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Buitoni, quotazione in borsa per il gruppo Newlat: il sogno resta il marchio

Intervista esclusiva con il dottor Angelo Mastrolia, numero uno del gruppo

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Verso l’ingresso alla Borsa di Milano. È l’obiettivo sul quale sta lavorando il gruppo Newlat Food spa, facente capo al dottor Angelo Mastrolia, che dal giugno del 2008 è il proprietario dello stabilimento Buitoni di Sansepolcro. Per meglio dire, delle linee di pasta secca e di prodotti da forno contraddistinti dal logo Buitoni attraverso il rinnovo del contratto di “licensing”, perché la titolarità del marchio rimane nelle mani di Nestlè. L’ultimo fresco aggiornamento della situazione è datato 21 maggio: “Sono tornato qui a Sansepolcro con un gruppo di investitori e di banche internazionali – ha detto Mastrolia - perché stiamo portando avanti il nostro progetto di quotazione alla Borsa di Milano nel segmento Star”. Cos’è il segmento Star della Borsa? E’ quello relativo alle medie imprese con capitalizzazione compresa fra i 40 milioni e il miliardo di euro, che si impegnano a rispettare requisiti di eccellenza in termini di alta trasparenza e alta vocazione comunicativa, alta liquidità e una “corporate governance” (regole di gestione dell’azienda) allineata agli standard internazionali. “Se tutto dovesse andare come nelle previsioni, nel prossimo mese di ottobre il gruppo Newlat sarà appunto quotato sul segmento Star”. A Sansepolcro, nei due giorni di maggio, si è registrata una forte presenza di investitori: circa 40 persone, che hanno visitato le unità produttive più importanti del Gruppo Newlat. “E lo stabilimento di Sansepolcro è uno di questi”, ha rimarcato Mastrolia. Da dove provengono questi investitori? “Da Londra, da Parigi e dalla Germania, ma vi sono anche italiani. È insomma un gruppo europeo. La quotazione viene fatta con due banche di rilievo mondiale: la Hsbc Bank, quarta al mondo e prima in Europa e Banca Equita Sim, che è italiana. Auspichiamo pertanto che questo processo abbia il giusto supporto per far sì che finalmente una piattaforma del “food” in Italia arrivi a essere quotata e possa crescere”. Intanto, la “famiglia” Newlat si è ulteriormente allargata; qual è stata l’operazione portata a termine in aprile? “L’acquisto della Delverde, storico marchio di pasta premium che ha sede a Fara San Martino, in provincia di Chieti e in quella che è conosciuta come la “food valley” dell’Abruzzo. Dello stesso paese è infatti un altro marchio storico, la De Cecco: il gruppo si è quindi ingrandito con un altro logo di valore”. Qual è l’attuale situazione dello stabilimento di Sansepolcro? E soprattutto, quali sono le quote di mercato raggiunte da pasta e prodotti da forno? “Diciamo che l’estero copre una fetta assai consistente del mercato della pasta, nell’ordine dell’80%; rapporti percentuali invertiti per i prodotti da forno, dove prevale il mercato italiano. Siamo i leader nel settore della pasta in Germania, sia con i marchi tedeschi che anche con Buitoni e con la pasta prodotta a Sansepolcro. Per ciò che riguarda i prodotti da forno, siamo assolutamente imbattibili nel segmento dei sostitutivi del pane: il crostino Buitoni è divenuto famosissimo e cresce, anno dopo anno, anche in Italia. Sul mercato delle fette biscottate, siamo i secondi “player” dopo Barilla, per cui stiamo consolidando posizioni importanti a livello nazionale ed europeo”. Magari, con qualche altra novità in vista. “Novità ci sono, se vi è la volontà di crescere e di investire. Stiamo portando avanti l’operazione di portare in Borsa il gruppo, perché vogliamo raccogliere risorse per crescere ulteriormente e rafforzare la possibilità di investire, al fine di acquisire altri marchi. Chissà che un domani non si possa