Tornato a Sestino un tabernacolo storico dell’antica diocesi montana
Il tabernacolo è in legno dorato con policromia del XVI secolo
La chiesa gremita come per le grandi occasioni, l’attesa di vedere da vicino un “reperto” storico, che da molto tempo non era più in vista, la “Schola cantorum” dei sestinati ad accompagnare ogni gesto del parroco, don Piero Mastroviti. L’8 dicembre, festa della Immacolata, è stata arricchita dalla consacrazione del tabernacolo restaurato, collocato proprio sull’altare dedicato a S.Pancrazio, titolare della Chiesa locale, sopra il quale troneggia un grande quadro della scuola di Gaetano Lapis che ricorda proprio il martirio del giovane Pancrazio.
Il tabernacolo è in legno dorato con policromia del XVI secolo:”Ha una forma di forte impatto architettonico- spiega il restauratore Marco Santi – e appartiene alla tipologia detta “Tabernacolo architettonico a tempietto”. “Rispecchia i canoni classici tipici della metà del XV e XVI secolo- continua ancora Santi- è a base rettangolare con colonnato che circonda i lati della cella centrale, proprio come nei templi antichi definiti a Peripterio”.
“Un grande grazie – ha commentato durante la cerimonia don Piero - ai molti nostri parrocchiani che hanno consentito il pieno recupero di questo “regale” tabernacolo, “Casa del Signore” e custode del suo corpo benedetto. Grazie alle industrie locali che si sono messe in prima fila e grazie a quanti hanno dimostrato attaccamento alla loro chiesa”.
Il tabernacolo era collocato in origine sull’altar maggiore della Pieve, fino ai lavori di ristrutturazione del presbiterio degli anni Quaranta del secolo scorso e sorreggeva il grande Crocifisso trecentesco attribuito ad Andrea da Bologna. “Questo è un primo passo - ha continuato ancora don Piero – per ridare il giusto splendore alla nostra “casa del Signore”, perché tutta la nostra pieve ha bisogno di interventi”. In effetti molte lesioni attraversano gli archi e i muri perimetrali, infiltrazioni di acqua hanno fatto cadere brani di intonaco, tanto da dover spostare alcuni quadri.
Queste preoccupazioni, ma anche il primo passo per avviare i lavori che sarebbero necessari, si inquadrano nell’avvicinarsi di ricorrenze storiche importanti. La pieve di S.Pancrazio, infatti, è stata per secoli “diocesi” autonoma e nei documenti conosciuti veniva appellata “cattedrale”. Purtroppo vari eventi l’hanno sconvolta nei millenni. Se resta la cripta della primitiva costruzione d’epoca ravennate, la fase romanica, a tre navate, è testimoniata dall’abside e dalla mensa dell’altar maggiore, consacrata quando Sestino era una “capitale” della Provincia Ecclesiastica della Massa Trabaria La struttura attuale, infatti, risale al 1784, ricostruita dopo il devastante terremoto del 1781, che atterrò quasi per intero l’edificio. Ma la “diocesi” montana di Sestino - altro elemento che può collegarsi intanto al ritorno del tabernacolo - si avvia a celebrare i 500 anni della sua creazione (1520), coeva - secondo la maggior parte degli storici - al passaggio di Sestino, per volere di papa Leone X, alla Repubblica fiorentina.
Due appuntamenti che dovrebbero mettere Sestino al centro di importanti iniziative e che interessano già l’intera Valtiberina.
Commenta per primo.