La Cina truccava i dati: ora è boom contagi. Via i vertici del partito
Cambia la classificazione, spuntano migliaia di malati in più. Pechino silura i responsabili
L'assedio di Covid-19 alla Cina non allenta la morsa. I morti sono saliti a 1.370 e il numero dei contagi cresce, 15mila in una sola notte, per un totale di oltre 60mila concentrati in Cina. La pessima gestione dell'emergenza provoca la caduta dei vertici del Partito Comunista Cinese, sia quelli della provincia di Hubei sia quelli del centro dell'epidemia, la città di Wuhan. Va precisato però che il balzo nel conteggio dei contagi è conseguente alla decisione delle autorità sanitarie cinesi di cambiare il sistema di classificazione dei nuovi casi nell'area più colpita, l'Hubei, questa volta probabilmente dietro indicazione dell'Organizzazione mondiale della sanità. Molti esperti infatti avevano criticato che, qualche giorno fa, Pechino avesse deciso di circoscrivere il numero dei nuovi contagi soltanto ai pazienti con sintomi evidenti, febbre e tosse, escludendo quelli positivi al test ma asintomatici. Un criterio che aveva di fatto rallentato la crescita della curva delle infezioni. Ma il calo appunto in realtà era dovuto ad una sorta di escamotage ed ecco perché, variando di nuovo il sistema dai circa 45mila casi di mercoledi sera la National Health Commission del governo cinese è passata a segnalarne oltre 60mila ieri mattina. Boom che si spiega con la decisione delle autorità cinesi di inserire tra i casi confermati della provincia di Hubei anche quelli riferiti a pazienti con diagnosi clinica di Covid- 19 ma non ancora sottoposti al test, in particolare coloro che presentano le lesioni interstiziali tipiche della polmonite. Un decisione, assicurano i sanitari, finalizzata ad una «diagnosi precoce» che possa «garantire a tutti i pazienti nella provincia di Hubei » cure immediate.
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