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Clima, l’EuroParlamento dichiara l’emergenza ambientale

La risoluzione è stata approvata dall’Eurocamera

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All’alba della COP25, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Madrid dal 2 al 13 dicembre, dal Parlamento europeo si alza un grido.  Oggi, 28 novembre, la risoluzione che dichiara l’emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo è stata approvata dall’Eurocamera, con la richiesta alla Commissione di garantire che tutte le proposte legislative e di bilancio pertinenti siano in linea con l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi.

Anche una seconda mozione è passata, in armonia con la prima: il Parlamento europeo esorta l’EU a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La sfida lanciata dai deputati alla nuova Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è quella di includere nel Green Deal europeo la riduzione del 55% delle emissioni del gas serra entro il 2030.

Tutto ciò succede il giorno dopo l’approvazione del bilancio UE 2020, con oltre 500 milioni di euro destinati alle azioni a favore del clima. “A poche settimane da quando Donald Trump ha confermato il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi, che consiste approssimativamente nel dire ‘arrangiatevi’, noi europei vogliamo inviare il messaggio contrario” afferma il francese Pascal Canfin (Renew Europe), autore delle due mozioni a nome della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

Con una clessidra in mano e parole taglienti, lo spagnolo Manuel Bompard (GUE/NGL) dichiara che “è arrivato il momento per il PE di proclamare quello che è ovvio: siamo in uno stato di urgenza climatica e ambientale. C’è tanto da fare, agiamo subito.”  A rincarare la dose, lo spagnolo Cesar Luena Lopez (S&D): “Il pianeta non ci sopporta più come specie dominante. O cambiamo o scompariremo.” Le parole però non bastano perché, come sostiene l’olandese Bas Eickhout (Verts/ALE), “possiamo dichiarare emergenze climatiche, ma le persone per le strade non ci chiedono dichiarazioni, ci chiedono azioni. E’ giunto il momento che questa legge sul clima parli di azioni urgenti e non solo del 2050. Ne abbiamo abbastanza di dichiarazioni vuote”.

Siamo a un punto di svolta. “Solo se consideriamo la questione climatica una vera e propria emergenza saremo in grado di mettere in atto azioni immediate sia a livello dell’Unione sia a livello globale per contrastare i fenomeni metereologici che stiamo vedendo in queste ore” commenta Simona Bonafè (PD). “La parola emergenza fa paura ma dobbiamo agire in accordo con il resto del mondo” sostiene il tedesco Peter Liese (PPE). Nonostante i dati allarmanti non stiamo facendo abbastanza, “abbiamo votato a favore della risoluzione sull’emergenza climatica” spiega Eleonora Evi (M5S), “ma è paradossale che non esistono obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni nell’aviazione e nel trasporto marittimo. Senza nuovi interventi, entro il 2050 questi due settori concorreranno alle emissioni di quasi il 40 % dell’anidride carbonica mondiale.”

Sembra il sabato del villaggio, ma questa volta la domenica non sarà un giorno di festa. Già il 5 novembre, 11 mila scienziati provenienti da 153 paesi hanno dato l’allarme. La crisi climatica accelera più velocemente di quanto previso. Lo conferma anche l’ultima relazione speciale dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), secondo la quale il riscaldamento globale ha già raggiunto un grado in più rispetto all’era preindustriale e aumenta di 0,2 gradi centigradi per decennio. Alla fine del secolo le proiezioni della temperatura parlano di un incremento di 3,1-3,7 gradi. Le Nazioni Unite sostengono che le disposizioni delle Parti nell’accordo di Parigi non sono sufficienti.

L’urgenza climatica e ambientale è stata approvata con 429 voti a favore, 225 contrari e 19 astensioni.  Tra gli europarlamentari, alcuni sono perplessi. “L'allarmismo climatico in sostanza sta diventando un sistema di credenze” afferma l’inglese Robert Rowland (Brexit). “Gli impegni ambiziosi dell’Ue pongono però dei seri interrogativi alle nostre aziende sull'effettiva capacità di restare competitive a livello mondiale, nonostante i nuovi costi generati da target ambientali da raggiungere in tempi ristretti, e agli Stati membri, se riusciranno a sostenere pienamente la domanda di energia, la loro indipendenza energetica e con quali costi” dichiara Danilo Oscar Lancini (Lega). Anche Pietro Fiocchi (Fratelli d’Italia) non ci vede chiaro. “Sono un ingegnere e un imprenditore. Siamo tutti d'accordo sul fatto che dobbiamo fare qualcosa per il cambiamento climatico, ma come? Io e il mio team abbiamo analizzato come raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi e non siamo riusciti a trovare una buona risposta tecnica. Abbiamo quindi chiesto a tutti e l'unica risposta che abbiamo ottenuto è stata quella di aumentare le tasse e vedere cosa facciamo.”

Intanto l’emergenza è stata dichiarata ufficialmente e l’UE sta preparando la sua strategia a lungo termine per la riduzione dei gas effetto serra che verrà presentata alla Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici. “La transizione avrà bisogno degli sforzi di tutti i settori dell’economia, pertanto è essenziale che sia equilibrata” dichiara Kimmo Tiilikainen, membro del consiglio Clima ed emergenza ambientale, sottosegretario di Stato presso il ministero delle finanze della Finlandia e negoziatore del Consiglio principale per il bilancio dell'UE per il 2020.  “Il Consiglio europeo si è impegnato a concludere il suo orientamento sulla strategia climatica entro quest’anno. Dobbiamo raggiungere il nostro obiettivo di riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020. Il quadro legislativo è stato deciso per darci la possibilità di raggiungere il target del 2030 che implica una riduzione emissione gas effetto serra nazionale almeno del 40% al di sotto dei livelli del 1990. E grazie alla buona collaborazione del PE, del Consiglio e della Commissione siamo riusciti a rafforzare il livello di ambizione portandolo al 45%, concludendo il dossier per il clima 2030”

L’economia europea dal 1990 al 2017 è cresciuta del 58%. Il totale di emissioni effetto serra si è ridotto del 22%. Una recente relazione dell’agenzia Ambientale Europea indica che il totale delle emissioni europee si è ridotto circa del 2% nell’ultimo anno, questo porta a una riduzione totale del 23,2% al di sotto dei livelli del 1990. Un esempio positivo che sarà promosso per ispirare tutte le Parti dell’accordo di Parigi ad aumentare l’ambizione: questo lo spirito con cui il PE si prepara per la COP25. “I contributi dell’UE superano i 21 miliardi di euro all’anno e soddisfano l’impegno per l’utilizzo di 100 miliardi di dollari per il periodo 2022-2025 come parte degli obiettivi collettivi” conclude Tiilikainen, ringraziando Miguel Arias Cañete, commissario europeo per l'azione per il clima e l'energia, per la preziosa collaborazione negli ultimi anni.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
28/11/2019 22:59:44


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