Cina: cacciatore contrae la peste dopo aver mangiato un coniglio selvatico
E’ il terzo caso registrato in una settimana
Ventotto persone sono state messe in quarantena nella provincia cinese della Mongolia interna settentrionale dopo che a un cacciatore è stata diagnosticata la peste bubbonica. Secondo l'agenzia di stampa statale Xinhua, la commissione sanitaria ritiene che il paziente, un uomo di 55 anni, sia stato contagiato dopo aver catturato e mangiato un coniglio selvatico nella contea di Huade nella Mongolia interna.
Il suo è il terzo caso di peste bubbonica nel Paese nella settimana scorsa, dopo i due scoperti nella capitale Pechino. Secondo gli investigatori hanno appreso che il cacciatore ha mangiato il coniglio selvatico il 5 novembre. In seguito ventotto persone che hanno avuto stretti contatti con l'uomo sono ancora sotto osservazione, anche se se nessuno di loro ha mostrato sintomi di peste, afferma la nota.
Il 12 novembre, a due pazienti della stessa area è stata diagnosticata la peste polmonare a Pechino, sebbene i due incidenti non siano ritenuti correlati.
La peste bubbonica è la versione più comune della malattia e raramente viene trasmessa tra esseri umani. Ben diversa da quella polmonare che invece rappresenta il ceppo più virulento e mortale anche perché può essere trasmessa con un semplice starnuto o colpo di tosse. Al contrario la peste bubbonica può essere diffusa solo dalle pulci infette o maneggiando il tessuto di un animale infetto.
L'agenzia Xinhua ha dichiarato che non ci sono prove della peste che si sta diffondendo ulteriormente e che non vi alcun collegamento con il caso del cacciatore. Ma è la seconda volta che la malattia viene riscontrata nella regione nell'ultimo anno: a maggio, una coppia mongola è morta a causa della peste bubbonica dopo aver mangiato il rene crudo di una marmotta, un rimedio indicato dalla medicina tradizionale cinese.
Sebbene la peste sia legata alla pandemia della Morte Nera del 14° secolo che ha ucciso circa 50 milioni di persone in Europa, rimane una malattia relativamente comune: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) almeno 1.000 persone all'anno contraggono questa malattia, anche se si ritiene che sia una stima modesta dato il numero di casi non segnalati.
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