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Tra novità e possibili conferme: quattro i Comuni della Valtiberina Toscana al voto

Termina il lungo ciclo per Bragagni a Pieve. Rischio commissario, senza quorum, a Badia e Sestino

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Quattro i Comuni, sui sette del comprensorio, che rinnovano i propri organi istituzionali domenica 26 maggio. Il principale è quello di Pieve Santo Stefano, dove dal 1999 non tornavano i tre candidati dopo le sfide secche degli ultimi decenni, vinte sempre da Albano Bragagni e in una circostanza da Lamberto Palazzeschi. A 68 anni, Bragagni conclude un lungo ciclo che, da sindaco, lo ha visto governare Pieve per 29 degli ultimi 34 anni, dal 1985 al 2004 e dal 2009 al 2019. Claudio Marcelli, suo vice da tempo, è anche l’erede “naturale” per garantire la continuità (e siamo sempre in area centrodestra), mentre sul versante di centrosinistra c’è stavolta Giacomo Benedetti, già presente in consiglio fra gli scranni dell’opposizione. Fra i due si è inserito Guido Galletti, che non è sceso in campo secondo la logica di un preciso schieramento politico, ma per la voglia di cambiare qualcosa. A Monterchi, invece, i candidati sindaci passano da tre a due rispetto al contesto del 2014, che comunque aveva tagliato fuori il movimento incapace di arrivare al 10% dei consensi; il sindaco uscente Alfredo Romanelli (anche in questo caso l’orientamento è di centrodestra) corre per il mandato bis e sfida Lorenzo Minozzi, segretario locale del Partito Democratico nonché figlio dello scomparso Marcello, sindaco socialista che ha governato negli anni ’80 e poi presidente di Comunità Montana e Unione dei Comuni. Una competizione che si preannuncia comunque interessante. E passiamo ai due casi clamorosi del candidato sindaco unico, ovvero Sestino e Badia Tedalda; quello di Sestino lo è ancora di più, perché – in genere – l’unico pretendente è il primo cittadino in carica (se dispone di altri mandati da sfruttare) a ritrovarsi senza avversario. A Sestino è accaduto il contrario; a non ripresentarsi è stato proprio il sindaco uscente, Marco Renzi, con assieme la maggioranza che lo ha sostenuto dal 2014 a oggi. Non vi sarà quindi un’espressione, seppure civica, dell’area di centrosinistra; se dapprima vi erano delle difficoltà personali, superate in un secondo tempo – a detta dello stesso Renzi – poi sono subentrati altri problemi che, anche a causa del ristretto tempo a disposizione, hanno impedito la chiusura della lista con il numero minimo di candidati richiesti. E qui non è questione solo di disinteresse verso la politica: la debolezza del Partito Democratico è emersa in tutta la sua evidenza, tanto più che il centrosinistra rischia di perdere il governo di quasi tutti i Comuni della Valtiberina. In altri tempi, questo problema il partito lo avrebbe risolto a tempo di record. E così, strada spianata per Franco Dori (area centrodestra), purchè il famoso quorum di votanti venga raggiunto. Stesso identico discorso per Alberto Santucci a Badia Tedalda, il Comune con il minor numero di abitanti - poco più di 1000 e con tendenza allo spopolamento  - del quale è stato già sindaco dal 1999 al 2009 (ma allora apparteneva a Forza Italia), poi vice dal 2009 al 2014 e di nuovo primo cittadino dal 2014, cambiando nel frattempo “pelle” politica, perché dal centrodestra è lentamente scivolato verso il centrosinistra. Santucci si ritrova solo a seguito dell’improvviso passo indietro compiuto da colui che avrebbe dovuto essere il suo avversario, Stelio Canterini, quando oramai il momento della consegna delle liste era imminente. Una vicenda alquanto strana, anche perché si parla di lettere anonime che sarebbero circolate, il cui contenuto non è stato reso noto.

Eco del Tevere - maggio 2019
© Riproduzione riservata
23/05/2019 17:09:38


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