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Intervista a Fabrizio Lazzeri dell'Asd Ciclistica Sansepolcro
"Nessuno si aspettava che il Coronavirus fosse cosi aggressivo"
Il coronavirus visto dalla parte degli sport individuali. Una velata diatriba nata con quelli di squadra per la discriminante dei contatti. L’analisi della situazione è affidata a Fabrizio Lazzeri, segretario dell’Asd Ciclistica Sansepolcro, uno fra i sodalizi sportivi più attivi della città, con diversi tesserati che – oltre a quello dell’importanza dell’attività motoria – inviano anche un messaggio di disciplina, correttezza e rispetto delle regole della strada.
Lazzeri, un vero e proprio ciclone che si è abbattuto anche sull’Italia?
“Sul nostro Paese, quando l’epidemia ha avuto origine in Cina, nessuno - me compreso – avrebbe pensato che arrivasse così velocemente e in maniera amplificata qui da noi. Ci aspettavamo che si bloccasse più lontano, per cui all’inizio c’è stata una forma di sottovalutazione, o di leggerezza, nell’affrontare la questione. Il fatto strano è che la Lombardia abbia avuto un’espansione impressionante e massiccia; questa regione ha finito con l’essere un caso unico al mondo. Non so se per una concatenazione di eventi, se per un trattamento sanitario non opportuno oppure se per la volontà di nascondere la reale portata, trattandosi di una realtà economica importante: sta di fatto che qui si è avuta una concentrazione di contagi che, da sola, è stata maggiore più che in tutto il resto d’Italia”.
È stato giusto sospendere qualsiasi tipo di attività, anche quelle sportive e motorie più in generale?
“Permettetemi di dissentire sull’argomento. Sono d’accordo sullo stop imposto in realtà produttive e sportive nelle quali vi era commistione e aggregazione di persone, ma per gli sport all’aperto e individuali sarebbe stato preferibile non attuare le ristrettezze imposte, pur con la garanzia del rispetto delle disposizioni. Vale per il ciclismo quanto per il podismo; sia in bici che a piedi, se si pratica attività fuori da luoghi pubblici e affollati non vi sono controindicazioni. In questa maniera, ci è stato proibito di fare quello che finora – anche attraverso spot televisivi - ci avevano consigliato medici e vip per mantenerci in salute e seguire sani stili di vita”.
Il 4 maggio si riparte: con quali prerogative?
“Intanto, non è ancora certo, per cui aspettiamo il 3: fino a quel giorno, tutto può ancora mutare. Già il viceministro Pierpaolo Sileri ha affermato che lo sport riprenderà dopo e ci sta che anche chi pratica discipline individuali debba di conseguenza attendere qualche altra settimana. Molto, se non tutto, dipenderà dalla data in cui riprenderà il calcio, perché lo sport capofila è da sempre quello del pallone: il “sì” al calcio sbloccherà anche il resto”.
Qual è al momento la sua preoccupazione principale?
“Che le ripartenze saranno molto rallentate. Dovremo convivere con il virus fino all’uscita del vaccino e specie per alcune attività vi saranno complicazioni: penso alla ristorazione, alle palestre, ai saloni di parrucchieria e a tutte quelle professioni nelle quali la vicinanza fra persone è determinante. Le stesse fabbriche e gli uffici non sono stati studiati per il rispetto delle distanze: questa situazione rischia di condizionare la produttività, per cui la preoccupazione mia è quella di capire in che modo ci adatteremo fino alla cura dei contagi. E anche a normalità ristabilita, qualche strascico ce lo porteremo appresso”.
Quale lezione ci sta dando l’attuale periodo dell’emergenza da coronavirus?
“Siccome non tutti i mali vengono per nuocere, sul piano umano questa singolare prova alla quale siamo stati sottoposti non è stata negativa, perché ci ha fatto riconsolidare i legami personali smarriti con il tempo e superati da consumismo e altre logiche. Stare in famiglia e riscoprire cose abbandonate (il piacere di giocare con poco nel giardino, o di dare una mano in cucina) è stato bello, per cui ricordiamoci di queste cose semplici, ma preziose, anche quando ci saremo ripresi la normalità, magari con quel pizzico di tranquillità anche dal punto di vista economico, che consiste nel ricominciare a lavorare e a portare a casa quello stipendio che possa garantirci di andare avanti per quello che è almeno essenziale. Un bagno di umiltà e un tuffo nella serenità faranno bene a tutti. Anche l’ambiente ha tratto i suoi benefici, senza auto in giro e senza inquinamenti di alcun genere: la natura ha insomma ripreso un po’ di fiato”.
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