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Politica sotto l'ombrellone: intervista a Vincenzo Ceccarelli, assessore regionale toscano

"Il 20 e 21 settembre pensiamo a portare a casa il risultato, poi vedremo"

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Protagonista nell’agone da oltre 30 anni, è senza dubbio un uomo politico fra i più rappresentativi in assoluto della provincia di Arezzo e non soltanto del simbolo che rappresenta: quello dell’odierno Partito Democratico, dopo i vari passaggi da Pci in Pds e poi in Ds. Vincenzo Ceccarelli ha compiuto in marzo 60 anni, ma ne aveva appena 25 quando venne eletto sindaco di Castel San Niccolò, il Comune dell’Alto Casentino del quale è originario; da allora, la sua scalata è stata progressiva: segretario provinciale del partito, presidente della Provincia di Arezzo, consigliere regionale e dal 2015 assessore regionale a infrastrutture e trasporti, già in corsa per l’appuntamento del 20 e 21 settembre in Toscana.  

Ceccarelli, i soldi che arriveranno all’Italia dall’accordo di Bruxelles sono una buona notizia, ma se – come dice la Lega – dovessero essere erogati nel 2021 a poco servirebbe, perché le aziende ne hanno bisogno subito. Cosa ne pensa?

“Che il 2021 è praticamente domani, quindi penso che il risultato ottenuto a Bruxelles sia frutto dell’emergenza sanitaria, ma anche di un atteggiamento impensabile da parte dell’Europa. È quindi la dimostrazione di come per ottenere determinati risultati si debbano tenere anche determinati comportamenti, per cui ci ha dato ragione la linea schierata in favore dell’Europa, dalla quale evidentemente non si può prescindere. Il discorso vale in particolare per un Paese come il nostro, che ha nelle esportazioni una voce fondamentale della sua economia: vista la situazione generale e le questioni sui dazi, senza Europa dove pretendiamo di andare? Non dimenticando che vi è la possibilità di usufruire anche delle risorse del Mes, che andrebbero prese subito, tanto più che sono svincolate dalle condizioni alle quali era stata sottoposta la Grecia. Con il Mes si aprono opportunità dal punto di vista sanitario ma non solo in senso lato, perché i soldi possono essere spesi in tutto ciò che contribuisce a migliorare salute e qualità dell’ambiente. Non ho capito perché i risultati ottenuti a Bruxelles non vengano considerati positivi da tutto il Paese”.

Certamente, quanto riportato a casa dal premier Conte ha alleggerito la situazione nel contesto di un governo che da quasi un anno vede insieme Pd e 5 Stelle. I due partiti hanno sperimentato senza successo l’alleanza in un’Umbria che aveva già deciso di svoltare verso il centrodestra; perché ora di questa alleanza nemmeno si parla per le regionali del prossimo settembre?

“Perché di fatto fra Pd e 5 Stelle rimangono le differenze e le contrapposizioni sorte in origine. Ricordate benissimo come il 5 Stelle la pensava del Pd, poi però si è posta la necessità di carattere democratico che ha fatto nascere l’attuale governo. Da qui a costruire una forte compagine politica vi sono difficoltà e credo che sia un errore, perché un’alleanza anche sui territori diverrebbe opportuna e non sarebbe a quel punto un contratto di governo. Se insomma da necessità democratica diventasse alleanza politica, potrebbe sfociare in qualche cosa di interessante”.

Elezioni regionali di settembre in Toscana: concorda con chi sostiene che stavolta il pronostico è molto incerto?

“Dico che non dobbiamo sottovalutare nulla e che di certezze ne sono rimaste poche, ma credo che la Toscana si presenti con le carte in regola per la sola maniera con la quale ha gestito l’emergenza Covid-19 e questo mi sembra già un ottimo punto di partenza per il futuro. Relativamente ai candidati, non mi esprimo sugli avversari, anche se ritengo che il nostro di centrosinistra, Eugenio Giani, sia una persona molto autorevole e credibile, alla testa di una coalizione che stavolta è molto vasta. Le indicazioni che abbiamo su versanti quali economia in generale, turismo e sociali ci stanno dando ragione”.

Vincenzo Ceccarelli è di nuovo pronto, eventualmente, per fare l’assessore in Regione?

“Sono in tanti a essere pronti per questo incarico, per cui penso che la priorità numero uno sia quella di adoperarsi fino in fondo per ottenere il risultato e mantenere il governo della Regione, poi chi sono io, cosa ho fatto e cosa sono capace o non capace di fare è noto. Rimango quindi a disposizione”.

In contemporanea con le regionali, in settembre vi saranno anche le comunali ad Arezzo, il cui esito è fondamentale per gli equilibri politici della provincia. Impresa difficile, per il centrosinistra, quella di riconquistare Palazzo Cavallo?

“Quando in corsa c’è un sindaco uscente, come nel caso di Alessandro Ghinelli ad Arezzo, vi è sempre una sorta di vantaggio competitivo, ma il centrosinistra sta svolgendo un buon lavoro e la stessa scelta di Luciano Ralli come candidato sindaco è molto qualificante, trattandosi oltretutto di un medico, figura professionale rivalutata in questi ultimi mesi. Ralli ha anche una esperienza politica alle spalle, è una persona “inclusiva” ed è sostenuto da un centrosinistra compatto. Il centrodestra è alle prese con questioni che esulano dall’ambito della politica e che dimostrano quanto la correttezza e la trasparenza non siano massime. Poi, è noto che la direzione in cui soffia il vento politico nel capoluogo eserciti la propria influenza a livello periferico, per cui massima considerazione verso questa tornata, con prospettive di ribaltone che mi sembrano abbastanza elevate”.

Da sindaco di Castel San Niccolò a presidente della Provincia, da segretario provinciale del partito ad assessore regionale: un percorso politico, il suo, che ha seguito lo stesso tragitto dell’Arno, partendo dal Casentino per proseguire ad Arezzo e arrivare a Firenze. Cosa manca, allora a Vincenzo Ceccarelli: un posto a Montecitorio?

“La mia prerogativa di uomo politico è strettamente legata a quella di pubblico amministratore: sono due componenti che hanno sempre viaggiato di pari passo. Mai dire mai, comunque: qualora l’opportunità dovesse capitare si può sempre valutare con attenzione, ma preferisco occupare un ruolo operativo. Politica significa per me vicinanza al territorio e capacità di dare risposte concrete; la funzione del Parlamento è fondamentale, anche se quella di Roma è una politica inevitabilmente più parlata, quindi nessuna smania di arrivare nella Capitale”.              

Redazione
© Riproduzione riservata
28/07/2020 09:46:45


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