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Covid-19: gli esperti erano per le chiusure differenziate

Il governo propose invece la chiusura la nazionale: cinque i documenti

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Sono stati pubblicati sul sito della fondazione Luigi Einaudi i verbali desecretati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri prodotti dal Comitato tecnico scientifico per l'emergenza del Coronavirus e che sono alla base delle decisioni prese con i Dpcm. Si tratta di 5 verbali per oltre 200 pagine di testo firmati dal Comitato istituito con un'ordinanza del capo del dipartimento della Protezione Civile il 3 febbraio scorso. I cinque verbali sono datati 28 febbraio, 1 marzo, 7 marzo, 30 marzo e 9 aprile 2020.

Il paziente uno di Codogno

«Le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto presentano...una situazione epidemiologica complessa attesa la circolazione del virus, tale da richiedere la prosecuzione di tutte le misure di contenimento già adottate, opportunamente riviste», scriveva il Comitato tecnico scientifico lo scorso 28 febbraio, una settimana dopo l'individuazione del paziente uno a Codogno, suggerendo al governo una serie di misure più restrittive per le tre regioni dove il Coronavirus si stava maggiormente diffondendo. Dieci giorni dopo la riunione del Cts, il governo adottò la misura del lockdown per la Lombardia e altre 14 province in Emilia Romagna, Veneto e Piemonte.

Il lockdown

Gli esperti suggerivano in particolare la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate «di carattere non ordinario e di eventi in luogo pubblico e privato», degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati e dei concorsi, la chiusura di scuole e università, il mantenimento dell'obbligo di chiusura per musei e per tutti i luoghi culturali. Quanto alle attività commerciali, il Cts consigliava la «soppressione dell'obbligo di chiusura" ma solo a condizione "dell'adozione di misure organizzative che consentano la fruizione nel rispetto della distanza di almeno un metro tra le persone». 

La gestione delle terapie intensive e dei posti letto

Il 1 marzo scorso il Comitato tecnico scientifico nominato per dare la linea al governo su come gestire l'emergenza covid riteneva «necessario che, nel minor tempo possibile, in strutture pubbliche e in strutture private accreditate» venisse «attivato un modello di cooperazione interregionale coordinato a livello nazionale; attivato a livello regionale, nel minor tempo possibile, un incremento delle disponibilità di posti letto» del «50 % in terapia intensiva» e del «100 % in reparti di pneumologia e in reparti di malattie infettive, isolati e allestiti con la dotazione necessaria per il supporto ventilatorio (inclusa la respirazione assistita) e con la possibilità di attuare quanto previsto dalle Linee di indirizzo assistenziali del paziente critico affetto da COVID -19» emanate in data 29 febbraio 2020. E’ un passaggio del verbale del 1 marzo della riunione del Cts, desecretato e pubblicato insieme ad altri 4 verbali di vertici tenuti nel pieno della pandemia. Documenti ai quali fanno riferimento tutte el decisioni prese nei Dpcm che si sono susseguiti. «L'attivazione dei posti letto - si legge ancora - dovrà garantire il controllo delle infezioni anche attraverso la rimodulazione locale delle attività ospedaliere». «Il Cts - riporta il verbale - ritiene, inoltre, che sia necessario ridistribuire il personale sanitario destinato all'assistenza, prevedendo un percorso formativo "rapido" qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici da dedicare alle aree di sub intensiva».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
07/08/2020 05:28:35


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