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Il governo e i fondi non versati ai centri antiviolenza

Sono 20 milioni di euro presenti nella legge di bilancio del 2018

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Dove sono i 20 milioni stanziati per creare nuovi centri antiviolenza o per finanziare quelli esistenti? Il governo avrebbe dovuto trasferirli fin dagli inizi del 2019 alle Regioni per finanziare i centri e le case rifugio, ma sta per terminare anche maggio e di quei fondi non c’è traccia nei versamenti effettuati. Si tratta delle risorse previste nell’ultima legge di bilancio del 2018 del governo Gentiloni nel fondo antiviolenza. Sono state aumentate rispetto agli anni precedenti ma sono anche state accompagnate da molte polemiche per un uso non corretto. La Corte dei Conti era intervenuta nel 2016 per denunciare la cattiva gestione da parte delle Regioni: si disse che il problema era creato dalla mancanza di un censimento dei centri e fu avviata un’attività di raccolta dei dati per creare la prima mappa nazionale. 

«Ma da novembre si è fermato tutto», denuncia Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono Rosa. «Non ci sono state più convocazioni di incontri che prima erano regolari, non si è andati avanti nel lavoro per la mappatura e non c’è stato più alcun segnale di attività».

Fermi anche i fondi, denuncia Francesca Puglisi, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio dal 19 aprile 2017 al 22 marzo 2018.

«E il ritardo nel trasferimento da parte del governo si somma al ritardo con cui in genere le Regioni ripartiscono a loro volta i fondi ai comuni». Chissà fra quanto tempo, insomma, i centri e le case- rifugio di tutta l’Italia vedranno arrivare i fondi necessari per la loro attività rendendo ancora più difficile e precaria la vita di istituzioni che già oggi appaiono inadeguati rispetto ai problemi.

Il caso più recente è quello di Monterotondo, per esempio. Un fallimento totale delle istituzioni, hanno denunciato i centri antiviolenza: nessuno degli enti competenti è riuscito a occuparsi di un uomo già arrestato per violenze mettendo la figlia in una situazione di difficoltà tale da costringerla a ucciderlo per difendersi durante l’ennesima aggressione.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
25/05/2019 21:43:54


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