Visco: l’evasione aumenta il peso delle tasse, ripensare il sistema fiscale
Nelle Considerazioni finali 2020, il governatore avverte che il Pil può scendere del 9-13%
Le parole chiave delle Considerazioni Finali 2020, lette di fronte a una platea più ristretta del solito dal Governatore di Banca d’Italia, sono tre: pandemia, con le sue devastanti conseguenze economiche e sociali. Incertezza, ovvero gli infiniti rischi che si presentano per il nostro Paese. Riforme, e incisive, cioè l’unica via - insieme a un utilizzo intelligente delle risorse che saranno messe a vario titolo a disposizione dall’Europa - per riuscire a costruire una nuova “normalità” (che, dice Ignazio Visco, sarà diversa da quella che conoscevamo prima dell’emergenza virus) fondata sulla crescita equilibrata e sul superamento dei vecchi mali che impediscono all’Italia di camminare secondo le sue potenzialità.
La fotografia della crisi
L’impatto della pandemia è stato durissimo. Nel primo trimestre, dice Visco, il Pil italiano ha registrato una flessione dell’ordine del 5 per cento; “gli indicatori disponibili ne segnalano una caduta ancora più marcata nel secondo”. Alla metà di maggio, rispetto a dodici mesi fa, il traffico aereo era inferiore di oltre l’80%, quello sulle autostrade di quasi il 50 per cento, i consumi di gas per uso industriale di oltre il 15%, i consumi elettrici del 6%. Le aspettative delle imprese e dei responsabili degli acquisti sono sotto terra, e intanto il conto peggiore lo hanno pagato trasporti, ristorazione, attività ricettive, ricreative e culturali, servizi alla persona e commercio, “quasi alla paralisi dell’attività”. Risultato, la partecipazione al mercato del lavoro è caduta di quasi 300mila unità.
La risposta del governo
Bankitalia promuove sostanzialmente le prime iniziative del governo, che “si è mosso secondo le medesime priorità che hanno guidato gli interventi a livello internazionale, concentrandosi sulla capacità di risposta del settore sanitario e sugli aiuti ai lavoratori, alle famiglie, alle imprese”, varando interventi che appesantiscono il deficit 2020 di 75 miliardi, il 4,5% del Pil. Abbiamo speso più o meno come la Germania, e più della media dell’Ue, molto più di Francia e Spagna.
Lo scenario che ci attende
Nello scenario migliore, con una ripresa che parte nell’estate, spiega il governatore, la caduta del Pil si aggirerà intorno al meno 9%, “una flessione superiore a quella sofferta in due riprese tra il 2008 e il 2013”. Il recupero parziale inizierebbe dall’estate, e nel 2021 dovremmo recuperare metà del terreno perduto. Senza gli interventi del governo, va notato, il crollo sarebbe arrivato al -11 per cento. Nello scenario peggiore, ovvero se le condizioni economiche si aggravano e soprattutto se arriva una seconda ondata del virus, allora la caduta del Pil 2020 arriverà al 13%.
L’impatto sulla società
"La recessione avrà significative ripercussioni sul mercato del lavoro”, dice Visco, con effetti “contenuti dalla sospensione dei licenziamenti e dall'ampio ricorso alla Cassa integrazione guadagni, che ha finora coinvolto circa sette milioni di lavoratori, quasi la metà dell'occupazione privata alle dipendenze”. Misure che a breve “contrastano l'impoverimento di ampi strati della popolazione e l'allargamento delle differenze economiche, accresciuti dalla maggiore presenza di lavoratori a basso reddito nei settori più colpiti”, ma non tutela i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro, i precari, gli stagionali, i lavoratori autonomi e gli irregolari. Ancora, l’indisponibilità di liquidità, specie per le famiglie più povere determina “un aumento significativo del numero di famiglie che non riescono a mantenere standard di vita accettabili". Come mostra l’aumento dell’indice Gini che misura le diseguaglianze, ai valori massimi dal 2009.
In più c’è l'impatto di recessione e misure governative sulle finanze pubbliche: "un lascito pesante che impone una presa di coscienza della dimensione delle sfide di fronte a noi. L'economia italiana deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere che si e' da troppo tempo appannata. Nonostante le profonde ferite della crisi e le scorie non ancora assorbite di quelle precedenti, le opportunità in prospettiva non mancano; il Paese ha i mezzi per coglierle”.
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