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Il 27 luglio di 50 anni fa la prima edizione della cronoscalata San Giustino-Bocca Trabaria

Un esordio funestato alla vigilia dal tragico incidente in cui perse la vita Ciano Veschi

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Con quasi 200 iscritti al via, il 27 luglio 1969 – cioè esattamente 50 anni fa – andava in scena la prima edizione della cronoscalata automobilistica San Giustino-Bocca Trabaria, abbinata al trofeo Giuseppe e poi Francesco Nardi e nata da una idea di appassionati locali, capitanati dal dottor Piero Pupita, con assieme alcuni sangiustinesi doc: Furio Ciacci, Paolo Burattini, Sergio Mercati, Ivaldo Moretti, Pietro Cheli e i fratelli Giuliano e Ciano Veschi. Un nome purtroppo indimenticabile, quest’ultimo. Già prima che andasse in scena, la gara si era trasformata in tragedia: il 34enne Ciano (la cui famiglia era proprietaria del Motel Serena), avrebbe dovuto fare in casa l’esordio in una competizione in salita, alla guida di una Simca Coupè; decise di andare a provare il percorso il venerdì sera a tarda ora (cioè nella notte fra il 25 e il 26) perché pare che soltanto poco prima fosse andato a prendere l’auto dal meccanico; si fece tutta la salita per poi ridiscendere, ma la morte lo attendeva all’ultima curva, quella sopra il cimitero, oggi in parte cancellata dallo svincolo con la bretella di raccordo per la E45. La Simca di Veschi venne a collisione (si è parlato anche di “speronamento”) con una Fiat 128 non in gara, che procedeva in senso contrario e mai si è saputo con chiarezza di chi fossero le responsabilità dell’incidente: sta di fatto che lo sfortunato Ciano perse la vita sul colpo, pur rimanendo integro, senza cioè un solo graffio. Una disgrazia caduta fra capo e collo proprio alla vigilia delle prove ufficiali: la San Giustino-Bocca Trabaria non era decisamente nata sotto una buona stella; anzi, peggio di così non avrebbe potuto cominciare. La triste notizia fece subito il giro della vallata e la decisione d’impulso fu quella di cancellare la gara, mossa che però non fu possibile attuare per problemi tecnici, anche se prese il via con l’ideale lutto al braccio per la morte di Ciano Veschi; la prima edizione è quella in cui il tracciato è più lungo: si parte all’altezza delle ultime case di San Giustino per un totale di oltre 12 chilometri. La firma di apertura sull’albo d’oro è quella di “Codones” su Ferrari 212, che sale 6’37”3, alla media di oltre 107 chilometri orari. Chi era “Codones”? Trattandosi di un personaggio pubblico alquanto conosciuto nella sua Sicilia, la riservatezza gli imponeva di adoperare lo pseudonimo al posto del nome e cognome; al secolo era infatti Ferdinando Latteri, allora 24enne, promettente pilota che avrebbe scelto un’altra carriera: quella di medico, di docente universitario divenuto poi Magnifico Rettore dell’Ateneo di Catania e successivamente anche di deputato. Latteri è deceduto nel 2011 a soli 66 anni, stroncato da un male incurabile. Dal 1970 al 1976, il tracciato verrà leggermente ridotto alla distanza di 11 chilometri e 900 metri, poi nel 1977 subirà un accorciamento a poco più di 4 chilometri e dal 1978 fino al 1983, con partenza subito dopo la casa cantoniera di Montegiove, misurerà 7 chilometri e 400 metri per poi tornare agli 11 chilometri e 900 dal 1984 fino al 1990, ultimo anno di svolgimento, coincidente con la 21esima edizione. Al grande Mauro Nesti il primato delle vittorie (ben 9 con Lola e Osella) e il record assoluto di 5’40”30, stabilito proprio nel 1990 con l’Osella Pa 9 Bmw; seguono Franco Pilone con due affermazioni su Osella e altri 10 piloti che hanno iscritto il loro nome una volta nell’albo d’oro: con il già citato “Codones”, ci sono Giampiero Moretti (Ferrari 512), il campione Arturo Merzario (Fiat Abarth 2000) che ha corso anche in Formula Uno, “Amphicar” (Eugenio Renna) su Chevron, Domenico Scola (March), Gabriele Ciuti (Osella), Mario Faggioli (Osella), Mario Caliceti (Osella Pa7), Claudio Calella (Lola Bmw) ed Ezio Baribbi (Osella). Più volte, si è parlato di ripristinare la gara in uno fra i percorsi ritenuti in assoluto fra i migliori d’Italia a livello di caratteristiche tecniche, che impone potenza della vettura e abilità al volante da parte del pilota, ma i tempi non sono certo dei migliori. C’è invece l’intenzione di ricordare più avanti questo anniversario con una mostra particolare, da allestire magari in occasione della prossima edizione dello slalom automobilistico, che si corre dal 2018.     

Nella foto: il torinese Franco Pilone su Abarth Osella nella vittoriosa edizione del 19 agosto 1973 (archivio fotografico di Corrado Belloni)

 

Redazione
© Riproduzione riservata
27/07/2019 07:02:18


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