Svolta Bce, addio al tabù dell’inflazione
Lagarde in scia alla Fed: la soglia del 2% non è più prioritaria
È durata meno di un mese la divergenza tra la Banca centrale europea e la Federal Reserve. Anche l’istituzione guidata da Christine Lagarde permetterà che l’inflazione superi la storica soglia del 2%, fissata nel 2003. Variazioni temporanee al rialzo che sono in linea con la nuova politica monetaria della Fed, sancita dal presidente Jerome Powell ad agosto.
Percorso parallelo era, percorso parallelo sarà. Madame Lagarde, parlando ieri alla conferenza “The Ecb and its watchers” a Francoforte, ha espresso ciò che era nell’aria dal 10 settembre scorso, data dell’ultima riunione dell’Eurotower. Ovvero, che l’attuale formulazione dell’obiettivo di inflazione della Bce, introdotta nel 2003, è superata. Non si parlerà più di prezzi «al di sotto ma vicino al 2%», ma ci sarà un margine di azione per superare questo livello. «Tale target era adeguato a un periodo in cui la Bce stava cercando di affermare la propria credibilità e un’inflazione troppo alta era la principale preoccupazione» ha spiegato Lagarde.
Facendo eco al suo corrispettivo di Washington, lo stesso Powell che ad agosto aveva esposto la nuova politica monetaria americana al mondo. «Il tema generale, oggi, è se le banche centrali dovrebbero impegnarsi esplicitamente a compensare i livelli di inflazione nel caso in cui rimangano per un lungo periodo al di sotto dei target», ha fatto notare Lagarde. La quale ha lasciato intendere che la nuova strategia arriverà entro fine anno e potrà essere il chiavistello per aumentare la potenza di fuoco del Pandemic emergency purchase programme (Pepp), il piano d’acquisto di titoli pubblici e privati dell’eurozona. Un aspetto che ha fatto corrucciare la fronte a ben più di una cancelleria europea, da Berlino a L’Aia.
L’inflazione era e resta bassa in tutta l’eurozona. Italia compresa. Secondo i dati provvisori diffusi ieri da Istat, l’indice generale dei prezzi al consumo in Italia si è mantenuto negativo in settembre, su base tendenziale. Il calo acquisito per settembre è stato registrato nell’ordine dello 0,6% rispetto ad agosto e dello 0,5% nel confronto con lo stesso mese dello scorso anno. È la quinta contrazione mensile consecutiva. La pandemia sta dunque producendo uno scenario di deflazione che potrebbe durare fino a fine anno.
A oggi le stime prevedono un’inflazione del -0,2% per l’indice generale e al +0,6% per la componente di fondo. Di contro i prezzi del paniere della spesa, ovvero beni alimentari e per la cura di casa e persona, sono accelerati nel mese appena trascorso: da +0,9% a +1,2%. Ciò che preoccupa la Bce, tuttavia, sono le variazioni dei prezzi nel suo insieme. Il quadro resta di una debolezza costante.
Nel mentre, meglio non va sull’altro lato dell’Atlantico. Gli Usa hanno registrato una contrazione del Pil nel secondo trimestre del 31,4%, a fronte di una prima stima di -31,7%. E il segretario del Tesoro Steven Mnuchin ha annunciato di voler discutere di un nuovo pacchetto di stimoli con la speaker della Camera, Nancy Pelosi. L’obiettivo è salvare il consueto periodo di spese natalizie, che si aprirà il prossimo 27 novembre con il Black Friday. Un venerdì nero che, con ogni probabilità, sarà più telematico che mai.
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