli, dove si vede il grande arco onorariodedicato dalla città al suo illustre figlio, il pontefice Clemente XIV.
Impedibile la visita alla Pieve di S. Michele (a 1 km dal centro): la pieve di Santarcangelo è uno degli edifici di culto più antichi ed affascinanti di tutta la Romagna.
Chi voglia approfondire gli aspetti della cultura materiale di una Romagna contadina ed artigiana ormai perduta può optare per una sosta al MET, il Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna (ingresso a pagamento), dove sono esposti oggetti come aratri, fusi, caveje, telai, presentati anche in relazione a simbolici rituali d’uso. 
Per gli amanti dei piccoli Musei, a Santarcangelo, nei week end (d'estate anche la sera) si può visitare il piccolo Museo dei Bottoni, collezione straordinariamente ricca e curiosa di bottoni di tutte le epoche e fogge, gestito dal proprietario e curatore, grande appassionato Sig.Gallavotti. L'ingresso è ad offerta libera.
Dal 16 marzo 2013, inoltre, è visitabile anche il Museo dedicato ad un altro illustre interprete della lingua e della cultura dialettale santarcangiolese, scomparso nel 2012: Tonino Guerra. All'interno del museo sono disponibili due postazioni in cui poter ascoltare dalla voce dell'autore le sue poesie, ma anche guardare uno dei numerosi film che l'artisita ha sceneggiato; infine, sono numerose le opere progettate dall'instancabile maestro: vasi, tende, foglie di metallo, e le famose Lanterne di Tolstoj: suggestive lampade di ferro e vetro colorato, ispirate al grande letterato russo.

Redazione
© Riproduzione riservata
26/03/2019 19:35:46


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