Opinionisti Claudio Cherubini

Gli anni che terminano per 8

Sansepolcro, la Buitoni e...Aboca

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Il 2018 è stato un anno ricco di ricorrenze: cento anni fa, con l’armistizio firmato a novembre,  finiva la prima guerra mondiale, cinquant’anni fa la rivolta di studenti e operai mostrò alla massa conformista un mondo migliore ed ebbe il suo apice nel maggio francese, quarant’anni fa la mafia uccideva Peppino Impastato e le Brigate Rosse assassinavano Aldo Moro, trent’anni fa per la prima volta Nelson Mandela usciva di prigione per essere ricoverato in ospedale….

Anche a Sansepolcro le ricorrenze con gli anni che termina per 8 sono molte e importanti. Fra le ricorrenze più antiche risale a 800 anni fa nascita della Compagnia della notte o delle Laudi, poi nel 1348 anche qui scoppiò la peste a seguito della carestia e del terremoto, 540 anni fa fu commissionato a Piero della Francesca l’affresco della Madonna della Misericordia, nel 1598 morì il vescovo Niccolò Tornabuoni che per primo aveva coltivato il tabacco al Borgo, 350 anni fa furono approvate le regole per gareggiare il Palio della Balestra, 150 anni fa la torre di Berta venne isolata quasi al centro della piazza, cioè vennero demoliti i fabbricati che la comprendevano.

La storia contemporanea di Sansepolcro è anche la storia della sua fabbrica: il pastificio Buitoni. Anche per l’industria della città gli anni che terminano in 8 sono significativi: 190 anni fa Giovan Battista Buitoni e sua moglie Giulia Boninsegni stipularono il contratto d’affitto con Antonio Betti per il piccolo laboratorio situato nella piazza principale, già nel 1888 la ditta Buitoni ricevette il diploma d’onore all’esposizione di Londra ed era solo l’inizio del successo. Successo che continuò fino ai primi anni Settanta del Novecento. Apparentemente in questi primi anni Settanta i risultati non facevano intravedere la crisi imminente perché crescevano i livelli occupazionali, il fatturato e anche gli utili. Ma questa crescita era determinata soprattutto dagli effetti positivi della congiuntura economica degli anni Sessanta e deve essere ridimensionata per il fatto che erano le aziende estere della Buitoni a crescere molto di più rispetto alle imprese italiane. La fragilità della grande industria di Sansepolcro si manifestò quando fu investita, come tutta l’economia italiana, dalla recessione provocata dalla crisi petrolifera. Infatti anche le industrie alimentari e dolciarie ne pagarono le conseguenze e per far quadrare i conti il gruppo Buitoni  decise di mandare a casa qualche migliaio di lavoratori: di questi qualche centinaio lavoravano nello stabilimento di Sansepolcro. In Valtiberina la Buitoni era l’industria per eccellenza e contava quasi 1200 dipendenti. Così quello di quaranta anni fa fu l’anno dell’opposizione più forte dei lavoratori, con al fianco i sindacati e la loro città, contro i nuovi licenziamenti: il 9 febbraio 1978 tutta Sansepolcro fu coinvolta in uno sciopero generale, in risposta ai circa 1350 licenziamenti minacciati dalle Industrie Buitoni Perugina fra i tre stabilimenti di Aprilia, Perugia e Sansepolcro. Tuttavia lo stesso giorno partirono da Perugia le lettere di licenziamento per 220 operai e 100 impiegati del centro toscano. In ogni caso tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta l’IBP in Italia perse ancora quote di mercato, fatturato e occupazione e alla fine, dopo 158 anni, la famiglia Buitoni uscì dalla scena industriale passando la proprietà a Carlo De Benedetti. Trent’anni fa, il 28 settembre 1988, venne inaugurato il nuovo stabilimento a Santa Fiora e chiuso quello sorto un centinaio di anni prima fuori le mura del paese, dove oggi sorge il Centro Commerciale Valtiberino.

Ma sempre nel 1988 De Benedetti, vedendo fallire il suo progetto di acquisizione della SME (gruppo di aziende alimentari pubbliche), indispensabile per creare con Buitoni un grande gruppo alimentare per contrastare le multinazionali straniere sui mercati internazionali, vendette tutto a una di queste, la svizzera Nestlé.  

Un altro anno che termina per 8 e che ha un significato per l’economia di Sansepolcro è il 2008. Dieci anni fa la Nestlé, pur conservando il marchio Buitoni, cedette la produzione di pasta secca e delle fette biscottate a Tmt Group, guidata da Angelo Mastrolia. 

