Notizie dal Mondo Politica

Argentina, torna la paura di un default per i tango-bond

Per gli investitori che hanno puntato sui titoli di Stato del Paese si riaccendono i timori

Print Friendly and PDF

Le elezioni di domenica in Argentina hanno sancito la vittoria del peronista Alberto Fernandez che sarà il nuovo presidente del Paese. L’esito del voto e la sconfitta del capo di Stato uscente, Mauricio Macrì, era da tempo nell’aria. Macrì aveva perso popolarità a causa della grave crisi economica in cui versa il Paese. Ora per gli investitori, che hanno puntato sui titoli di Stato del Paese, torna la paura del default, il secondo in due decenni e il nono nella storia dell’Argentina. Questa mattina le emissioni del Paese sono crollate sulla parte di prezzo. Il titolo con scadenza nell’aprile 2046 e cedole al 7,6% è sceso a una quotazione di 42 dollari. Nel maggio scorso quotava a 70. Il «matusalemme» bond, emesso nel 2017 con grande enfasi e finito anche nei portafogli di tanti piccoli investitori italiani, che ha una durata di 100 anni e una cedola al 7,1% è a quota 40,80 dollari. Vuol dire che i mercati non hanno più fiducia nel Paese e nella sua solvibilità. La preoccupazione è alta. Dal 2011, l’economia del Paese non ha più fatto passi avanti. Il Pil è sceso del 7% negli ultimi due anni. La valuta locale, il peso, si è svalutato dell’80% da inizio 2018. Il tasso di disoccupazione è il più alto degli ultimi 14 anni.

Il conflitto interno tra Kirchner e Fernandez
Per Verena Wachnitz, gestore del fondo T. Rowe Price Latin America, «il risultato elettorale è negativo per le politiche di breve termine. Il conflitto interno tra Kirchner e Fernandez potrebbe limitare i tentativi di perseguire un percorso economico più ortodosso e probabilmente assisteremo a un mix di politiche come il controllo sui capitali, un aggiustamento fiscale limitato, tasse sull’export più elevate, monetizzazione, controlli sul rapporto tra prezzi e salari e default o rinegoziazione del debito».«Fernández deve perseguire una ristrutturazione del debito che favorisca i creditori per riguadagnare rapidamente l'accesso al mercato – dice Jared Lou, Emerging Market Debt portfolio manager di NN Investment Partners -. La disomogeneità tra i diversi tipi di creditori - hedge fund, gestori patrimoniali, banche private, argentini locali - potrebbe rendere più difficile raggiungere una soluzione negoziata con la stessa rapidità con accadde, ad esempio, con l'Ucraina nel 2015. La ristrutturazione dell'Ucraina è stata un successo inaspettato non solo per la rapidità con cui è stata completata, ma anche per il valore di recupero finale fissato a 80 centesimi di dollaro. Sarebbe sorprendente se l'Argentina ottenesse un tale risultato, ma Fernández vorrà probabilmente perseguire una ristrutturazione amichevole. L’FMI potrebbe essere la sfida più grande».

 

 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
29/10/2019 05:48:38


Potrebbero anche interessarti:

Ultimi video:

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Bisogna essere registrati per lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account, è facile!


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui ora.


Accedi

0 commenti alla notizia

Commenta per primo.

Archivio Politica

Il parlamento Ue approva il nuovo Patto sui migranti: cosa cambia ora >>>

La Casa Bianca gioca la carta Obama: cosa può fare l'ex presidente >>>

Taiwan, la cooperazione Cina-Russia preoccupa gli Usa: colloquio telefonico tra Xi e Biden >>>

Il nuovo capo dello Stato del Senegal è bigamo: due first lady vivono nel palazzo presidenziale >>>

Trump stupisce Wall Street: esordio stellare per le azioni del suo social Truth >>>

Ramadan, dai bimbi a digiuno alle scuole chiuse: così l'Europa s'inchina agli islamici >>>

Trump di nuovo nei guai: impossibile pagare la cauzione da 464 milioni di dollari >>>

Come previsto in Russia è un plebiscito per Putin, sfiorato il 90% >>>

Il Portogallo vira a destra ma c'è il rebus del governo >>>

Che fine ha fatto Melania Trump? >>>