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Bielorussia: l’opposizione torna in piazza, 100.000 manifestanti a Minsk

Hacker rendono noti dati personali di 1000 agenti. Numerosi arresti

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Da un mese e mezzo il regime bielorusso tenta di reprimere le proteste ricorrendo alla forza e agli arresti di massa, ma le pressioni sull’“ultimo dittatore d’Europa” non accennano per questo a diminuire, né in patria né a livello internazionale. Per la settima domenica consecutiva, migliaia di persone sono scese in strada a Minsk chiedendo le dimissioni di Aleksandr Lukashenko dopo il suo contestatissimo trionfo alle presidenziali del 9 agosto, probabilmente frutto di massicci brogli elettorali. Oltre 100.000 manifestanti - addirittura 150.000 secondo il quotidiano d’opposizione Nasha Niva - hanno sfidato anche oggi il dispiegamento massiccio di agenti antisommossa e mezzi blindati nella capitale bielorussa urlando “Vai via!” all’indirizzo di Lukashenko. La polizia ha reagito ancora una volta con un’ondata di arresti. Non si sa ancora quanti siano i fermati, ma l’ong per la difesa dei diritti umani Viasna al momento ha notizia di oltre 160 persone trascinate nelle camionette della polizia: più di cento a Minsk e una cinquantina nelle altre città della Bielorussia, tra cui Grodno, Gomel e Brest, dove gli agenti hanno usato i lacrimogeni contro i manifestanti ed è stata lanciata in aria una granata stordente.

Gli hacker pubblicano dati personali di oltre mille agenti
Adesso però a sfidare il governo bielorusso c’è anche un gruppo di hacker che ha pubblicato quelli che dice essere i dati personali di oltre mille agenti e ha presentato l’azione come una risposta alla brutalità delle forze dell’ordine contro i manifestanti. "Visto che gli arresti continuano, continueremo a pubblicare i dati su grande scala", si legge in una dichiarazione diffusa su Telegram dal canale d'opposizione Nexta Live, che ha oltre due milioni di sottoscrizioni. "Nessuno resterà nell’anonimato, neanche sotto un passamontagna", recita il messaggio. Le forze speciali che arrestano i dimostranti agiscono infatti a volto coperto e nei giorni scorsi alcuni manifestanti hanno cercato di togliere il passamontagna agli agenti in modo da renderli riconoscibili. Per rimanere aggrappato al potere, Lukashenko non può fare a meno degli apparati di forza, che in larghissima parte gli sono rimasti fedeli, e il governo bielorusso ha promesso di trovare e punire i responsabili della pubblicazione dei dati personali degli agenti. “Le forze, i mezzi e le tecnologie a disposizione permettono di identificare e perseguire la stragrande maggioranza dei colpevoli della diffusione online dei dati personali”, ha avvertito il ministero dell’Interno di Minsk. Gli agenti bielorussi sono accusati di violenze e torture contro i dimostranti, anche nelle carceri, e almeno tre persone sono morte durante le proteste. Secondo la relatrice speciale dell'Onu sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia, Anais Marin, oltre 10.000 manifestanti sono stati "illegalmente arrestati per aver preso parte ai cortei pacifici" e "sono stati denunciati oltre 500 casi di torture".

La Marcia della Giustizia
In questi mesi, tutti i principali dissidenti bielorussi sono stati sbattuti in galera, sono dovuti fuggire all’estero o sono stati portati oltreconfine contro la loro volontà. Il corteo di oggi è stato quindi chiamato “la Marcia della Giustizia”. Alla manifestazione c’erano cartelli con su scritto “Solo i vigliacchi picchiano le donne”: un riferimento alla repressione della Marcia delle Donne di ieri, dove - stando ai dati ufficiali - oltre 400 dimostranti sono state afferrate e trascinate via dalla polizia. Oggi la gente ha sfilato per le vie di una Minsk blindatissima portando con sé le ormai immancabili vecchie bandiere nazionali bianche e rosse, divenute un simbolo dell’opposizione, ma - stando all’Associated Press - tra i manifestanti c’era anche chi stringeva in mano un ritratto di Maria Kolesnikova, una delle leader dell’opposizione. Kolesnikova è stata rapita da un commando di uomini a volto coperto e racconta di aver strappato all’ultimo momento il proprio passaporto per impedire alle autorità di sbarazzarsi di lei portandola in Ucraina. Ora la dissidente è in carcere e rischia fino a cinque anni di reclusione per “incitamento all'usurpazione del potere”, ma questo non le ha impedito di incoraggiare i manifestanti a continuare la protesta: “Vale la pena di lottare per la libertà. Non abbiate paura di essere liberi”, ha detto in un messaggio.

Tikhanovskaya: “Serve una risposta forte della comunità internazionale”

Anche Svetlana Tikhanovskaya, l’oppositrice che tanti considerano la vera vincitrice delle presidenziali di agosto, ha esortato la gente a continuare a scendere in piazza. “Ogni domenica dimostrate a voi stessi e al mondo che il popolo bielorusso è il potere”, ha detto l’ex casalinga ed insegnante di inglese in un filmato dalla Lituania, dove è stata costretta a emigrare subito dopo il voto. Venerdì, Tikhanovskaya è intervenuta in collegamento video al Consiglio per i diritti umani dell'Onu a Ginevra e ha dichiarato che le violazioni "della dignità umana e dei diritti umani fondamentali” da parte del regime bielorusso “indicano che la comunità internazionale ha il diritto di reagire nel modo più forte". La dissidente probabilmente lancerà un messaggio simile domani a Bruxelles, dove dovrebbe incontrare i ministri degli Esteri dei Paesi dell’Ue, che ha già da tempo promesso sanzioni contro i responsabili delle elezioni farsa e della brutale repressione delle proteste pacifiche in Bielorussia. L’altro ieri il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede "un'indagine indipendente" sugli abusi e le violenze contro i manifestanti. Lukashenko però ha dalla sua la Russia di Putin, che si dice pronta a sostenere il regime con la forza, “se necessario”, e ha annunciato un prestito da un miliardo e mezzo di dollari al governo bielorusso, appena quel che serve a Minsk per restare a galla. L’appoggio del Cremlino ovviamente non è gratuito: Mosca vuole che Minsk resti nella sua sfera di influenza e adesso sostiene Lukashenko, ma sa anche che colui che governa la Bielorussia col pugno di ferro da oltre 26 anni è politicamente indebolito e non è quindi da escludere che domani Putin punti su qualcun altro.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
20/09/2020 22:17:03


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