Opinionisti Giorgio Ciofini

Gigi Alberti: Pende verso la Valtiberina come il Cerfone

Conserva nel sangue qualche residuo blu, ma trovare un amico come il Gigi è una fortuna

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Territorialmente fu diviso tra due Pieri, quello de’la Francesca limitrofo al suo feudo delle Ville e quello della Rassinata che montò diecianni il Cavallino, ma sarebbe stato meglio che si fosse limitato a’le cavalline dei night. Da giovino provò co’ la politica, ma era troppo nobile d’animo e di stirpe e la piantò come l’albero di Pinocchio nei campi delle Ville. Dalla sua terra natale scese tra l’aretini che sono ‘n po’ plebei come ‘l can d’un signore tra quel da l’Agli, ma senza puzza sotto ‘l naso. Il Gigi, anche s’è dimolto più basso, mi richiama il principe di Salina e quel Gattopardo l’altr’anno ripescato da ‘n mercante britanno, per vender quattro libri. Anche le Ville mi rammentano un po’ Donnafugata al tempo di Garibaldi, il feudo di famiglia all’ombra del castello di Monterchi e de’ la Madonna del Parto, rivoluzionaria quanto l’arte della prospettiva. Ce n’è di cose per nascere a’le Ville e sentirsi figlio di un altro tempo. Il Gigi è l’ultimo rampollo d’una società scomparsa da oltre mezzo secolo, ch’è anche la sua età. In lui sopravvivono retaggi d’una civiltà pre illuminista che, ‘n qualche modo, si rifà al Granduca e ci porta le raffinatezze dell’epoca, un bon ton fatto di valori antichi e di quei sapori ch’una volta salivon sulle tavole de’ signori. In terra de ‘Rezzo è uno de l’ultimi rappresentanti di quella razza dal sangue blu, che ha venduto i gioielli di famiglia ma non la dignità, ch’era della casta d’una volta. Oggi che ‘mperano altre caste e di sole trasfusioni di sangue blu un se campa, il Gigi ha messo su famiglia e è sceso dal su’ avito castello nella società borghese de’ Rezzo, che privilegia ben altri valori, esposti senza pudore alcuno lungo la via, pel passo del Torrino. L’Alberti ha svoltato a l’altezza del su’ albergo ristorante ai piedi dell’etrusco colle di San Cornelio e è sceso in città ‘n do’, sia pure ogni spuntar di luna, affiora l’insofferenza di casata d’uno che, nell’albero genealogico, cià ‘n ramo glorioso come quello degli Alberti. Uno così non poteva fare ‘l tifo che per la Vecchia Signora, tuttavia sempre distaccato dal popolino e con l’erre ‘n po’ moscia come l’Avvocato. Il Gigi, essendo delle Ville, che sono giusto a metà tra ‘Rezzo e ‘l Borgo nella valle che sta di mala voglia intra Tevere et Arno, cià ‘n problema col tifo. L’acqua del suo crinale, infatti, quando pioveva il derby con quelli che hanno anche le magline bianco-nere, non sapeva da che parte andare. Sicchè il ripescaggio de’ l’Arezzo ai tempi bui del sor Ferretti, è piovuto com’il cacio sui maccheroni e glià cavato il vin dai fiaschi, ma non la politica dal capo. Caro il mi’ Gigi ma perché, uno del tu’rango, s’è confuso con un’attività tanto plebea e pu’, da Amintore, se’ finito al Beppe? Come passare dal Corriere de Rezzo dei tempi mitici di dell’Anno e del Tovaglia a quello del Massetti co’ la Muzzi e la Lunetti. Perduta la penna, per sua fortuna, il Gigi trovò ‘l microfono del Duranti, ch’è lo strumento che gli s’adatta come la scarpina al piede di Cenerentola, per dar libero sfogo a’la sua passione giornalistica. Oramai da anni è passo a Telentruglia ‘n do’, come al Corriere, si fa i giornalisti a cottimo e si riscote come nei call center, sta chiuso ‘n quella scatulina e, praticamente, al giro per ‘Rezzo un se vede più. Anche se ‘l ramo degli Alberti germinò nelle foreste teutoniche al tempo degli Svevi, tra l’avi il Gigi cià anche sangue bizantino sancito dalla chiesina di Sant’Apollinare, ch’ancora spunta tra l’alberi col suo campanile a vela proprio dietro il casato de’le Ville, come un’investitura del re.   

Redazione
© Riproduzione riservata
07/09/2018 11:18:49

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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