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E’ morta Rossana Rossanda, ex dirigente del Pci e fondatrice del "Manifesto"

“La ragazza del secolo scorso" aveva 96 anni

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Se ne è andata nella notte a 96 anni, tutti spesi da una parte della barricata, la sinistra. Rossana Rossanda dirigente comunista e poi fondatrice del Manifesto, a Roma era tornata da due anni, provata dagli acciacchi dell’età ma non nello spirito che era restato quello di una combattente. A spingerla a tornare in Italia, dopo una lunghissima parentesi parigina dove si era trasferita per seguire l’amore della vita, Karol, era stata la svolta sovranista del Paese che aveva portato dopo le elezioni alla nascita dl governo giallo verde, con Matteo Salvini diventato improvvisamente il dominus della politica italiana. «Sono  tornata  per combattere», aveva detto in un’intervista a Concetto Vecchio per  Repubblica. L’ultima sua uscita pubblica era stata con l’amica e la compagna di sempre, Luciana Castellina per un’iniziativa a sostegno della Casa delle donne di Roma. 

«La ragazza del secolo scorso»
A dare la notizia della morte di Rossanda è il sito del Manifesto il giornale che aveva fondato con Lucio Magri, Luigi Pintor e Valentino Parlato dopo essere stata espulsa dal Pci, radiata, per eresia insieme ai suoi compagni. Era nata a Pola nel 24 e aveva partecipato alla Resistenza, seguendo le orme del suo maestro Antonio Banfi. La sua lunga e appassionata storia di vita l’aveva raccontata in un bellissimo libro di memorie, affidato nel 2005 a Einaudi. «La ragazza del secolo scorso». Comunista eretica ma mai pentita, Rossanda aveva ripercorso la sua militanza nel Pci, raccontando senza reticenze i suoi dissidi con il gruppo dirigente che pure aveva grandi speranze nell’intelligenza di questa giovane intellettuale militante, tanto da averla nominata responsabile della Cultura, un settore presidiato fortemente dal segretario del partito Palmiro Togliatti. Un rapporto forte che si deteriora fino a spezzarsi sull’onda del movimento studentesco e operaio e dell’invasione della Cecoslovacchia, fino alla rottura definitiva che in una drammatica direzione porta alla radiazione di Aldo Natoli, Pintor, Magri, Castellina. Nel ’69, proprio per dar voce al dissenso, fonda la rivista Il Manifesto che diventa quotidiano due anni dopo. Rossanda ne diventa direttrice. Giornalista e scrittrice Rossanda è stata molto critica nei confronti del Pci e soprattutto dei Paesi del socialismo reale.

Negli anni ’70 fa molto discutere un articolo sulle Br. «Chiunque sia stato comunista negli anni Cinquanta riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle Br, sembra di sfogliare l’album di famiglia: ci sono tutti gli ingredienti che venivano propinati nei corsi di Stalin e Zdanov di felice memoria, Il mondo, imparavamo allora, è diviso in due.  Da una parte l’imperialismo, dall’altra il socialismo, L’imperialismo agisce come centrale unica del capitale monopolistico internazionale. Vecchio o giovane che sia il tizio che maneggia la famosa Ibm, il suo schema è vetero   comunismo puro. Cui innesca una conclusione che invece veterocomunista non è la guerriglia». Parole che portano Emanuele Macaluso a replicare dalle colonne dell’Unità. «Io non so quale album conservi Rossana Rossanda è certo che in esso non c’è la fotografia di Togliatti né ci sono le immagini di milioni di lavoratori comunisti che hanno vissuto lotte, travagli e anche le contraddizioni di questi anni, una tale distorsione delle nostre posizioni da parte degli anticomunisti di destra e di sinistra è veramente impressionante». In ogni caso Rossanda è anche l’unica giornalista ad aver intervista Mario Moretti.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
20/09/2020 12:59:42


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