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Nel carcere di Bologna c'è il primo detenuto morto per coronavirus

E' un 76enne accusato di reati di mafia

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C’è il primo caso di morte per coronavirus fra i detenuti italiani: è un 76enne accusato di reati di mafia, recluso nell’istituto bolognese della Dozza, che era stato trasferito in terapia intensiva dopo il peggioramento delle sue condizioni. A darne notizia è il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa: «Prima o poi doveva accadere ed è purtroppo accaduto – dice Gennarino De Fazio -. Si tratta di un ristretto del circuito ad alta sicurezza, ricoverato qualche giorno fa in stato di detenzione e poi ammesso agli arresti domiciliari. Pare fosse affetto da altre patologie».

Il primo decesso per Covid-19 arriva a pochi giorni dalla denuncia dei sindacati autonomi della situazione del carcere di Parma dove, secondo Sappe, Osapp e Sinappe, un’intera sezione è in quarantena e cinque agenti sono risultati positivi al coronavirus. Di qui la richiesta di sottoporre al tampone tutto il personale dell’istituto. I numeri ufficiali del contagio fra i detenuti in tutta Italia finora sono ridotti: 21, a quanto riferisce il Garante dei diritti dei detenuti. L’Uilpa, da parte sua, attacca il ministro della Giustizia e il Dap per la «gestione assolutamente inadeguata delle carceri, prima e durante l’emergenza sanitaria», e invita la presidenza del consiglio dei ministri ad «assumerne pro tempore la gestione diretta, almeno sino al perdurare dell’emergenza».  

Sempre nel carcere di Bologna, aggiunge il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, altri due detenuti sono positivi al coronavirus e si trovano in isolamento. Positivo anche un agente della polizia penitenziaria. Ai contagiati si aggiungono quattro reclusi entrati in contatto con loro, in quarantena, e tre poliziotti posti in «domiciliazione fiduciaria». 150 i tamponi eseguiti finora, 92 su reclusi e 58 su agenti.

Di tono allarmato il commento del Garante: «La notizia non ci coglie di sorpresa, ma ci preoccupa seriamente. Come abbiamo detto più volte, la situazione di sovraffollamento delle carceri rappresenta un fattore di ampliamento del rischio. Occorre continuare a intervenire, ma con maggiore ampiezza e velocità per ridurre i numeri e la densità della popolazione carceraria». Questi i numeri attuali: oggi i reclusi sono 57.097 a fronte di una capienza reale di 47.482. L’apertura dei reparti di isolamento, 210 in 156 istituti, secondo il Garante «non è abbastanza e soprattutto non garantisce il reale isolamento, essendo talvolta utilizzate stanze multiple e docce comuni».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
02/04/2020 20:02:01


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