acquisire anche Buitoni! È una speranza che abbiamo da molto tempo e speriamo che un giorno possa finalmente diventare realtà”. Undici anni di Angelo Mastrolia alla guida dello stabilimento di Sansepolcro, con un dato su tutti: quello relativo all’occupazione. Non soltanto non è diminuita, ma la tendenza è stata semmai quella ad aumentare le unità impiegate. È da considerare il risultato più importante da Lei ottenuto? “Quando sono arrivato nel 2008, c’erano preoccupazioni anche legittime, ma posso garantire che in questo lasso di tempo a Sansepolcro non si è registrata una sola ora di cassa integrazione e mai lo stabilimento ha conosciuto un solo momento di crisi. Ciò sta a significare che la nostra strategia è stata quella giusta, tenendo conto del fatto che quando Nestlè ha disinvestito su Sansepolcro, lo ha fatto perché lo stabilimento era in crisi. Questo è un dato oggettivo: d’altra parte, quando le multinazionali si disimpegnano, tengono un simile comportamento perché le cose non vanno bene”. Nei confronti del mondo della politica, Lei è stato molto chiaro: nessuna preferenza di simbolo e di schieramento, ma uguale disponibilità nei confronti di tutti, specie di chi si interessa delle vicende economiche del Paese. Facendosi a suo modo portavoce delle istanze dell’industria italiana, ha chiesto a chiare lettere semplificazioni e agevolazioni da parte del comparto bancario nell’ottica di un incremento dei finanziamenti e degli investimenti, perché solo così sarà possibile avere più posti di lavoro in Italia. Crede che questo messaggio verrà recepito? “Mi auguro che lo recepiscano. Il mio era un messaggio finalizzato a far capire che bisogna impegnarsi di più, in maniera più continua e costante, evitando di limitare la propria presenza alla sola fase cruciale delle campagne elettorali. E questo lo dico con tutto il rispetto che ho nei confronti della politica. Credo però che la politica italiana possa e debba fare di più, su modelli diversi. Noi vediamo, per esempio, come i francesi sostengano le loro imprese: hanno oltretutto acquistato tantissimo da noi, che invece facciamo fatica, perché non troviamo il vero sostegno per svilupparci e per crescere. E spesso va a finire che ci portano via i nostri “gioielli”, ovvero le realtà dalle quali provengono i prodotti di eccellenza. Nel nostro piccolo, abbiamo allora cercato di difendere questi “gioielli”, riportando a casa dalle multinazionali straniere tutta una serie di realtà industriali e di marchi; la stessa Delverde apparteneva a una multinazionale argentina. Certamente, se facciamo una panoramica di ordine generale, la maggior parte dei marchi prestigiosi viene venduta a gruppi esteri che ne controllano sorti e futuro. E questo è un vero peccato”. Oltre alla Delverde, cos’altro dovrà portare il 2019 al Gruppo Newlat? “C’è questo passo importante del rafforzamento del capitale attraverso la quotazione in Borsa. Sarà il punto di partenza per avere maggiori capacità di crescita in maniera ancora significativa”. Il grande sogno di Angelo Mastrolia? “Quello di creare una grande azienda che possa riportare a Sansepolcro la Buitoni. Non è semplice – lo dico in estrema sincerità – e le stesse multinazionali hanno logiche così particolari e stringenti che non guardano in faccia a nessuno. Non tengono in considerazione la storia, la tradizione e il legame con il territorio di provenienza, ma soltanto i propri interessi, ragion per cui da un lato esprimo la mia preoccupazione rispetto al disinteresse verso i territori e dall’altro coltivo la speranza di diventare più grandi, in modo tale da avere una maggiore capacità di investimento e quindi da poter fare qualcosa di utile per il marchio Buitoni e per riavvicinarlo a Sansepolcro”. Con Angelo Mastrolia sempre nelle vesti di condottiero… “Questo è l’auspicio!”.   

