Germania-Argentina finale dei mondiali di calcio e la particolare sfida fra le due grandi donne: Angela Merkel e Cristina Kirchner

Se la finale del Mondiale di calcio la giocassero Fitch o Moody's avrebbe un destino già segnato: una tripla A contro Caa1, il cosiddetto livello 'spazzatura'. Sarebbe come mettere a confronto il Real Madrid, fresco vincitore della Champions, col Padova o la Reggina appena retrocesse in Lega Pro. Ma il fascino del calcio è che tutto può succedere, e non solo perchè hai Messi. Domenica al Maracanà i ricchi e virtuosi tedeschi sfideranno i poveri e indebitati argentini. Il rigore dei conti di Angela Merkel - presente allo stadio - e la locomotiva d'Europa da una parte; dall'altra un Paese a rischio di nuovo default e la più 'interventista' Cristina Kirchner, che non è dato sapere se sarà in tribuna. La 'presidenta' ha confermato la propria presenza a Fortaleza per il vertice Brics il 14 e il 15 luglio, ospiti della 'padrona di casa' Dilma Rousseff, ma sulla finale di Rio è mistero. In ogni caso, vista la tribuna autorità e i conti pubblici, mai come questa volta il doppio senso, sportivo ed economico, appare realistico. Con la certezza che l'unico differenziale che conta non sarà quello del rating o dello spread, ma dei gol segnati. A dimostrazione di quanto sia scarso l'appeal del popolo argentino nei confronti dell'amministrazione Kirchner (e quanto invece la fiducia nell'"albiceleste") basta vedere i commenti che circolano sui social: "Mascherano, al debito pensaci tu...". Germania-Argentina è anche lo specchio di un particolare momento storico. Due Paesi guidati entrambi da due donne, anche se l'inflessibile Fattore Merkel è distante anni luce dal "modello K" che non ha certo contribuito a far crescere la fiducia dei mercati internazionali nei confronti dell'Argentina contribuendo piuttosto alla destabilizzazione economica e sociale del Paese. "Dieci anni fa Germania e Argentina erano due Paesi in crisi - ricorda l'economista Giacomo Vaciago - ma i tedeschi si sono rimboccati le maniche e sono ripartiti, accettando la temporanea riduzione di reddito e aumentando gli investimenti soprattutto fuori Germania; gli argentini si sono invece illusi che bastasse un colpo di spugna per cancellare il default sul debito". Insomma, oltre a giocare sul rettangolo verde due tipi di calcio stilisticamente contrapposti, tedeschi e argentini rappresentano anche e soprattutto due sistemi economico-finanziari diametralmente opposti. Come dire che se il calcio può essere lo specchio di una società, la sua nazionale rappresenta ancor più fedelmente lo spaccato di un Paese. Così, se Joachim Loew in Brasile ha dettato legge fin da subito, arrivando ad umiliare i padroni di casa tanto da rovesciarne la storia, la cancelliera Angela Merkel sono anni che in Europa non smette di dettare le proprie condizioni e di imporre il rigore. Da una parte il gioco di squadra della 'nationalmannshaft' e della locomotiva d'Europa, dall'altro un Paese tornato sull'orlo del crinale di una pericolosa recessione; da una parte il pragmatismo tedesco, dall'altro l'interventismo (accompagnato da un certo grado di protezionismo) argentino alla prese però con una dura realtà fatta del difficile percorso di rinascita dopo la recessione degli ultimi anni. Domenica, nella finale di Rio non ci saranno solo due nazionali in campo, ma si affronteranno anche due modi di pensare la storia, due economie. E chissà se a decidere la sfida domenica sarà la flessibilità del gioco o un rigore.

Ansa