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Avvocati e direttori di banca finiscono in manette per bancarotta fraudolenta

Complessa attività d’indagine da parte dei Finanzieri del Comando provinciale di Perugia

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I Finanzieri del Comando provinciale di Perugia hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di sei persone accusate dei reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, commessi nella gestione di diverse società operanti principalmente nel centro Italia.

Due si trovano al momento agli arresti domiciliari, mentre gli altri quattro sono sottoposti all’obbligo di dimora.

La complessa attività d’indagine ha consentito di disarticolare un sistema criminoso ampiamente collaudato che negli anni ha inquinato l’economia della provincia perugina e non solo. 

Sono diciassette le persone fisiche denunciate e sedici le società coinvolte, alcune delle quali operanti su tutto il territorio nazionale.

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Perugia, ha preso il via dal fallimento di un’azienda operante nel settore della commercializzazione di prodotti energetici che, nel corso degli anni, aveva omesso di pagare sia i fornitori principali che le imposte.

Quindi, per farne perdere le tracce, i capitali accumulati grazie ai mancati pagamenti sono stati distratti a favore di alcune società di comodo intestate a dei prestanome che, attraverso alchimie contabili, riversavano il denaro nelle casse degli indagati.

Il reiterato comportamento ha prodotto un danno ai creditori delle società fallite, incluso l’erario, per oltre quattro milioni di euro. Tra i beni così sottratti figurano immobili, autovetture di lusso, denaro contante e persino imbarcazioni.

I due attualmente agli arresti domiciliari, in qualità di amministratori di fatto e di diritto delle società implicate, ricoprivano un ruolo centrale all’interno del sistema criminoso.

Nella fitta rete di individui coinvolti sono annoverati anche stimati professionisti (di Perugia, Roma, Napoli e San Benedetto del Tronto), nonché alcuni direttori di banca. Spicca la figura di un avvocato del Foro di Perugia, il quale ha fornito ai responsabili della frode gli strumenti giuridici per dissimulare i trasferimenti di capitale, ottenendo in cambio una parte di tali proventi.

Notizia tratta dal Corriere dell'Umbria
© Riproduzione riservata
10/07/2019 17:57:09


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