 

DELVERDE E INGRESSO IN BORSA: I GRANDI OBIETTIVI DEL 2019 DI NEWLAT

La Delverde Industrie Alimentari spa è dunque l’ultima arrivata in casa Newlat. L’azienda, specializzata nella produzione di pasta secca e fresca di semola di grano duro, di gnocchi di patate e di prodotti integrali e biologici, è nata nel 1967 a Fara San Martino (Chieti) e dopo un periodo di crescita anche in ambito internazionale, ha vissuto lungo periodo di crisi, determinato – a quanto risulta – da scelte finanziarie quantomeno discutibili, che avevano portato il pastificio al fallimento, dichiarato nel febbraio del 2005. Nel  settembre dello stesso anno, l’azienda è rilevata dal fondo di investimento Faro srl, poi a fine 2009 è avvenuto il passaggio alla multinazionale argentina Molinos Rio de la Plata. A distanza di circa dieci anni, quindi, la Delverde Industrie Alimentari spa è tornata italiana. La notizia è dello scorso 8 aprile: Newlat ha acquisito il 100% della società, pagando alla Molinos una somma di 9,25 milioni di euro per avere un marchio di qualità nel settore, dal momento che Delverde si posiziona nella fascia “premium” della pasta classica, biologica e salutistica. In quel frangente, il dottor Angelo Mastrolia aveva fatto presente come il gruppo da lui presieduto si ponesse in felice controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo: in un periodo nel quale realtà italiane passano in mano straniera, Newlat ne aveva ripresa una. Lo stesso Mastrolia aveva poi ricordato che il suo gruppo si è contraddistinto negli ultimi dieci anni per essere stato quello che ha realizzato il maggior numero di acquisizioni - effettuate da multinazionali di livello quali Kraft Heinz Company, Ebro Foods, Parmalat, Nestle e ora Molinos – e che allo stesso tempo ha saputo prendere i marchi tedeschi leader della pasta: Birkel e 3 (Drei) Glocken. Un’impresa non facile in Germania per i comparatori italiani. Il gruppo Newlat Food spa ha in mente il grande progetto di diventare il polo di aggregazione del settore agroalimentare nazionale, perché – lo ha detto sempre il dottor Mastrolia – solo facendo sistema si potrà permettere alle aziende italiane di rimanere nel Paese di origine e di competere con le grandi multinazionali. La Delverde, per esempio, è forte anche sui mercati internazionali. Questo marchio si aggiunge agli altri detenuti o presi in concessione da Newlat, che hanno fatto la storia del comparto alimentare in Italia fra il settore latte e il settore grano: Polenghi Lombardo, Giglio e Torre in Pietra sul primo versante; Buitoni, Corticella, Pezzullo e Plasmon sul secondo, tanto per ricordare i più conosciuti. L’operazione si inserisce nella più ampia strategia di costituire una piattaforma per l’acquisto dalle multinazionali estere di prestigiosi marchi dell’alimentare italiano. Ed è proprio quello di portare in Borsa il “food” italiano sul mercato Star l’obiettivo che insegue Newlat. Sul mercato dovrebbe essere collocata una quota attorno al 40%, con maggioranza del gruppo sempre detenuta da Angelo Mastrolia; un’operazione in aumento di capitale, al fine di utilizzare le risorse della quotazione per la crescita e per ulteriori acquisizioni. Newlat spa, azienda agroalimentare che ha sede a Reggio Emilia, è nata nel 2004 all’interno del gruppo Parmalat e nel 2006 l’antitrust ha obbligato la cessione al prezzo simbolico di un euro più debito; ad acquisirla è stata la società Tmt Finance sa di Lugano, fondata appunto da Angelo Mastrolia, che nel corso degli anni ha poi intrapreso il percorso già descritto. Il Gruppo Newlat è oggi una realtà con circa 1200 dipendenti, distribuiti in 10 impianti produttivi, fra Italia e Germania. Nell’arco di dieci anni ha incrementato il proprio fatturato da 20 a 350 milioni di euro e oggi si trova nella condizione di aprire agli investitori il proprio capitale sul mercato Star della Borsa italiana.