Il 2018 è invece l’anno in cui la Nestlé ha deciso di chiudere il suo centro di ricerca di Casa Buitoni sulle colline di Sansepolcro. Ora la città conserva il suo rapporto con la Buitoni legato labilmente a un contratto di royalties, quello che la Nestlé ha stipulato con la Tmt e che è in scadenza al 31 dicembre 2018. Auspichiamoci di ricordare questo secondo anno del nuovo millennio che termina per 8 non solo per la perdita di Casa Buitoni, ma per il rinnovo della concessione a Tmt sia per i circa 350 posti di lavoro sia per tenere ancora stretta la produzione della Buitoni nella sua città d’origine.

Intanto una notizia positiva è arrivata a metà 2018: la società Aboca ha acquistato l’area dell’ex-pastificio che da anni versa in stato di abbandono e incuria. Sono gli immobili dietro il Centro Commerciale che ospitavano il forno e il reparto confezioni della Buitoni, oltre che un antico mulino idraulico di origine medievale. Pensiamo che Aboca riporterà il decoro nell’arredo urbano di questa parte della città, mentre ancora non sappiamo come saranno destinati gli immobili. Potrebbero essere utilizzati direttamente da Aboca, ma ormai la sua visione di sviluppo è a livello internazionale e la situazione economica italiana ed europea hanno un peso fondamentale sulle scelte della famiglia Mercati che è alla guida dell’impresa. Speriamo che l’amore per Sansepolcro possa continuare a coincidere con il bene di Aboca.

Così il 1978 non rappresenta soltanto l’anno della crisi della Buitoni, l’anno in cui Sansepolcro venne “tradita” da quell’azienda dove pressoché ogni abitante aveva un proprio famigliare, dove si creava identità, si costruivano relazioni sociali, si progettava il futuro, dove il lavoratore anziano lasciava il posto al figlio, in una sorta quasi di ereditarietà, con la speranza che questi venisse inquadrato a un livello superiore, dove era impossibile immaginare un futuro senza la Buitoni… In quello stesso anno il cav. Valentino Mercati fondava Aboca, una realtà che dopo quarant’anni tende a sostituirsi alla Buitoni sia sul piano economico dando lavoro a centinaia di addetti nella valle del Tevere sia a livello culturale attraverso Aboca Museum, le attività editoriale, e le tante iniziative dell’associazione Progetto Valtiberina volte a sensibilizzare la coscienza pubblica sulle tematiche ambientali e della qualità della vita.

Claudio Cherubini
© Riproduzione riservata
17/12/2018 17:40:51

Claudio Cherubini

Imprenditore e storico locale dell’economia del XIX e XX secolo - Fin dal 1978 collabora con vari periodici locali. Ha tenuto diverse conferenze su temi di storia locale e lezioni all’Università dell’Età Libera di Sansepolcro. Ha pubblicato due libri: nel 2003 “Terra d’imprenditori. Appunti di storia economica della Valtiberina toscana preindustriale” e nel 2016 “Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione a Sansepolcro e in Valtiberina toscana (1861-1940)”. Nel 2017 ha curato la mostra e il catalogo “190 anni di Buitoni. 1827-2017” e ha organizzato un ciclo di conferenza con i più autorevoli studiosi universitari della Buitoni di cui ha curato gli atti che sono usciti nel 2021 con il titolo “Il pastificio Buitoni. Sviluppo e declino di un’industria italiana (1827-2017)”. Ha pubblicato oltre cinquanta saggi storici in opere collettive come “Arezzo e la Toscana nel Regno d’Italia (1861-1946)” nel 2011, “La Nostra Storia. Lezioni sulla Storia di Sansepolcro. Età Moderna e Contemporanea” nel 2012, “Ritratti di donne aretine” nel 2015, “190 anni di Buitoni. 1827-2017” nel 2017, “Appunti per la storia della Valcerfone. Vol. II” nel 2017 e in riviste scientifiche come «Pagine Altotiberine», quadrimestrale dell'Associazione storica dell'Alta Valle del Tevere, su «Notizie di Storia», periodico della Società Storica Aretina, su «Annali aretini», rivista della Fraternita del Laici di Arezzo, su «Rassegna Storica Toscana», organo della Società toscana per la storia del Risorgimento, su «Proposte e Ricerche. Economia e società nella storia dell’Italia centrale», rivista delle Università Politecnica delle Marche (Ancona), Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi “G. d’Annunzio” (Chieti-Pescara), Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi della Repubblica di San Marino.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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