Siria, libero Sergio Zanotti: era stato rapito nell'aprile del 2016
La notizia data dal premier Conte: «È in buone condizioni, presto rientrerà a Roma»
«A conclusione di una complessa e delicata attività di intelligence, investigativa e diplomatica, condotta in maniera sinergica, in data odierna siamo riusciti a ottenere la liberazione di Sergio Zanotti, rapito in Siria nell’aprile 2016. Il nostro connazionale appare in buone condizioni generali e tra qualche ora rientrerà in Italia, a Roma. Un ulteriore successo delle nostre Istituzioni e, in particolare, dell’Aise: a loro il mio più vivo e sentito ringraziamento». Così in una nota il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Sono contenta. Però non so niente di più. Adesso lo aspetto. Sono queste le prime parole della sorella -. Sono troppo felice» ha detto in lacrime. Domattina il pm Sergio Colaiocco, che sulla vicenda aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo, sentirà Zanotti nella caserma dei Ros.
Nato a Marone (Bs) il 23 febbraio 1960, Zanotti si era recato il 13 aprile 2016 in Turchia, a Istanbul, da dove avrebbe dovuto successivamente recarsi nella Provincia di Hatay, al confine con la Siria, per motivi di lavoro, ma da quella data era scomparso. L’Unità di crisi, che negli anni ha mantenuto contatti regolari con la famiglia, si era immediatamente attivata in coordinamento con le Agenzie di Intelligence e Sicurezza, il Ros dei carabinieri e l’autorità giudiziaria.
La vicenda dell’imprenditore bresciano è sempre apparsa piuttosto misteriosa. Negli ultimi anni sono venuti alla luce messaggi e video nei quali l’uomo aveva chiesto l’intervento del governo italiano per evitare una «sua eventuale esecuzione». In un video, in particolare, era apparso in ginocchio, con una t-shirt azzurra in una stanza spoglia con due uomini vestiti di nero e armati di fucile alle spalle. A marzo 2017 sui social era apparso un messaggio, con le foto di Zanotti e del suo passaporto, e un testo che minacciava il governo italiano, se non avesse risposto alle richieste, di ucciderlo «entro tre giorni».
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