La protesta infiamma gli Usa, a Detroit un Suv spara sui manifestanti, morto un 19enne
A Okland un militare ucciso con colpi d’arma da fuoco
Non si placa l’ondata di protesta e cresce la tensione in tutto il paese per l’uccisione da parte di un poliziotto di Minneapolis dell’afroamericano Geroge Floyd. Nelle prime ore della mattinata italiana un ragazzo di 19 anni è stato ucciso a Detroit, in Michigan, da spari provenienti da un Suv che ha sparato contro i manifestanti. Il ragazzo è deceduto in ospedale. A Okland un militare del Servizio di protezione federale è morto e un altro è rimasto ferito a Oakland, in California. Lo riporta Cnn. I due agenti hanno riportato ferite di arma da fuoco. Almeno 7.500 manifestanti sono scesi in strada e hanno messo a ferro e fuoco la città. La polizia ha riferito di atti di vandalismo, furti, incendi e aggressioni contro gli agenti.
Minneapolis, il più grande dispiegamento della guardia nazionale
A Minneapolis potrebbe anche arrivare l’esercito – il Pentagono ha pre-allertato in via precauzionale reparti di polizia militare – mentre alcuni colpi d'arma da fuoco sono stati sparati contro alcuni agenti nei pressi del quinto distretto di polizia ma non ci sono stati feriti. E così dopo una nuova notte di scontri a Minneapolis, durante la quale sono state arrestate 50 persone, la National Guard del Minnesota rafforza la sua presenza nella città schierando, entro domani, 1700 soldati. Lo ha annunciato il generale Jon Jensen, sottolineando che si tratta del più grande dispiegamento della storia dello stato.
La protesta dilaga in venti città, due agenti feriti a Los Angeles
Tensione anche davanti alla Casa Bianca dove si sono radunate centinaia di persone che invocano giustizia per la vittima e denunciano la brutalità della polizia. Le proteste hanno costretto la Casa Bianca al lockdown. I servizi segreti, per sicurezza, infatti hanno deciso di chiudere la residenza presidenziale Usa anche alla stampa dotata di «hard pass». Proteste anche ad Atlanta, in Georgia, dove da tre giorni sono in corso violenti scontri e nella notte i manifestanti hanno attaccato il quartier generale della Cnn. Ma si è continuato a protestare anche in oltre 20 città. da Washington a New York City, Denver, Houston, San Jose e Bakersfield, in California, Chicago. Negli scontri a Los Angeles sono rimasti feriti due agenti.
Louisville, polizia spara proiettili urticanti contro reporter in diretta
Un altro reporter è stato attaccato dalla polizia americana. E' successo a Louisville, in Kentucky, dove una reporter di una televisione locale ed il suo cameraman sono stati presi di mira da un poliziotto che stava sparando proiettili con all'interno gas urticante al peperoncino. Durante il collegamento con Wave 3 News, affiliata della Cbs, Kaitlin Rust ha gridato: «Mi stanno sparando!», mostrando le immagini di un poliziotto che puntava la pistola con i proiettili urticanti contro il cameraman. «Sono solo proiettili al peperoncino», ha poi aggiunto ribadendo che «stavano sparando direttamente contro di noi».
L’autopsia: Floyd non è morto per asfissia o strangolamento
Intanto la famiglia di George Floyd contesta l'esito dell'autopsia condotta sull'uomo, che esclude la morte per asfissia o strangolamento, e chiede che venga condotto un secondo esame, indipendente. La famiglia dell'afroamericano morto lunedì sera dopo che un agente di polizia gli ha tenuto il ginocchio sulla gola per nove minuti, il tutto ripreso in un video, si è rivolta al medico legale Michael Baden perché conduca una seconda autopsia. «La famiglia non si fida di nulla che arriva dal dipartimento di polizia di Minneapolis - ha detto il legale Ben Crump - La verità l'abbiamo già vista». Secondo i risultati preliminari dell’autopsia, infatti George Floyd non è morto né per asfissia né per strangolamento: «Gli effetti combinati dell'essere bloccato dalla polizia, le sue preesistenti condizioni di salute (ipertensione arteriosa e problemi coronarici) e potenziali sostanze tossiche hanno contribuito alla sua morte».
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