 

DALLO SCETTICISMO INIZIALE AL CONSENSO UNANIME PER IL PASSAGGIO DA NESTLE’

 

È il 12 giugno 2018 quando Angelo Mastrolia diventa l’aggiudicatario dello stabilimento Buitoni di Sansepolcro, ponendo fine alla parentesi ventennale di Nestlè, la multinazionale svizzera alla quale il noto marchio alimentare era stato venduto da Carlo De Benedetti. Uscita da un periodo molto difficile a metà degli anni ’80, dopo i fasti degli anni ’60 e ’70, con il passaggio a Nestlè la Buitoni arriva a vivere una duplice situazione: positiva e competitiva nel settore delle fette biscottate e dei prodotti da forno, deficitaria in quella della pasta secca, che vede quasi totalmente ridimensionata la propria quota vendite. La pasta Buitoni non riveste più un ruolo da leader sul mercato italiano; anzi, ha perso quasi tutto il segmento che possedeva: nessun investimento su di essa da parte di Nestlè, perché evidentemente non conta il palato dei consumatori ma quello (finanziario) degli azionisti e la pasta sotto questo profilo non stimola alcun appetito. Se lo stabilimento di Sansepolcro sta in piedi, è perché fette biscottate, melba toast e gli altri prodotti da forno compensano la situazione deficitaria della pasta. Nestlè non è interessata a investire e alla fine esce allo scoperto con il business della pasta secca e dei prodotti da forno, con Mediobanca scelta nelle vesti di “advisor”. Sulle prime, c’è l’interessamento di due realtà industriali geograficamente vicine: la Fabianelli di Castiglion Fiorentino e la Colussi di Perugia, che sembra a un certo punto la favorita alla corsa, ma poi esce la Tmt di Angelo Mastrolia, che inizialmente suscita non poco scetticismo a seguito dei freschi tagli di personale eseguiti nell’altro stabilimento Buitoni di Eboli, in provincia di Salerno, terra dalla quale peraltro proviene lo stesso Mastrolia. La Nestlè esce dunque di scena, nel senso che lascia la proprietà della fabbrica di Sansepolcro alla Tmt, ma nel contempo si tiene quella del marchio Buitoni, avendo intuito l’importanza strategica rivestita da uno dei “brand” dell’alimentare italiano più famosi nel mondo. A Mastrolia e al Gruppo Newlat, la multinazionale svizzera concede la licenza decennale (poi rinnovata) di produrre pasta e prodotti da forno usando il marchio Buitoni. Qualcuno aveva intravisto l’inizio della fine per la storica azienda nata nella città biturgense nel lontano 1827 e invece si apre una pagina nuova proprio sotto la guida di Mastrolia, che nota fin dall’inizio il grado di professionalità delle maestranze locali e che – proprio per questo motivo – garantisce massimo riguardo e attenzione. E così è: più il tempo passa e più il dottor Mastrolia sgombera dall’orizzonte i dubbi relativi al suo operato. Quella forma di prevenzione che aveva generato nei suoi confronti, l’ha eliminata nel migliore dei modi, realizzando con i fatti ciò che aveva promesso con le parole, senza alcun taglio all’occupazione diretta dello stabilimento. Rimangono quindi le oltre 300 unità, più quelle messe in movimento a livello di indotto. Alla resa dei conti, quindi, Angelo Mastrolia è stato capace di trasformarsi nell’uomo della provvidenza: alla paura della chiusura ha risposto con la voglia di investire in termini di milioni di euro, che rappresenta la migliore delle prerogative. Se uno non crede nello sviluppo di un’azienda, non vi investe nemmeno un centesimo; lui ha lavorato nell’ambito sia del mercato - con il rimarchevole successo della pasta in Germania, il posizionamento consolidato delle fette biscottate e il primato del crostino – sia della ricerca: anni addietro, come si ricorderà, sono nate la “Granfetta Bio” con olio extravergine di oliva e la “Granfetta del Benessere”, con grani integrali e sempre olio extravergine di oliva. Accanto a esse, ecco la pasta biologica, su richiesta proveniente dall’estero. Anche per lo stabilimento di Sansepolcro, insomma, nessun particolare segreto: investimenti e innovazione sono la ricetta logica di chi vuole scacciare i pericoli della crisi. Che comunque nel 2008 era alle porte, perché le difficoltà economiche erano reali. Oggi, invece, lo stabilimento di Sansepolcro è il più grande del gruppo Newlat e il dottor Angelo Mastrolia, 55 anni il prossimo 5 dicembre, insegue il duplice sogno: l’ingresso in Borsa nel segmento Star e l’acquisto del marchio Buitoni, che tornerebbe nel luogo di origine. Sarebbe davvero un’impresa storica dopo decenni di “esilio!”.     

