Indagine sui camici in Lombardia: in Regione in tanti sapevano che non era una donazione
Nuovi documenti nelle mani della Procura di Milano
Nuovi spunti ritenuti interessanti a sostegno dell'ipotesi della Procura di Milano e del fatto che non erano in pochi in Regione a sapere del conflitto di interessi legato alla fornitura di camici e altri dispositivi di protezione per oltre mezzo milione di euro da parte di Dama Spa, l'azienda di cui è titolare Andrea Dini, il cognato del governatore Attilio Fontana, sono emersi in queste ore dai documenti raccolti nell'inchiesta della Procura di Milano. Si tratta di documenti che non lascerebbero dubbi sul fatto che quell’ordine diretto di materiale a Dama Spa, sia stato tramutato in corso d'opera in donazione e rappresenterebbero una conferma che, negli ambienti regionali, erano in tanti a sapere che l'azienda è della famiglia del presidente lombardo e che quindi quella commessa era inopportuna. Secondo l'indagine, la documentazione che il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf ha acquisito in questi giorni e che man mano sta trasmettendo ai pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas, e all'aggiunto Maurizio Romanelli, da un primo esame consentirebbe di aggiungere tasselli in più alla ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori. Nel fascicolo sarebbero entrate ulteriori prove, sempre a riscontro dell'ipotesi accusatoria, che Dini, avrebbe tentato di vendere i 25 mila euro non consegnati a Regione come donazione.
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