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Petroliere colpite, Riad accusa l’Iran: “Responsabile degli attentati”

Il principe saudita Bin Salman si schiera con gli Stati Uniti: «Difenderemo i nostri interessi»

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L’Arabia Saudita si schiera a fianco dell’America e accusa l’Iran di essere responsabile degli attacchi alle petroliere nel golfo dell’Oman. Lo fa con l’uomo forte del regno, il principe ereditario Mohammed Bin Salman, che però precisa di «non volere una guerra». La linea rossa, sottolineata anche dal segretario di Stato americano Mike Pompeo, è la libertà di navigazione attraverso lo Stretto di Hormuz, l’obiettivo di quello che sembra sempre più un attacco dimostrativo per mettere in evidenza quanto sia fragile l’arteria energetica del mondo, e quali rischi correrebbe l’economia globale in caso di attacco alla Repubblica islamica. Sono da inquadrare in questo contesto le dichiarazioni del principe al quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, da sempre vicino alla casa reale saudita. Mbs sottolinea come «il regime iraniano non ha rispettato la presenza del primo ministro giapponese Shinzo Abe a Teheran e ha risposto ai suoi sforzi diplomatici attaccando una sua petroliera». Poi ha avvertito: «Non vogliamo una guerra nella regione. Ma non esiteremo a fronteggiare alcuna minaccia per il nostro popolo, la nostra sovranità, la nostra integrità territoriale e i nostri interessi vitali». Soprattutto il regolare flusso delle esportazioni di petrolio, che la comunità internazionale deve proteggere con «una presa di posizione decisa». 

Concetto ribadito dal ministro dell’Energia Khalid al-Falih che ha chiesto una «risposta rapida alle minacce» per garantire «la stabilità dei mercati e la fiducia dei consumatori». Gli attacchi, con esplosivi posti sopra la linea di galleggiamento delle navi, erano mirati a non fare vittime, né a causare un’onda nera sulle coste. Ma piuttosto a esporre le fragilità dei Paesi del Golfo che dipendono dalla strozzatura di Hormuz, dove passa un quinto del petrolio prodotto al mondo e un terzo di quello esportato via mare. È una partita anche psicologica e subito Pompeo ha rassicurato gli alleati e ribadito che gli Stati Uniti garantiranno «la libertà di navigazione nello Stretto, una sfida internazionale, decisiva per l’intero globo: intraprenderemo tutte le azioni necessarie, diplomatiche e di altro tipo». Come già durante la guerra Iran-Iran negli anni Ottanta e poi ancora nel 2008, lo Stretto di Hormuz è al centro del braccio di ferro. Lo scorso febbraio il comandante dei Pasdaran Mohammad Ali Jafari ha avvertito che i suoi uomini erano in grado di bloccarlo «facilmente e per un tempo illimitato». Finché l’Iran può esportare il suo petrolio, ha precisato, «la via d’acqua rimarrà aperta», ma se l’Iran non potrà più vendere il suo greggio, allora «non potranno farlo neanche gli altri», cioè Arabia Saudita ed Emirati Arabi. I due Paesi dove si erano rifornite le navi attaccate giovedì e le altre quattro sabotare lo scorso 12 maggio. Il prezzo del petrolio è nel frattempo salito del 4 per cento mentre il costo delle assicurazioni per i mercantili diretti del Golfo è schizzato del 10 per cento.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
17/06/2019 14:28:09


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