 

LA GRANDE FAMIGLIA DI NEWLAT FOOD SPA

Con la Delverde, sono venti le realtà facenti parte di “Newlat Food spa”, fra quelle direttamente acquisite e quelle nelle quali la produzione è regolata dal contratto di “licensing”, con la proprietaria del marchio che concede di esso la facoltà di apposizione. Da un lato, perciò, si parla di acquisizione e dall’altro di concessione. Due i settori in cui si divide la grande famiglia di Newlat: latte e sua trasformazione, grano e derivati. Ecco i marchi dei quali è proprietaria.

 

Settore Latte e sua trasformazione

Polenghi Lombardo: ha sede a Codogno (Lodi) ed è nata nel 1870. Era divenuta famosa per il latte Stella, a suo tempo molto pubblicizzato.

Optimus: nato anch’esso nello stabilimento di Lodi, è il marchio che contraddistingue latte parzialmente scremato, burro, mascarpone, ricotta vaccina e grana grattugiato.

Yokki’s: sempre da Lodi, è lo yogurt fatto con latte e con una selezione di fermenti lattici vivi.

Matese: la provenienza è a cavallo fra Molise e Campania (province di Caserta e Benevento) e, oltre che per il latte fresco, è conosciuta anche per ricotta, panna da cucina, formaggini e yogurt.

Ala: la sede originaria si trovava a Copparo (Ferrara) e il suo segmento è quello del latte intero e di mozzarelle, stracchino, burro e mascarpone.

Giglio: marchio di Reggio Emilia, sede di Newlat. Da sempre, è noto per il latte e per il burro, m ci sono anche mozzarella, panna e yogurt.

Fior di Salento: azienda di Veglie (Lecce), è interprete delle tradizioni casearie della zona in cui si trova, appunto il Salento, per ciò che riguarda mozzarelle, scamorze e filati di Puglia.

Torre in Pietra: bella realtà romana, da sempre specializzata nell’elevata qualità del latte fresco e del latte intero.

Centrale del Latte di Salerno: latte della provincia campana e poi yogurt, formaggi, panna, besciamella, uova, pasta fresca, insalate e verdure, ma anche burro e bevande a base di mandorla e di soia.

 

Settore Grano e derivati

Guacci: il pastificio di Campobasso è la prima acquisizione fatta dal Gruppo Newlat nel 2004. Un intervento provvidenziale in un’azienda che versava in profonda crisi.

Corticella: è la nota fabbrica bolognese che sforna pasta secca ottenuta con semole speciali, in linea con la pura tradizione italiana.

Ciccarese: il pastificio di Bari. Anche in questo stabilimento, produzione secondo l’autentica tradizione italiana.

Pezzullo: insediato a Eboli (Salerno), il pastificio è conosciuto anche come “L’oro di Napoli”. È un marchio storico di pasta di semola di grano duro, espressione della tradizione napoletana.

Delverde: ultima acquisizione in ordine di tempo. Il pastificio di Fara San Martino (Chieti) non porta un nome a caso: l’acqua del fiume Verde è l’ingrediente che preserva qualità e gusto unico del grano.

Birkel: il marchio di pasta più conosciuto sul mercato tedesco. Altri dettagli sono superflui.  

3 Glocken: è l’etichetta degli specialisti della pasta in Germania. Semole migliori e acqua di sorgente: niente altro.

Krokkis: fette biscottate tonde e croccanti (anche con farina integrale) e crostini gustosi. Sono i sostituti del pane o – come ribattezzati – il pane da sgranocchiare.

Gudo: prodotti senza glutine, che però mantengono inalterato il loro gusto. Ci sono tutti: pasta, pane, biscotti, snack e preparati.

 

Produzioni con marchi in “licensing”:

Buitoni: pasta secca, fette biscottate, crostini e prodotti da forno nello stabilimento di Sansepolcro (Arezzo).

Plasmon e Nipiol: biscotti, pappe, riso, pasta, farine, olio, pollo liofilizzato e omogeneizzati nello stabilimento di Ozzano Taro (Parma).

Redazione
© Riproduzione riservata
03/07/2019 10:57:59


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