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Dazi, le vendite di vino francese negli Usa in calo del 36%

“L’Ue scongiuri l’ampliamento della black list”

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«Complici anche le scorte accumulate nei mesi precedenti, i vini fermi francesi sottoposti all’extra-dazio del 25% hanno registrato un calo di vendite negli Usa del 36% a valore nel solo mese di novembre rispetto allo stesso periodo del 2018. Nello stesso tempo l’Italia ha chiuso il mese con una crescita di quasi il 10%. Per questo ci auguriamo che la missione del commissario al Commercio, Phil Hogan in programma da oggi negli Stati Uniti, possa scongiurare ciò che riteniamo essere un vero e proprio agguato commerciale ai danni dell’agroalimentare italiano ed europeo». I dati dell’Osservatorio Vinitaly Nomisma Wine Monitor citati dal direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, rafforzano l’allarme lanciato nei giorni scorsi da tutta la filiera del Vigneto Italia per il possibile ampliamento da parte dell’amministrazione Trump della lista dei prodotti europei da sottoporre a dazi aggiuntivi nell’ambito del contenzioso commerciale tra Boieng e Airbus. Secondo quelle stime – elaborati sui dati doganali – l’Italia nel 2019 chiuderà le vendite verso gli Usa in crescita di circa il 5% per un giro d’affari record che sfiorerà 1,8 miliardi, quasi il 28% sull’export globale di vini made in Italy, molto più della Francia – che pur è il principale fornitore a valore -, la cui quota non arriva al 20% per effetto di una più ampia e organica scacchiera dei mercati di riferimento. Se così stanno le cose «con la calamità delle possibili imposte aggiuntive – prosegue Mantovani – la produzione interna non sarà in grado di soddisfare la domanda e l’Europa rischia così di perdere quote di mercato difficilmente recuperabili in futuro, a tutto vantaggio del Nuovo Mondo produttivo». 

Sandro Boscaini, presidente di Federvini e di Masi Agricola, spiega concretamente questo rischio: «Da informazioni provenienti dal mercato, i dazi decisi dagli Stati Uniti hanno già determinato i primi effetti e gli aumenti sui vini francesi e spagnoli danno evidenza di incrementi dei prezzi quantificabili tra il 10 e il 35%, una differenza dovuta in gran parte all'assorbimento della maggiore tassa da parte di produttori o importatori». Poi aggiunge: «Il quadro è oltremodo preoccupante perché aumenti maggiori al 35% non potrebbero essere assorbiti e in caso di dazi al 100%, come si prospetta, i prezzi delle bottiglie raddoppierebbero». Olga Bussinello, direttore del consorzio di tutela dei vini del Valpolicella, non nasconde la sua preoccupazione per i vini a fascia media che sono quelli che rischiano di più in particolare proprio «il Valpolicella – che negli Usa esporta il 17% dell’intero export - e il Ripasso». 

Ecco perché Mantovani si augura che «l’Unione Europea dia riscontro alle istanze contenute nella lettera della ministra alle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova» che ha chiesto al commissario Hogan di attivare da subito un fondo di emergenza per sostenere le imprese da finanziare con risorse che non provengano dalla politica agricola comune. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/01/2020 21:36:30


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