I lavori sulla ex Tiberina 3 bis non partono e Marcelli incontra l'Anas
"Dobbiamo dare un'accelerata", dice il sindaco di Pieve Santo Stefano
Perché i lavori di ripristino dei quasi cinque chilometri di vecchia statale 3 bis Tiberina, da Valsavignone di Pieve Santo Stefano a Canili di Verghereto, non sono ancora partiti? Semplice: perché non sussistendo gli estremi dell’emergenza o dell’eccezionalità, il progetto segue un iter “normale” con i suoi tempi tecnici e burocratici. E dire che a fine giugno si sarebbe dovuto cominciare a mettere mano alla questione con l’apertura del cantiere! Come noto, a spezzare in due la E45 con la chiusura del viadotto Puleto (che tuttora è in vigore per i mezzi con peso a pieno carico superiore alle 30 tonnellate) ha concorso anche questo breve ma disastrato tratto di strada, abbandonato da oltre vent’anni, che si trova proprio in corrispondenza del Puleto e che non garantisce una viabilità alternativa a quella della quattro corsie. A Bagno di Romagna, la questione è finita sugli scranni consiliari con l’interrogazione presentata da uno dei gruppi di minoranza, alla quale il sindaco Marco Baccini ha risposto esprimendo la preoccupazione dell’amministrazione: “E’ inaccettabile – ha detto – che i lavori siano stati rinviati a causa delle richieste di approfondimenti archeologici da parte della Soprintendenza”. Ma vi sono anche quelli di natura idrogeologica e altro, sui quali si continua a produrre documentazioni su documentazioni. Sul versante toscano di Pieve Santo Stefano, peraltro ancor più direttamente interessato perché la strada si trova proprio in questo territorio, il sindaco Claudio Marcelli condivide in pieno le perplessità del collega dell’Alto Savio: “Per la prossima settimana – sottolinea il primo cittadino pievano – ho fissato un incontro con uno dei responsabili di Anas che si occupano del progetto di risistemazione della vecchia 3 bis a nord di Valsavignone. Come amministrazione comunale, vogliamo dare un’accelerata all’iter di realizzazione degli interventi, anche se mi rendo conto che – non essendovi alla base alcuna dichiarazione di emergenza, ma soltanto il carattere di ordinarietà – tutto diventa più lento, quando invece occorre darsi una mossa. Valuteremo allora con attenzione se vi siano particolari prerogative per giustificare l’eccezionalità del caso e quindi per sbloccare al più presto una situazione divenuta oramai insostenibile”.
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