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Berlusconi si smarca da Lega-Fdi: “Occorre un Paese unito, non manifestazioni in piazza”

Forza Italia divisa sugli assembramenti e i toni del raduno di martedì a Roma

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«L'avevo detto che bisognava evitare di andare in piazza... Ora è il momento di stare uniti e di stringersi attorno alle istituzioni». Il giorno dopo la manifestazione del centrodestra contro il governo Conte divampa la polemica sugli assembramenti e i toni della protesta. Silvio Berlusconi non nasconde con i suoi di aver previsto tutto. E non nasconde il suo rammarico per un'iniziativa che rischia di diventare un boomerang, in termini di consensi, specialmente per Fi, la forza più moderata ed europeista della coalizione a trazione sovranista. Consapevole di questo, il Cav, raccontano, ne approfitta per smarcarsi ancora una volta dagli alleati e lanciare un messaggio al capo dello Stato, Sergio Mattarella, accogliendo l'appello al dialogo tra maggioranza e opposizione lanciato dal Colle per la ricostruzione post-Covid. «Serve un grande scatto, un'assunzione di responsabilità», attraverso «un dialogo costruttivo», come «quello che consentì all'Italia di risollevarsi nel dopoguerra», scrive il leader azzurro, che invoca un clima di unità nazionale («Il Paese deve essere unito, bisogna mettere insieme le migliori energie per sedersi intorno a un tavolo e costruire un progetto comune che guardi al futuro, alla rinascita»), che suona come preludio di future larghe intese. 

Una mossa, che molti azzurri leggono come un tenersi le mani libere e una chiara presa di distanza da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Erano in troppi, doveva essere una manifestazione simbolica, va ripetendo in queste ore l'ex premier, che sin dal primo momento aveva espresso forti perplessità sull'opportunità politica di andare in piazza il 2 giugno, quando gli italiani sono alle prese con l'emergenza economica da Coronavirus. E solo dopo un chiarimento con il 'Capitano' e la presidente di Fdi Berlusconi aveva dato l'ok a una manifestazione di carattere simbolico per dare voce ai cittadini, rinviando a luglio la piazza vera e propria. Il gruppo di Fi anche stavolta non l'ha presa bene ed è tornato a spaccarsi. In piazza il partito era rappresentato dal numero due Antonio Tajani, ma si contavano sulle dita della mano i deputati e senatori forzisti in strada, tra piazza del Popolo e via del Corso. E questo, spiegano, dà l'idea dell'imbarazzo che serpeggia tra i parlamentari. 

I malumori, raccontano, sarebbero arrivati, scontati, non solo dai cosiddetti azzurri da sempre critici verso il fronte sovranista, ma anche da quelli più salviniani. Nel mirino di vari parlamentari non solo le modalità e la location, che hanno favorito gli assembramenti, ma anche i toni della manifestazione, perché il 'vaffa' all'indirizzo del premier Giuseppe Conte e l'invito al voto, non hanno trovato riscontro in proposte concrete pro famiglie e imprese per uscire dall'emergenza economica e ripartire. «Le parole di oggi del nostro presidente sulla necessità di un clima da unità nazionale mi sollevano, mi riconosco in pieno, perché sono cosa ben diversa da quello che è accaduto ieri in piazza», dice Osvaldo Napoli, deputato forzista di lungo corso, convinto che «il centrodestra predica bene ma razzola male, perché abbiamo chiesto tanti sacrifici alla gente in questi mesi e poi siamo i primi che non li applichiamo». Sulla stessa linea il senatore Andrea Cangini: «Il 2 giugno è sempre stata una bella giornata, bella e solenne: le Forze armate, il Tricolore, il Capo dello Stato sull'Altare della Patria, un raro senso di unità nazionale… Mai avrei pensato di trascorrerlo pervaso da un sottile senso di imbarazzo, attendendo con ansia l'arrivo del 3 giugno». Oltre a Napoli e Cangini, allo stato, nessun altro parlamentare ha espresso ufficialmente il suo dissenso. Ma, raccontano, all'interno del partito c'è malumore ed imbarazzo. «Noi del centrodestra cosa proponiamo? Salvini premier? E per fare cosa?», si chiede su Twitter Cangini.

Rotondi: “Sbagliato manifestare, in crisi di astinenza da selfie e zoomate sui social...”
Gianfranco Rotondi, vicepresidente vicario del gruppo di Fi alla Camera, è stato tra i primi a criticare la scelta di andare in piazza e ora rincara la dose: «Ieri la destra ha commesso un grave errore: è scesa in piazza ad ogni costo, in crisi di astinenza da selfie e zoomate sui social. Il bilancio è disastroso: un Paese reduce dalla quarantena ha disapprovato gli assembramenti, poi sono venuti gli insulti al Capo dello Stato e il ritratto dell'estremismo è venuto fuori nitido». «Più che mai sbagliata la posizione di Forza Italia -avverte Rotondi- affannata nel ruolo di terza destra in impossibile concorrenza con gli estremismi più agguerriti. E' tempo di scelte severe, rischiose, doverose: la legge elettorale proporzionale ce ne darà l'occasione e persino la convenienza». Sestino Giacomoni, membro del coordinamento di presidenza di Forza Italia e vice presidente della Commissione finanze di Montecitorio, getta acqua sul fuoco e smentisce maldipancia interni: «Ieri il centrodestra ha manifestato in cento città in modo ordinato e simbolico, soltanto a Roma ci sono state più persone del previsto ma questo a dimostrazione di come il malcontento sociale contro questo governo sia molto forte».

Salvini: “Manifestazione composta e ordinata”
Quelle sull'assembramento di ieri «sono polemiche inesistenti, come se qualcuno avesse polemizzato per la gente che ieri a Codogno ha voluto abbracciare il presidente Mattarella, o ha visto le Frecce Tricolori. Il problema sono il lavoro e la serenità delle famiglie. E' stata una manifestazione composta e ordinata, poi quando hai tanta gente non puoi tenerla lontana...». Lo afferma il segretario della Lega, Matteo Salvini a "La vita in diretta", su Rai 1.

Giorgia Meloni continua a essere convinta che la "strada maestra" per l'attuale situazione politica sia il voto politico anticipato in autunno: non vedo perché gli italiani non possano votare per le Regionali e per il referendum sulla riforma che introduce il taglio dei parlamentari e non per le politiche. La leader di FdI non ritiene che il piano proposto dal Cavaliere sia la strada migliore e comunque, prima di ogni cosa, dice di voler attendere segnali concreti di apertura reale dal governo. Stessa linea dei leghisti. «Se si vuole ragionare di lavoro, di scuola, noi ci siamo ma se devo giudicare dalle presenze e dalle assenze in questo momento alla Camera, il dialogo da parte del governo non si vuole», dice Salvini. Aspettiamo i fatti, ribadiscono da via Bellerio, perché i precedenti non depongono a favore di Conte, con riferimento al tentativo di dialogo con l'esecutivo fallito a inizio emergenza. Lega e FdI, quindi, prendono tempo, in attesa di vedere se, dalle forze di governo, arriveranno segnali concreti.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
04/06/2020 06:07:45


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