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Getta un bambino dalla balconata della Tate Modern di Londra per finire in tivù

Un 18enne psicolabile a processo

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Scaraventò un bambino di sei anni giù dalla terrazza al decimo piano della Tate Gallery di Londra e lo fece per la ragione più vacua che si possa immaginare: andare in tv, avere un quarto d'ora di celebrità nel notiziario della sera. Lo ha riconosciuto lui stesso, il 18enne reo - quando ancora non era maggiorenne - di aver scioccato 4 mesi fa la capitale britannica e mezzo mondo con un gesto insano nel pomeriggio di una domenica d'estate. E di aver messo in pericolo la vita di un innocente, salvatosi per puro miracolo. L'episodio avvenne il 4 agosto, mentre la Tate era affollata di visitatori. La vittima, figlio di genitori residenti in Francia, fu spinto giù improvvisamente nella ressa mentre era in braccio al padre, ma incredibilmente si salvò precipitando su una tettoia 5 piani più in basso. Ha tuttavia subito un pesante trauma cranico con emorragia cerebrale e fratture varie riportando danni fisici gravi a lungo termine con i quali sta ancora combattendo assieme alla famiglia in un'odissea di ricoveri, interventi, sofferenza, speranze e cure costose.

Il mancato assassino, che ha una storia di problemi psichici seri alle spalle, si è dichiarato oggi colpevole in apertura del processo di fronte alla corte londinese di Old Bailey. Il giovane, arrestato nell'immediatezza dei fatti, è stato trasferito da ottobre sotto sorveglianza nel Broadmoor Hospital: è autistico e in passato gli è stato diagnosticato un disturbo della personalità ossessivo-compulsiva.

Dinanzi alla corte è stato di seguito illustrato il rapporto di polizia con le dichiarazioni da lui stesso fatte agli investigatori al momento del fermo, poco dopo essersi consegnato lui stesso a un guardiano del museo per dire semplicemente: «Credo di aver ucciso qualcuno». Agli investigatori che gli chiedevano il perché, la sua risposta era stata poi quella di aver voluto dimostrare che «ogni idiota», anche con problemi mentali come quelli che egli era consapevole di avere, avrebbe potuto attirare l'attenzione dei media. «Volevo andare in tv, che le news si occupassero di me, di chi sono, di cosa avevo fatto, in modo che tutto fosse ufficiale e nessuno potesse dire niente», la sua insensata spiegazione. «Il bambino - ha sottolineato Emma Jones, del Crown Prosecution Service, nel presentare le accuse - fu individuato singolarmente e spinto nel vuoto con l'intenzione di ucciderlo; il fatto che sia sopravvissuto dopo un volo di 5 piani è semplicemente straordinario».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
07/12/2019 07:00:12


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