La Cassazione conferma i 30 anni per Veronica, madre del piccolo Loris strangolato
E' stata giudicata colpevole della morte del figlio di 8 anni, trovato assassinato nel 2014
È stata confermata dalla Cassazione la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Veronica Panarello, la giovane mamma accusata di aver ucciso il figlioletto di 8 anni, Loris Stival, occultandone poi il cadavere. Il delitto avvenne il 29 novembre 2014 nell'abitazione di famiglia a Santa Croce Camerina (Ragusa). La condanna a 30 anni della donna è stata disposta in primo grado dal Gup di Ragusa, Andrea Reale, poi confermata dalla Corte d'assise d'appello di Catania nell'estate dello scorso anno. Il ricorso depositato nei mesi scorsi dal difensore, Francesco Villardita, rileva «l'illogicità» della sentenza di secondo grado, a partire dalla ricostruzione del delitto. La sentenza di primo grado, pronunciata dal gup di Ragusa nel 2016, ha visto la condanna di Veronica Panarello a 30 anni di reclusione per omicidio e occultamento di cadavere. Nel luglio del 2018 è stata confermata in secondo grado a Catania. Per la Corte d'assise d'appello, la Panarello ha agito «scientemente e lucidamente, senza esitazioni di sorta, per sopprimere quella giovanissima vita da lei generata, ma ha altresì dimostrato l'assenza di qualsivoglia forma di resipiscenza subito dopo la commissione dell'orribile crimine, omettendo di attivarsi in qualche modo per salvare il figlio che era ancora in fase agonica, chiamando i soccorsi o invocando l'aiuto di altre persone a tal fine». La donna, scrivevano i giudici etnei nelle motivazioni della loro sentenza, «si è invece adoperata senza alcuna “pietas” secondo il piano poco prima prestabilito per cercare di eliminare le tracce del delitto con l'occultamento del cadavere di Loris e addirittura simulando una violenza sessuale ai danni del bambino da parte di ignoti per depistare le indagini». Sono proprio queste conclusioni ad essere contestate nel ricorso in Cassazione, firmato dall'avvocato Francesco Villardita, difensore dell'imputata, tuttora reclusa nel carcere Le Vallette di Torino e per la quale il gup di Catania ha anche disposto recentemente il rinvio a giudizio per calunnia ai danni del suocero Andrea Stival, da lei chiamato in correità.
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